È felice, che sia re o contadino, colui che trova pace in casa sua
Johann Wolfgang von Goethe
La paura, quella che teme la sovversione, essa è spesso sintomo di codardia. Quella che, invece, paventa per la sorte dei nostri cari è sinonimo di audacia. Badolato amore amaro, dalla penna di Andrea Fiorenza, racconta entrambi i volti di questa medaglia, e ne esamina le conseguenze e gli esiti all’interno di una famiglia che abbraccia un intero borgo calabrese e attraverso la protesta e i pensieri di una giovane donna, Mate.
È l’estate del 1969 e anche a Badolato si discute dell’imminente sbarco sulla luna. Fervono nel frattempo i preparativi per la festa della Madonna della Sanità la quale atmosfera gioiosa verrà presto investita dalla furia cieca di don Rafè, il padre di Mate. Lei e Pericle sono innamorati, ma il giovane è il segretario della Fgci di Badolato e lotta contro i latifondisti e, quindi, in opposizione a don Rafè, uno dei più potenti latifondisti del paese. Tra Mate e suo padre si accenderà uno scontro aspro e violento, più di quanto già il loro rapporto non fosse. La lotta verrà alimentata dall’inaspettata eredità che Mate riceve da suo nonno, il notaio del paese. Don Rafè non è però persona arrendevole e gli interessi in gioco sono tanti per lasciare il patrimonio di famiglia nelle sole mani della figlia. L’aria di festa si spegnerà presto come le luminarie lungo le strade del vecchio borgo. Mate sarà costretta ad abbandonare Badolato e Pericle per rifugiarsi con sua sorella nella lontana Bologna. Potrà fare ritorno al paese soltanto quando alcuni misteri saranno risolti.
La storia di Mate si intreccia con le vicende di tutto il paese: Badolato è un’unica famiglia e come in tutte le famiglie esso è attraversato da malumori, segreti, incomprensioni, gelosie e terribili atti di meschinità. La voce del narratore accompagna un susseguirsi di giochi di potere, cause ed effetti che spesso vedono capovolgersi il corso degli eventi, in una imprevedibilità fatale.
Ma non è solo la storia a guidare il lettore, né l’ambientazione unica in un sud Italia angosciato: il coraggio e la forza di una giovane donna si mescolano alla malignità quasi comica di suo padre e alla dolce omertà di sua madre. Una famiglia può rappresentare un intero paese, un’intera realtà e fissare in una fotografia un’epoca e la sua mentalità. Questo è ciò che Andre Fiorenza ha fatto, raccontando le vicende di un borgo, di un “laggiù” che sembra dimenticato, ma che suscita nell’animo l’intimità di un pensiero comune e ancestrale in cui tutti possono rispecchiarsi.
La storia d’amore tra Mate e Pericle è il culmine di quanto di bello ci sia nelle estati della giovinezza e di come questo possa mescolarsi agli orrori di una vita che i due ragazzi cercando di combattere sulla scia di un’ideologia comunista forse ancora acerba in loro, dove i valori sono fonte di grandi dibattiti, ma nei quali sono sostenuti gli ideali di libertà e uguaglianza tanto contrastati dalla figura di don Rafè che rispecchia l’altro fronte della politica di Badolato.
In questo articolo non voglia anticiparvi quanto non sia necessario per farvi gustare al meglio l’atmosfera della Calabria, ma vi riporto due estratti. Il primo, vede come protagonisti Mate e Pericle; il secondo, vede Mate in uno degli stralci più rivoluzionari del romanzo… ma non vi dico altro.
Era un pomeriggio afoso e reso ancora più insopportabile da un vento di scirocco, Mate arrivò all’appuntamento vestita come una diva dei fotoromanzi: una minigonna di maglina antracite, una camicetta di raso che sembrava una tela di Guttuso e un lungo camicione che le arrivava fin sotto il ginocchio e nascondeva vestiti e sudore, gocce di sudore freddo che per quella lezione scivolavano lungo la schiena mischiandosi al Patchouli. Dopo i saluti, lui le fece fare un giro di prova, urlando al vento a ogni cambio di marcia di attaccarsi ai suoi fianchi per non cadere. E lei, a ogni raccomandazione, si stringeva sempre di più, parlando il meno possibile e pensando anche l’impossibile. Alla fine del giro di confidenza con il mezzo, Pericle cominciò a spiegarle le manovre di base: frizione, marcia, acceleratore. In questo modo per mettere la marcia e in quest’altro per partire, piano a lasciare la frizione sennò finiamo col culo sull’asfalto, poi via di nuovo, stessa musica. Frizione, marcia, piano con la frizione e l’acceleratore e via. “Sei pronta?”
La folla esplose in un applauso. Poi fu subito un ammiccare e sussurrare tra uomini che si davano gomitate e donne che si facevano il segno della croce. Mimì, il figlio minore di compare Ciccio l’autista, si staccò dalle mani di sua madre e mimando i passi della tarantella urlò con il pungo in aria: “Evviva il comunismo e la libertà!” Ma nessuno si unì al suo grido. Suo padre gli assestò un calcio a misura tra le chiappe, giusto giusto da curvarlo come una banana. La scena bastò per zittire le voci di popolo. Mate urlò verso compare Ciccio che la pratica dei calci in culo non bastava più a fermare i lamenti, perché il vento del cambiamento cominciava a fischiare disperato.
La forza della scrittura è spesso sottovalutata: in qualche frase ben composta, in una scena d’amore o di dolore stampata su carta noi lettori e chi ancora non si definisce tale riusciamo a mescolare le nostre emozioni con quelle descritte. Cos’è questa magia? Perché di incanto si parla, l’incanto di un mondo diverso ma così simile alla quotidianità, anche lontana, e di relazioni tormentate e giovani pensieri di rivoluzione, di coraggio per la difesa di una terra che appartiene un po’ a tutti e alla quale un po’ tutti apparteniamo.
Badolato amore amaro, così come recita il titolo, è una storia d’amori soppressi e impediti, di dolori e di gioie condivise, di azioni e tragiche reazioni che, sotto le mentite spoglie di celebri commedie, rivelano la natura umana nelle sue sfaccettature più profonde, amalgamando onestà e pentimento con rabbia, rancore e follia.
Voi che seguite il blog dall’inizio della sua vita sapete bene che mai mi dilungo in lodi se non quando un testo mi colpisce nel profondo, questo è uno di quei casi e non vedo l’ora di scoprire se anche a voi, come a me, Badolato lascerà un’impronta nel cuore.
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Qui potete conoscere l’autore e scoprire i suoi romanzi: Andrea Fiorenza
Le magnifiche illustrazioni di Roberto Giglio, in copertina: QUI (nel volume ne troverete di nuove!), la copertina è progetto grafico di Guido Giglio.
E, per i più curiosi, qualche chicca sul borgo di Badolato: QUI
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A presto,

2 risposte a “Libri: Badolato amore amaro – Andrea Fiorenza”
Davvero interessante! Piaciuto molto il pensiero che una famiglia possa rappresentare un paese, verissimo. Mi piace poi che l’ambientazione sia nel Sud Italia!
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[…] lettori, dopo la recensione di Badolato amore amaro che trovate QUI, l’autore Andrea Fiorenza ci concede uno squarcio sulla sua vita e su quella del suo romanzo, una […]
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