100 libri da leggere almeno una volta nella vita – Parte II

© Editor Gloria Macaluso

«I libri pesano tanto: eppure, chi se ne ciba e se li mette in corpo, vive tra le nuvole» diceva Luigi Pirandello. Come dargli torto? I libri ci arricchiscono, quelli buoni come quelli meno buoni, e ci regalano la sensazione meravigliosamente unica di evadere dal mondo, in ogni senso.

Dopo il primo articolo uscito sabato scorso, 100 libri da leggere almeno una volta nella vita – Parte I, ecco a voi la seconda parte: altri 25 libri che, a mio parere, ognuno di noi dovrebbe leggere. Alla fine di ogni paragrafetto potete trovare il link dove acquistare il libro in questione.

Aspetto con ansia i vostri commenti in merito a questa seconda lista che, lo ricordo, non è assolutamente una classifica. La terza parte uscirà venerdì 14 settembre! Iniziamo.

1. L’amore ai tempi del colera – Gabriel García Marquez

Sono sicura che tutti (o quasi) conosceranno questo eccezionale capolavoro che, insieme a Cent’anni di solitudine, ha eletto il suo autore nel sacro olimpo degli scrittori d’eccellenza. Devo ammettere che, rispetto a Cent’anni di solitudine, la mia lettura di L’amore ai tempi del colera è stata tardiva. Due anni fa, per la precisione, ho acquistato una copia usata in uno dei miei tanti vagabondaggi per mercatini. L’amore tra Florentino e Fermina mi ha letteralmente travolto. Ho adorato la narrazione “magica”, quasi fiabesca di questo romanzo in cui anche l’ironia regna sovrana, attraversando quasi mezzo secolo di storia. Eccone un assaggio dalle prime righe: «Era inevitabile: l’odore delle mandorle amare gli ricordava sempre il destino degli amori contrastati. Il dottor Juvenal Urbino lo sentì non appena entrato nella casa ancora in penombra, dove si era recato d’urgenza a occuparsi di un caso per per lui aveva smesso di essere urgente già da molto anni».

L’amore ai tempi del colera

2. I fiori del male – Cherles Baudelaire

Per i pochi che non l’avessero studiato durante il percorso scolastico, I fiori del male è una raccolta di poesie del 1857 che segue una struttura di viaggio attraverso l’incorporea consistenza del Limbo – permettendo paragoni ovvi –, segnando l’accesa polemica di Baudelaire nei confronti dei suoi contemporanei. Ho adorato questa serie di poesie, alcune più di altre, ma tutte nel loro insieme. Ognuna tratta, attraverso archetipi e finzioni letterarie differenti, il tema dell’eterna attesa, la nostalgia di qualcosa di perduto o che non si è mai davvero posseduto. Una nostalgia quasi infantile del recupero della luce infantile, di qualcosa ormai passato che esige di trovare ordine e armonia. Vi lascio una delle mie poesie preferite che non poteva non essere sul tema felino: Il Gatto.

Vieni, gatto mio bello, sul mio cuore innamorato; trattieni le grinfie della tua zampa

Lascia che io sprofondi nei tuoi begli occhi misti di metallo e d’agata

Quando a loro agio le dita ti accarezzano la testa e l’elastico dorso, e la mia mano s’inebria del piacere di palparti.

Il corpo elettrico, vedo ispirito.

La donna mia. Il suo sguardo, come il tuo, o bestia amabile, profondo e freddo, taglia e penetra al pari di una freccia

E dappertutto, dai piedi alla testa, sottile un’aria, un infido profumo fluttuano intorno a quel suo bruno corpo.

