Le basi dell’editing – l’approccio alla scrittura

Scrivere vuol dire prima di tutto raccontare. Una storia, un evento, una notizia. La scrittura è un’arte, una passione a volte un bisogno. Quindi, prima di continuare questo articolo, assicuratevi che la scrittura come arte, appunto, sia il vostro primo obbiettivo. La revisione e l’editing devono essere l’ultimo (di pari importanza, ovvio).

Con questo non voglio certo dire che la correzione di un romanzo sia inutile, anzi: la fase di revisione finale è fondamentale in ogni ambito, nella scrittura ancora di più. Chi vorrebbe leggere un testo pieno di refusi, errori grammaticali e quant’altro? Chi sarebbe disposto a leggere un romanzo in cui la trama non si sviluppa, dove i personaggi sono noiosi e l’ambiente è stereotipato? Nessuno, ne sono convinta.

In questo articolo voglio illustrare i passaggi di un buon editing partendo dalle basi: l’approccio alla scrittura. Questo è il metodo che utilizzo in ogni lavoro che mi viene affidato (e sui miei stessi scritti) e non il mantra di ogni revisore, solo il mio.

– LEGGERE IL TESTO –

Che originalità, penserete. Be’, è sempre meglio precisare. La lettura del testo da editare e revisionare è alla base di ogni lavoro. Se una volta concluso l’ultimo agognato paragrafo del vostro romanzo non vi concedete almeno una rilettura (almeno!) profonda, avrete sprecato l’opportunità di possedere una visione complessiva del vostro progetto.

Personalmente, leggo i testi da revisionare un numero di volte che varia da un minimo di quattro a un massimo di sei. Lo so, può sembrare una cosa da pazzi se mi ritrovo in mano un malloppo di 600 pagine, ma è l’unico modo che esiste per avere una visione chiara e complessiva del testo. Vado a spiegare:

  • 1° lettura classica: leggo il testo come se stessi leggendo un articolo di giornale, con massima naturalezza. In questa fase sottolineo gli errori grammaticali e i refusi – la classica correzione di bozze.
  • 2° lettura analisi della trama: una volta che la trama mi è chiara, analizzo la sequenza cronologica, il senso di ogni azione e appunto tutto in una scheda di memoria (così la chiamo – una scheda standardizzata in cui sono presenti tutti gli elementi della trama – conflitto, climax, premessa ecc). In questa fase la mia lettura si concentra sull’analisi della trama in sé, quindi salto le parti descrittive e i dialoghi.
  • 3° letturaanalisi dei personaggi e ambienti: quando la trama mi è chiara e ho sistemato le sue incongruenze (se presenti), mi concentro sui personaggi e sui loro dialoghi. Inserisco i nomi e il mio desunto sulla personalità di ognuno in un’altra scheda di memoria. Correggo le incongruenze, consiglio cambiamenti ecc. Contemporaneamente, mi concentro sulle descrizioni e sugli ambienti e li inserisco nella scheda di memoria.
  • 4° letturariassunto: la quarta fase della lettura è una vera e propria ri-lettura. Analizzo tutto il lavoro fatto in precedenza e sistemo i buchi sia di trama sia di caratterizzazione. In questa fase predispongo il mio commento generale e la scheda del testo.

Se il manoscritto (o il capitolo, testo ecc) ha un certo grado di complessità aggiungo una lettura alla fase 2 e una lettura alla fase 3.

Questo è un metodo che qualunque autore può applicare e non solo un editor. Certo, l’esperienza di un professionista è sempre la migliore scelta, ma è possibile facilitare il processo. Ovviamente, se lo scrittore decide di affidarsi a un editor indipendente e poi pubblicare con una casa editrice riceverà una seconda visione sul testo da parte dell’editore stesso. Per chi invece vuole cimentarsi nel mondo del self-publishing, consiglio vivamente di richiedere i servizi di un editor. 

– NON CALPESTIAMO LE EMOZIONI –

Ecco, non facciamolo. Che siate voi i vostri editor o che siate voi gli editor, non calpestate le emozioni. La scrittura è soggettiva, emozionale e personale. Non abbiate vergogna di mostrarvi e non denigrate chi lo fa. Io credo fortemente che un editor che impone la propria visione delle cose, non sia un buon editor. Personalmente, non ho mai imposto un cambiamento che non fosse necessario alla buona riuscita di un testo: io revisiono e consiglio, non sono un agente letterario che modifica un tratto per farlo divenire commerciale.

Qui, un piccolo appunto. Scrivete quello che amate scrivere, non quello che impone il mercato, altrimenti non sarete più voi e nessuno prende sul serio una maschera. 

L’approccio alla scrittura da parte di un editor deve essere in punta di piedi. Siate spietati con gli errori grammaticali, questo è certo, ma non affettate l’intenzione e il messaggio che lo scrittore vuole trasmettere. Se siete voi stessi a editare il vostro lavoro, siate sinceri. Non nascondete il vostro pensiero solo per essere vendibili.

– LA VISIONE GENERALE –

Una volta che i refusi, gli errori e i buchi nella trama saranno sistemati, possiamo inforcare gli occhiali da filosofi e ragionare sul testo. Io stessa, una volta terminata la fase pratica, fisso per qualche istante lo schermo del computer e mi chiedo: cosa vuole dirmi l’autore? Fatelo anche con i vostri progetti. Estraete il succo, la verità nelle parole, la paura, il disagio, l’amore o la passione.

Alla fine di ogni lettura mi prendo del tempo per poter commentare lo scritto, non solo dal punto di vista stilistico, grammaticale ecc, ma anche dal lato umano. Questo romanzo mi appassiona? Qualcosa mi ha fatto paura? Ho provato empatia con il protagonista? Il lavoro di un editor è prima di tutto capire il messaggio dell’autore, altrimenti basterebbe un correttore automatico.

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Spero che questo articolo vi sia d’aiuto!

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Il mio ultimo articolo: Scrivo, dunque sono.

A presto,

Gloria

16 risposte a “Le basi dell’editing – l’approccio alla scrittura”

  1. Un bell’articolo, io ormai complice anche la pratica e gli anni di scrittura, ho adottato un metodo che mi aiuta molto, snellisce in qualche modo il lavoro delle prime correzioni. Poi certo arriva tutto il resto, però credo sia importante accorgersi presto delle cose che non vanno. Subito sembra frettoloso, parliamo di tempistiche ovvie, da scrittore

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    • Ciao Tiziana! Sono d’accordo con te. I punti deboli vanno individuati subito – senza pregiudizi, ovvio – e poi si sviluppa un progetto di “rientro” e si analizzano altri tratti di pari importanza! Grazie per il commento! A presto, Gloria

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