Scrittura Creativa – il racconto e come progettarlo

© Editor Gloria Macaluso

«Le storie che ascoltiamo da bambini sono quelle che ricordiamo per tutta la vita». Lascio che indoviniate l’autore di questa frase, anche se sono sicura sia molto conosciuta.

In ogni modo, quali sono le storie che ricordate meglio? La voce di Fiabe Sonore mi risuona ancora nelle orecchie: “Di mille ce n’è, nel mio cuore di fiabe da narrar”. Ma ancora di più sento la melodia delle parole di mia madre mentre racconta la storiella delle Fate della buonanotte. Credo l’abbia inventata quella volta in cui il mio primo gatto, Pallino, non era rientrato in casa prima che io mi addormentassi.

Il punto, tralasciando le storielle di mia madre, è che i racconti sono la forma narrativa più naturale. Ognuno di noi, da quando era piccolo, ha ascoltato o raccontato storie di qualunque tipo. Per questo credo che i racconti siano intrinsechi nella nostra anima ancestrale, come la definiva Jung, un’anima che raccoglie le storie incastonate nei millenni. Pensate alla favola della volpe e l’uva di Esopo o ai poemi Omerici: racconti che si tramandano da secoli e che racchiudono archetipi e temi anch’essi tramandati, rivisti e riutilizzati.

Conoscete La sirena della baia solitaria (The Fog Horn) di Ray Bradbury? Uno dei miei racconti preferiti, nato da un viaggio dell’autore al vecchio molo di Venice, in California. Il racconto, poco meno di cinque pagine, narra la solitudine, l’amore e l’attesa. Temi familiari, non credete? Ecco alcuni spezzoni che dovrebbero pizzicare la vostra curiosità.

«Sei qui da tre mesi ormai, Johnny. Così ho avuto modo di prepararti meglio. In questo periodo dell’anno», proseguì fissandomi intensamente «qualcosa giunge nei pressi del faro». […] Farò una voce come quella del tempo e della nebbia; farò una voce simile a un letto vuoto che guardi per tutta la notte […] Noi due soli, nell’alta torre, e laggiù, nelle onde lisce, ecco un’increspatura, seguita da un ribollìo di schiuma e uno sbuffo d’acqua». 

Allettante, non è vero? Il fatto è che tutti i racconti contengono temi che già conosciamo, in un modo o nell’altro. Credo sia questa la regola che non esiste per scrivere racconti: non abbiate paura di scrivere pensando che tutto sia già stato scritto prima; lo è stato, ma non da voi. Che poi è una trasposizione della frase di Asha Dornfest.

Per chi è arrivato fin qui cercando ancora delle “regole” per scrivere racconti, annuncio che non lo deluderò. Devo però precisare che non esistono regole per scrivere, qualsiasi genere o tipologia. Perciò, non definiamole così, ma piuttosto fasi di un progetto. Poiché anche se di regole non se ne deve parlare, un progetto dovrebbe sempre esistere quando si affronta la scrittura.

L’IDEA

Conoscerete bene tutto ciò che c’è da sapere sulla trama di un romanzo, giusto? Be’, dimenticatevene. Il racconto non è una trama strutturata, ma un’idea, un dettaglio che scaturisce dall’idea stessa e si sviluppa attorcigliato sui pochi personaggi che compongono il pensiero. In Storia di una moglie di Ursula Le Guin (autrice fantascientifica pluripremiata) l’idea nasce da una paura già pienamente svelata, mentre la storia, nel picco della sua intensità, rovescia la certezza del lettore. Un racconto che, lo ammetto, ho dovuto rileggere una seconda volta per capirne appieno il significato. Ancora, per stuzzicare un po’ la vostra curiosità, ve ne lascio qualche spezzone.

«Era un buon marito e un buon padre. Non capisco proprio. […] Era la luna, questo mi dicevano. È colpa della luna. E del sangue. […] Io fui l’ultima, perché non si cancella l’amore da un momento all’altro, neanche di fronte all’abominazione».

Non fatevi ingannare, l’idea del racconto non è una trama e non deve per forza possedere un finale “chiuso”. Nell’idea, comunque, rimane il conflitto (del quale parlo abbondantemente qui Scrittura Creativa – gli elementi di una buona trama). Il conflitto è uno e uno soltanto, narrato chiaramente, ma ne implica molti altri “tra le righe”. Il racconto è una storia, nulla di più. Quello che molti non capiscono è che non sempre le storie devono avere un significato profondo, questo perché, a volte, i racconti esistono solo per il piacere di esistere.

I PERSONAGGI

Pochi personaggi e ben delineati, questa l’unica non regola. Tentate di non descrivere i personaggi con frasi del tipo: «Aveva i capelli lunghi e gli occhi dolci». Nel racconto, più che in ogni altra forma narrativa, vale il principio: show, don’t tell

I protagonisti dei racconti dovrebbero rappresentare l’idea che sta in essi: manipolare le componenti della storia a favore del significato o semplicemente della bella scrittura; sperimentare le forme narrative e i ghirigori stilistici è un buon inizio per la struttura di un racconto.