I fiori del male

3. Le avventure di Alice nel paese delle Meraviglie – Lewis Carrol

Non ho mai amato il film d’animazione Disney “Alice nel paese delle meraviglie”. Devo ammettere che qualcosa, nei suoi colori o nel viso inespressivo di quella paffuta bimba bionda, mi creava una sorta d’angoscia indescrivibile. Per questo motivo non ero per nulla entusiasta quando mia madre mi raccontava le avventure di AliceChi se ne frega di Alice, meglio qualche bella principessa da salvare, pensavo. Qualche anno dopo – quando iniziai a leggere da sola – mia sorella, seduta sul divano e con i piedi all’aria, era rimasta per una settimana incollata alle pagine di quel grosso libro rosso (che poi, tanto grosso non è, ma all’epoca mi parve gigantesco). Avendo una irreprensibile mania che prevedeva il fare esattamente tutto quello che faceva mia sorella, iniziai a leggerlo anche io. Ce lo litigammo un po’ – anche se la maggior parte del tempo lo leggevo insieme a lei per farmi spiegare meglio alcune parole – e alla fine me ne innamorai. Non c’è bisogno che io aggiunga altro, ma voglia lasciarvi la curiosità dell’inizio: «Alice non si era fatta alcun male e in un attimo balzò in piedi: guardò in alto, ma era tutto buio; davanti a lei si trovava un altro lungo corridoio e in fondo di vedeva ancora il Coniglio Bianco che filava di gran carriera. […] “Che strana sensazione” disse alice “Mi sembra di accorciarmi come un cannocchiale!”». Ah, quasi dimenticavo: il seguito, Attraverso lo specchio e cosa ci trovò Alice è altrettanto degno!

Le avventure di Alice nel paese delle meraviglie

4. Quel che resta del giorno – Kazuo Ishiguro

Ho già parlato approfonditamente di questo libro in un articolo che vi lascio qui: Libri: Quel che resta del giorno – il viaggio di un maggiordomo Premio Nobel, perciò mi limiterò a riportarvi uno dei miei passi preferiti in cui il protagonista, Stevens, riporta i valori essenziali che, secondo la Hayes Society, sono indispensabili a un maggiordomo: ««[…] la Società ammise che un prerequisito per l’accoglimento dei suoi membri era che “Il candidato fosse aggregato ad una casata illustre” […] “Il più importante criterio selettivo è che la persona che fa domanda sia in possesso di una dignità all’altezza della posizione che occupa”».

Quel che resta del giorno

5. I Buddenbrook. Decadenza di una famiglia – Thomas Mann

Il primo romanzo di Mann è stato anche il primo, tra gli altri, che io abbia letto. Non ero molto attratta da questo libro (avevo letto parecchie recensioni e ricevuto tanti consigli), ma quando i libri ti vengono regalati non puoi che dar loro una possibilità. La storia dei Buddenbrook è quella di una famiglia borghese che scivola lentamente nel baratro della miseria, sia materiale che spirituale. Suddiviso in undici parti, il romanzo – mattone mi ha incollata alla lettura per un mese intero: 690 pagine di pura ambientazione ottocentesca, brillante stile narrativo e opprimente senso di impossibilità al cambiamento. La decadenza, appunto, della famiglia, non si vive solo attraverso il contenuto di questo libro, ma anche per mezzo del suo linguaggio, del ritmo e delle immagini che trasmette. Ecco l’inizio: «“Com’è? Com’è?”. “Eh, diavolo, c’est la question, ma très chère demoiselle!”. La moglie del console Buddenbrook, seduta accanto alla suocera sul sofà rettilineo laccato di bianco e adorno di una testa di leone dorata, con i cuscini ricoperti di stoffa giallochiara, gettò un’occhiata al marito nella poltrona al suo fianco e venne in aiuto alla figlioletta, che il nonno teneva sulle ginocchia, presso la finestra».

I Buddenbrook. Decadenza di una famiglia

6. Creature grandi e piccole – James Herriot

Immerso nelle campagne inglesi, un veterinario ci racconta il suo viaggio tra Creature grandi e piccole, appunto. Credo sia uno di quei libri che più ho sentito vicino, una sorta di conversazione con un amico o un padre. James Herriot è riuscito a farmi amare ancora di più l’incredibile mondo degli animali attraverso un’ironia unica. Non aspettatevi descrizioni dettagliate: la storia non ha una vera e propria trama, ma si struttura più come un diario e forse per questo l’ho trovata una lettura “intima”. Per stuzzicare la vostra curiosità ve ne lascio un assaggio: «Mi irritava, da gattofilo quale sono, che i miei gatti non sopportassero di vedermi. Ginny e Olly erano parte della famiglia, ora. Ci dedicavamo a loro con cura e, ogni volta che trascorrevamo un giorno fuori, la prima cosa che Helen faceva al ritorno era aprire la porta posteriore e dar loro da mangiare. I gatti lo sapevano molto bene e si sedevano sulla sommità del muro, aspettandola, od erano pronti a trotterellare giù dal rifugio di legno che costituiva la loro casetta».

Creature grandi e piccole

7. Armi, acciaio e malattie. Breve storia degli ultimi tredicimila anni – Jerad Diamond

Se ancora nessuno di voi ha letto questo antidoto contro il razzismo si senta in grande difetto come lettore. A volte mi chiedo perché molti dei lettori abbiano una sorta di timore referenziale nei confronti dei saggi: l’intento dell’autore è sempre quello di spiegare una tesi nel modo più chiaro possibile, perciò non abbiate paura! Il viaggio di Diamond per tredicimila anni, appunto è estremamente affascinante da un punto di vista sociologico (l’ho letto l’ultimo anno di liceo per un’approfondimento in Scienze Umane). Uno spaccato delle più differenti società umane ma, attenzione, differenti non secondo l’ideologia della razza: le diversità culturali sono valorizzate e imputate a una questione bio – geografica e strutturalmente legata a  alla distribuzione dei vari popoli nel mondo. Si tratta di un saggio che mi sta molto a cuore e che consiglio a chiunque voglia approfondire le tematiche sociali che si rivelano, purtroppo, di grande attualità. Eccone un estratto da una delle citazioni più celebri: «Non è che un bel mare di spighe dorate sia l’ammirevole prodotto dell’ingegno superiore dei primi contadini eurasiatici. Il merito è tutto dell’orientamento dell’asse principale dei continenti. Attorno a questi assi girarono le fortune della storia».

Armi, acciaio e malattie

8. Le notti bianche – Fëdor Dostoevskij

Questo romanzo del 1848, si potrebbe dire, “insegna” la sessualità attraverso la vita di un giovane uomo che s’innamora di una ragazza misteriosa, Nasten’ka. Il tema del sogno e del sognatore mi ha ispirata fin dalle prime pagine, così come lo sfondo vivo della città di Pietroburgo e l’eccezionale scrittura intima e ispirata di Dostoevskij. Ho inserito Le notti bianche nei 100 libri da leggere almeno una volta nella vita per l’inestimabile senso di introspezione che mi ha suscitato – lo lessi d’inverno e potete solo immaginare quanto mi ci sia immedesimata. Anche il tema dolente dell’amore che riporta alla realtà mi ha spinto ad affezionarmi così tanto a questo libro. Perché, ogni tanto, tutti abbiamo il diritto di sognare: «Così dunque capite, lettore, in che modo io conosca tutta Pietroburgo. L’ho già detto, per tre giorni fui tormentato dall’inquietudine, fino a quando non ne indovinai la ragione».

Le notti bianche

9. Così parlò Zarathustra – Friedrich Nietzsche

Il tema dell’eterno ritorno mi ha sempre affascinato dal momento in cui lo studiai al corso di filosofia. Un serpente che si morde la coda e se la rimorde e così per l’eternità: rivivreste tutta la vostra vita nello stesso identico modo sapendo che la dovrete rivivere e rivivere ancora? Bella domanda. Questo pseudo – saggio è uno dei capisaldi della cultura occidentale (paragonabile – ma del tutto opposta – alla legge della dialettica di Hegel, legge che governa il divenire) e racchiude in sé una straordinaria dose di poesia. Un testo che consiglio vivamente a chiunque voglia esplorare la mente umana e le sue infinite possibilità. Eccone un estratto per stuzzicarvi un po’: «Io vi illustrerò le tre metamorfosi dello spirito: come lo spirito diventi cammello, come il cammello diventi leone, e come infine il leone diventi fanciullo».