Traete ispirazione dai conoscenti, amici o da voi stessi. Scavate nella memoria per ripescare quella strana signora alla metropolitana oppure l’uomo con i baffi lunghi al bar. Insomma, ognuno di noi ha incontrato “personaggi bizzarri” nella propria vita o semplicemente persone che l’hanno influenzata. Alla stessa maniera, ripescate qualche ricordo e partite da lì.

TIPOLOGIE

Come per i romanzi, anche i racconti comprendono diverse macro – tipologie: fantasy, fantascientifico, biografico, rosa, d’avventura o giallo.

  • IL RACCONTO FANTASTICO. Per scrivere un racconto fantastico, prima di ogni altra cosa, bisogna ricordarsi che il mondo soprannaturale è più forte della comoda realtà del lettore: rappresentare attraverso una scrittura semplice e forme lessicali chiare è la migliore idea, questo perché il lettore deve potersi immedesimare fin da subito nella finzione letteraria, senza farsi distrarre da parole complicate o strutture sintattiche articolate. L’esattezza delle parole e delle forme letterarie è essenziale (a questo proposito vi rimando alla terza e quarta lezione di Calvino: Libri – Calvino e le “lezioni americane” agli scrittori). Queste regole valgono ugualmente per il racconto fantascientifico, horror (per la quale si può sempre rivangare nel mistero e nelle paure infantili e ancestrali) e tutte le declinazioni del fantasy (urban, horror, dark ecc).
  • IL RACCONTO BIOGRAFICO. Potrebbe sembrare la forma più semplice ma, vi assicuro, non lo è. Ricostruire fatti personali in un racconto vuol dire sintetizzare le emozioni e gli avvenimenti della vostra vita. Questo non è mai facile, o almeno non dovrebbe esserlo se la scelta mira a un fatto che vi ha davvero colpito o che i vostri genitori vi hanno raccontato tante di quelle volte che vi sembra di ricordarlo anche voi. Per darvi un piccolo suggerimento, provate a immaginare come raccontereste questo avvenimento a un amico e iniziate da lì.
  • IL RACCONTO ROSA. Non cadete nella trappola degli stereotipi: un racconto rosa non deve essere ordinario, e non deve per forza contenere una storia d’amore ordinaria. In questo caso, il conflitto è di vitale importanza: i due (o più) amanti devono lottare per qualcosa, sconfiggere una paura, un evento o una persona. I protagonisti si devono mettere in gioco, essere indimenticabili e favorire l’immedesimazione del lettore.
  • IL RACCONTO D’AVVENTURA. D’avventura o di viaggio, questa tipologia di racconto narra, il più delle volte, di luoghi immaginari o leggendari. Partire dalla stravaganza e dalle situazioni più assurde è un buon inizio: il lettore vuole vivere avventure, appunto, per cui il protagonista deve incappare in continui problemi e conflitti, trovandosi in un luogo che non conosce o che credeva di conoscere.
  • IL RACCONTO GIALLO. In questa tipologia di narrazione, la trama, o meglio l’idea, deve essere chiara e visibile: il movente, il delitto, i personaggi e le loro caratteristiche devono essere chiare e, soprattutto, costruite attraverso una struttura semplice. Il finale non deve essere scontato: presentate tutti i personaggi all’inizio del racconto e mantenete il mistero fino alla fine; il lettore deve rimanere con il fiato sospeso e rilasciarlo solo all’ultima frase.

***

Conclusioni. Come anticipavo nel sottotitolo, non esistono regole, che non si attengano strettamente alla grammatica e al buon senso, per la scrittura di un racconto. L’ultimo consiglio che mi sento di darvi è quello di scrivere con onestà, e non è la prima volta che lo dico. Essere sinceri è il mantra per la scrittura: sinceri con voi stessi e con i lettori. A questo proposito: Non imbrogliate i lettori – consigli per autori esordienti.

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Questo articolo del Guardian raccoglie i Mille Racconti che tutti dovrebbero leggere almeno una volta: 1000 Novels

Qui, qualche raccolta di racconti che ho adorato:

Tutti i racconti del mistero, dell’incubo e del terrore. Ediz. integrale

Tutti i fuochi il fuoco

Tutti i racconti di F. O’Connor

Innovazioni americane

Disordini sentimentali: Nove storie d’amore più una

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A presto,

Gloria

4 risposte a “Scrittura Creativa – il racconto e come progettarlo”

  1. Amo scrivere racconti e sono d’accordo: l’idea è particolarmente importante e i personaggi devono essere pochi ma ben delineati. Tuttavia, credo che l’approccio dipenda dal formato. I racconti lunghi, per esempio, devono essere senz’altro più completi e “chiusi” di quelli brevi. Per questi ultimi e, in particolare, per la flash fiction, un finale aperto e un’enfasi sul significato sono preferibili, a mio avviso!

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