Così parlò Zarathustra

10. Ettore Fieramosca o la disfida di Barletta – Massimo d’Azeglio

Lo so, lo so: Gloria, mi direte, la smetti di consigliarci libri vecchi e barbosi?. No. No, perché questi non sono affatto libri vecchi barbosi: si tratta di opere che hanno fondato la nostra scrittura e, come si suol dire, per fare la storia bisogna conoscerla. Perciò, ecco a voi un capolavoro del 1833 che narra la lotta di un militare dell’esercito francese ai cavalieri italiani in una delle mie epoche storiche preferite, il ’500. Il tema patriottico è fortemente presente, ma ciò che rende questo romanzo così avventuroso non è tanto il vero storico (fate qualche ricerca e troverete molte informazioni in merito) ma l’entusiasmo espressivo attraverso il quale D’Azeglio esprime la forte passione civile del Fieramosca regalando così un’estremamente affascinante distacco dalla realtà e facendo immergere il lettore nella piena “finzione narrativa”, caratteristiche che ogni buon romanzo deve possedere. Vi lascio una delle mie parti preferite: «Ben puoi credere ch’io non fui ardito rivedere a monsignore, che mi credeva già lungi di molte miglia, e tantomeno presentarmi a Ginevra, temendo, s’io le parlavo, udir da lei ciò che mai non avrei sofferto ascoltare; e bramoso pure di chiarire la cosa, non sapevo che risolvere». Non fatevi ingannare dal linguaggio, è un opera che si fa leggere ma, soprattutto, sa farsi ascoltare.

Ettore Fieramosca o la disfida di Barletta ù

11. Mattatoio n. 5 – Kurt Vonnegut

Mi imbarazza parecchio rivelarvi che ho scoperto questo libro visionario mentre guardavo il film La sedicesima luna – del quale però non ho letto i libri. Billy Pilgrim ha una capacità fuori dal comune: passare da una dimensione spaziale all’altra senza, però, riuscire a controllare il posto in cui andrà a finire. Quello che mi ha colpito di questo romanzo non è tanto la storia del suo protagonista, ma la straordinaria naturalezza con la quale Vonnegut tratta il tema della guerra o, meglio, l’importanza di non fare la guerra. La vena autobiografica è palpabile: l’autore fu fatto prigioniero dai nazisti e ebbe la malasorte di vivere la distruzione di Dresda. Il bombardamento fu terribile, ma lui sopravvisse nascondendosi in una grotta adibita a cella frigorifera e scavata al di sotto delle fondamenta di mattatoio. Quando risalì in superficie, Firenze non era più la stessa. Attenzione, però, Vonnegut non usa un linguaggio drammatico o almeno non palesemente: la sua ironia paradossale rende la lettura al contempo grottesca e fantasiosa, dolce e dolorosa: «Due soldati romani entrarono nel negozio con il disegno, su papiro, di un congegno che doveva essere costruito entro l’alba del giorno dopo. Si trattava di una croce da usare per l’esecuzione di un agitatore. Gesù e suo padre la costruirono; erano contenti di avere del lavoro. E l’agitatore fu inchiodato a quella croce. Così va la vita».

Mattatoio n. 5

12. La casa degli spiriti – Isabel Allande

La letteratura sudamericana non può che dovere molto a questa autrice. Uno spaccato della guerra cilena attraverso la storia di una famiglia che, però, riesce a rispecchiare un intero popolo, un’intera cultura. Gli amori dei protagonisti sul magico e spettrale sfondo della tenuta delle Tre Marie mi mi hanno completamente immersa in un modo così lontano dal mio che, in principio, non potevo fare a meno di osannare. Poi, con la maturità che si acquista quando si un libro ti entra nelle viscere, ho potuto capire meglio che quello splendore era solo uno spesso strato di carta velina sopra gli orrori della guerra. Eccone un assaggio: «Non me ne potevo andare, perché lontano da questa terra sarei stata come gli alberi che tagliano a Natale, quei poveri pini senza radici che durano per qualche tempo e poi muoiono».

La casa degli spiriti

13. Madame Bovary – Gustave Flaubert

La letteratura francese, soprattutto quella dell’800, mi ha sempre suscitato un po’ di distacco. Quando la studiavo, non riuscivo a percepire i sentimenti, le emozioni che gli autori volevano trasmettere e mi sembravano tutti una copia del precedente. Con Madame Bovary, le cose sono cambiate. Ho studiato affondo il personaggio eccezionale che fu Flaubert: un uomo dai forti principi sull’impossibilità di una bellezza oggettiva, smisurato in blasfemia e nelle affermazioni che lo vedevano distaccato da qualsivoglia opera d’arte, tranne, però, i libri. In una delle sue citazioni più famose Flaubert ammette di scrivere per l’unico piacere di farlo e «per me solo». Con questo romanzo mi ha fatta innamorare. Mi sono immedesimata nella giovane Emma come quasi in nessun altro personaggio, soffocata dagli scarsissimi stimoli della sua vita, richiusa nelle mura di una vita coniugale disperata. Ma come si può non avere pena anche per il povero Charles? O non essere complici di Lèon e Rodolphe? Insomma, sono sicura che tutti lo avranno già letto, perciò non mi dilungo; eccone però una delle più celebri frasi: «Eh, non sapete che ci sono anime in perenne tormento? Aspirano via via al sogno e all’azione, alle passioni più pure, ai godimenti più furibondi, e così sprofondano in ogni sorta di fantasie, di follie».

Madame Bovary

14. 101 storie Zen – a cura di Nyogen Senzaki e Paul Reps

I racconti contenuti in questa piccola raccolta provengono in gran parte dalla penna di un maestro giapponese del XIII secolo. L’attenzione dell’essere, tipica del pensiero orientale, mi ha spiazzata. Ho trovato questo libro in un bookcrossing a Milano e ho dovuto assolutamente inserirlo nella lista dei 100 libri da leggere almeno una volta nella vita. Oltre al contenuto – eccezionalmente formativo – quello che mi ha affascinata è la palese differenza che intercorre tra i linguaggi e quindi i racconti occidentali e le storie orientali. Credo fortemente nella necessità del confronto e non vedo modo migliore che leggere opere totalmente lontane e contrastanti da quelle cui siamo abituati. Vi lascio uno dei brevissimi racconti, Se ami, ama apertamente, che ho trovato estremamente particolare nel suo genere.

Venti monaci e una monaca, che si chiamava Eshun, facevano esercizio di meditazione con un certo maestro Zen. Nonostante la sua testa rapata e il suo abito dimesso, Eshun era molto carina. Diversi monaci si innamorarono segretamente di lei. Uno di questi le scrisse una lettera d’amore, insistendo per vederla da sola. Eshun non rispose. Il giorno dopo il maestro fece lezione ai suoi discepoli, e alla fine della conferenza Eshun si alzò. Rivolgendosi a quello che le aveva scritto, disse: «Se veramente mi ami tanto, vieni qui e prendimi subito tra le tue braccia».

101 storie Zen

15. Il buio oltre la siepe – Harper Lee

Credo non ci sia bisogno di presentare questo capolavoro, per cui mi limiterò a dirvi che l’ho letto e riletto più volte e rimane uno dei miei libri preferiti in assoluto. Ultimamente, ho acquistato Va’, metti una sentinella, ma sto aspettando di leggerlo – cercando di evitare ogni sorta di spoiler – per potermelo godere appieno. Vi lascio l’inizio del primo capitolo: «Quando stava per compiere i tredici anni, mio fratello Jem si ruppe malamente il braccio all’altezza del gomito. Dopo che guarì, e il suo timore di non poter più giocare a rugby si fu sopito, raramente ripensava al suo infortunio. Il braccio sinistro era un po’ più corto dell’altro, ma lui se ne infischiava altamente, purchè riuscisse a far finte e passaggi. A distanza di un certo numero di anni, talvolta discutevamo gli avvenimenti che avevano provocato quell’incidente. Io sostenevo che tutto era cominciato per colpa di quegli odiosi degli Ewell; lui, invece, che aveva quattro anni più di me, diceva che la cosa era cominciata l’estate in cui era venuto a trovarci il nostro amico Dill, il quale ci aveva dato per primo l’idea di stanare Boo Radley dalla casa che non lasciava da anni. Io replicavo che, a voler prendere le cose alla lontana, la faccenda allora era cominciata con Andrew Jackson. Se questi non avesse ricacciato gli indiani Creek su per il fiume, il nostro antenato Simon Finch non avrebbe mai risalito il corso dell’Alabama, dopo di che noi dove saremmo oggi?». Ah, e ricordate che è peccato uccidere un usignolo.

Il buio oltre la siepe

16. Diario di Anne Frank

All’età di tredici anni, Anne riceve in dono un diario, che chiamerà affettuosamente Kitty. Nel pieno regime nazista, Anne e la sua famiglia scappano ad Amsterdam dove passeranno parte della loro vita nascosti in un rifugio dietro una libreria. Anne morirà nel campo di Bergen – Belsen nel 1945. Lessi questo libro alle scuole medie per la prima volta, ma a quell’età non ne capii nulla. Certo, sapevo degli orrori della guerra, ma solo attraverso le parole pacata della mia insegnante e qualche documentario ben censurato. Lo rilessi l’estate dopo la maturità e solo allora riuscii a capire l’ingenua speranza di Anne, la speranza di una vita diversa, felice, lontano dalle persecuzioni e, magari, ricca di intimità. Recentemente è stata ristampata la versione integrale e non censurata del diario e non ho potuto fare a meno di recuperarla. Non ci sono parole per descrivere le emozioni che la storia di Anna e della sua famiglia mi hanno suscitato, così come non ci sono parole per descrivere l’orrore compiuto dai regimi razzisti durante la Seconda Guerra Mondiale.

È davvero meraviglioso che io non abbia lasciato perdere tutti i miei ideali perché sembrano assurdi e impossibili da realizzare.
Eppure me li tengo stretti perché, malgrado tutto, credo ancora che la gente sia veramente buona di cuore. Semplicemente non posso fondare le mie speranze sulla confusione, sulla miseria e sulla morte. Vedo il mondo che si trasforma gradualmente in una terra inospitale; sento avvicinarsi il tuono che distruggerà anche noi; posso percepire le sofferenze di milioni di persone; ma, se guardo il cielo lassù, penso che tutto tornerà al suo posto, che anche questa crudeltà avrà fine e che ritorneranno la pace e la tranquillità.

Diario di Anne Frank

17. Harry Potter Saga – J. K. Rowling

I perbenisti e distruttori di sogni infantili saltino questo paragrafo e ricordino che Harry Potter rientra nella classifica dei libri più letti in tutto il mondo. Ho già parlato a sufficienza del mio amore per la saga in questo articolo Evento – Harry Potter the Exhibition, ma qui mi piacerebbe ribadire il concetto che non si tratta di un libro per bambini. La storia di Harry Potter è un viaggio dalle fortissime sfaccettature pedagogiche e sociali e racchiude in sé temi fondamentali come l’amicizia, l’amore, la forza di volontà, il coraggio, la comprensione. Il posto nella classifica dei 100 libri da leggere almeno una volta nella vita è di suo pieno e completo diritto. Per chi non avesse ancora iniziato, ecco da dove partire:

Harry Potter e la pietra filosofale

18. Il barone rampante – Italo Calvino

Insieme a Lezioni americane di cui ho parlato nella prima parte, Il barone rampante è uno dei capolavori indiscussi di Calvino. Un bambino che decide di vivere per sempre sugli alberi e di non scendere mai più; la sua intera vita sarà trascorsa in balia della natura e accompagnata da mirabolanti avventure. Un libro che non riesco a inserire in alcun genere, pieno di vita giovanile e pensieri profondi, interiori. Eccone uno dei miei preferiti: «Le imprese che si basano su di una tecnica interiore devono essere mute e oscure; per poco uno le dichiari o se ne glori, tutto appare fatuo, senza senso o addirittura meschino».

Il barone rampante

19. L’animale morente – Philip Roth

Forse di quest’autore conoscete meglio La macchia umana – che consiglio comunque – , ma il tema di questo libro mi ha affascinato più dei suoi altri volumi: in poche parole, gli aspetti dell’amore della morte in un rispecchiarsi continuo e complementare. Proprio come il tema, anche la struttura del romanzo sembra ragionare in maniera opposta e complementare. Il protagonista non è certo del genere dolce e romantico: un professore universitario che vive di ossessione per il femminile o, meglio, per le sue studentesse. Ma Consuela, una ragazza molto più giovane, cambierà la visione di David. Vi lascio scoprire da soli gli altri migliori temi di questo piccolo romanzo (120 pagine circa) tra i quali l’anno di ambientazione, il 2000. Le ultime pagine vi sorprenderanno, ma lo sconsiglio a chi non digerisce certe tipologie di linguaggi. Eccone un assaggio: «Le donne, per gli uomini, sono davvero tanto incantevoli, una volta tolto il sesso? C’è qualcuno che trova incantevole un’altra persona di questo o di quel sesso se non nutre per lei un interesse di natura sessuale? Da chi, ancora, ti fai incantare così? Da nessuno. Gli sto dicendo chi sono, pensa lei. Gli interessa sapere chi sono. Questo è vero, ma io sono curioso di sapere chi è perché la voglio scopare».

L’animale morente

20. Necronomicon – H. P. Lovecraft

Mi rendo conto che questa lista non è del tutto coerente, ma, dopotutto, i miei gusti in fatto di letture, seppur con qualche eccezione, non lo sono. Molti di voi conosceranno già questo titolo, ma per i meno esperti ne farò un breve riassunto: questo libro non esiste. Fine del riassunto. Ciò che mi ha spinto a inserirlo in questa classifica è semplicemente la forza con la quale Lovecraft lo ha caratterizzato – il manuale di magia nera scritto da un mago arabo – al punto di far sperare milioni di fan – me compresa – nella sua esistenza. Un libro che è servito da manforte per i suoi racconti, rendendoli estremamente verosimili. «La notte s’apre sull’orlo dell’abisso. Le porte dell’inferno sono chiuse: a tuo rischio le tenti. Al tuo richiamo si desterà qualcosa per risponderti. Questo regalo lascio all’umanità: ecco le chiavi. Cerca le serrature; sii soddisfatto. Ma ascolta ciò che dice Abdul Alhazred: per primo io le ho trovate: e sono pazzo».

I racconti del Necronomicon

21. Prima lezione di diritto – Paolo Grossi

Ognuno di noi, impegnati politicamente o meno, dovrebbe avere le idee chiare su come funzionano le dinamiche della nostra Repubblica, non credete? Mi sono avvicinata a questo volume quando, presa da una terribile sbandata, mi iscrissi a Giurisprudenza. In questo manuale, Paolo Grossi spiega in parole semplici cosa è il diritto e come questo stia al di sopra dello Stato, governandolo. Spero che non vi facciate intimidire dal titolo semi – scolastico: questo libro non ha nulla a che vedere con le lezioni in classe. «Il diritto non appartiene al mondo dei segni sensibili […] Questa immaterialità ne fa una dimensione misteriosa per l’uomo comune, e nasce da qui il primo dei motivi per cui il diritto è circondato da un fitto tessuto di incomprensioni».

Prima lezione di diritto

22. La fattoria degli animali – George Orwell

Anche di questo piccolo capolavoro ho parlato in un articolo – Libri da ri-leggere –perciò non mi dilungherò molto. Orwell, insieme a 1984  di cui ho parlato nella prima parte di 100 libri da leggere almeno una volta nella vita – è riuscito a suscitare in me un’immenso senso di impotenza che mi ha dato l’input per cercare di “cambiare” qualcosa, partendo proprio dalle mie conoscenze. A volte, infatti, non basta studiare i manuali di storia per capire in profondità gli orrori del passato – e del presente –, ma ci si deve entrare dentro, a contatto, stretti in un’unica storia. «“Compagni” gridò “Voi non immaginerete, spero, che noi maiali facciamo questo per spirito d’egoismo o di privilegio. A molti di noi realmente ripugnano il latte e le mele. Anche a me non piacciono. Il solo scopo nel prendere queste cose è conservare la nostra salute”».

La fattoria degli animali

23. Il libro nero del Medioevo – Paolo Cortesi

Anche qui ho abbandonato il romanzo per un volume che rispecchia perfettamente le mie curiosità: i roghi delle streghe, l’architettura, le figure mistiche e i personaggi più importanti dell’Età di Mezzo. Ho dedicato un posto su Instagram che vi lascio QUI. Un trattato di magia, astrologia, tradizione davvero imperdibile! Eccone un estratto dalla prefazione: «Dove è molta luce, lì vi sono anche fitte ombre, diceva Goethe. Se, doverosamente, rivalutiamo gli splendori del Medioevo, non possiamo negare le sue tenebre».

Il libro nero del Medioevo

24. Racconti del mistero, dell’incubo e del terrore – Edgar Allan Poe

Chiunque sia appassionato di questo genere, non può perdersi il genio inquietante di Poe. Storie che mettono i brividi, fanno rizzare i capelli. Lo ammetto, ho avuto qualche difficoltà nel leggerli tutti – data la fitta scrittura – ma non ne rimpiango nemmeno uno. Il mio preferito (e come non potrebbe!) è Il gatto nero. Ma se non lo avete letto non vi anticipo di quale atrocità parla. Solo un piccolo boccone: «Avevamo uccellini, pesci rossi, un grazioso cane, dei conigli, una scimmietta ed un gatto. Quest’ultimo era un animale grande e molto bello, tutto nero, e intelligente al massimo grado».

Tutti i racconti del mistero, dell’incubo e del terrore

25. Leggere – Stefano Zuffi

Questo piccolo libricino meravigliosamente illustrato è una raccolta di aforismi sul piacere della lettura. Mi fu regalato all’inizio del liceo e ne ho un ricordo carissimo. Lo tenni nello zaino per l’intero anno, custodendolo gelosamente, mentre adesso mi sorride da un posto d’onore sulla libreria. Può non essere un genere adatto a tutti – e credo, oramai, neanche a me – ma è sicuramente uno dei 100 libri da leggere almeno una volta nella vita; solo, appunto, per il gusto di farlo.

“La mia università sono stati i libri, una buona biblioteca. Potrei passare il resto della vita leggendo, giusto per soddisfare la mia curiosità”

Leggere

 

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Questa, la seconda parte che vi avevo promesso. Spero che tra questi libri ci sia qualcosa che dobbiate ancora scoprire e, magari, di cui vi innamorerete.Fatemi sapere cosa ne pensate!

Ricordo a tutti che la terza parte di 100 libri da leggere almeno una volta nella vita uscirà qui sul blog venerdì 14 settembre. Vi aspetto!

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A presto,

Gloria

13 risposte a “100 libri da leggere almeno una volta nella vita – Parte II”

  1. 2) Sublime, anche se, come sempre capita in questi casi, con la traduzione ho perso la metrica.
    3) Alienante e quasi incomprensibile nelle proprie allegorie; personalmente non sono riuscito a farmelo piacere.
    5) Ce l’ho, ma lo devo ancora leggere.
    6) M’incuriosisce.
    9) Come il 5.
    11) Lo sto cercando da tempo.
    13) Protagonista oltraggiosa, indifendibile, che merita tutto il male che le è capitato e anche di più.
    15) Letto ai tempi della scuola, ma vorrei recuperarlo.
    16) Bellissimo ed emozionante.
    17) Sono tentato di leggerlo, ma non ne sento l’assoluta necessità.
    20) Imperdibile, eppure non l’ho mai letto.
    22) Mi è piaciuto abbastanza, anche se in genere non gradisco l’antropomorfizzazione degli animali.
    23) Lo devo recuperare: il Medioevo è il mio periodo storico preferito.
    24) Letti da ragazzino: sublimi.

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    • Ad Alice dovresti dare una seconda possibilità! E la povera Emma è figlia di un’epoca diversa, ammettilo. Harry ti sconvolgerà il cuore, te lo garantisco! Comunque adoro questo tuo modo di rispondere! Non vedo l’ora di sentire la tua opinione sulla terza parte… credo sia quella che ti si adatti di più!

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  2. L’amore ai tempi del colera, le notti bianche, il buio oltre la siepe, Anna Frank, Calvino, Orwell, tutti stupendi… devo dire che l’amore ai tempi del colera mi ha stupita in positivo, pensavo ad un romanzo noioso e invece l’ho divorato

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