Durante la mia ancora breve ma appassionata vita non ho mai tenuto il conto dei libri letti. Potevano essere 2 in tre mesi come 5 in una settimana, ma se mi fossi concentrata sul numero, avrei sicuramente perso sul contenuto e questa è una delle poche cose che davvero non riesco ad accettare. Oltrepassando il fatto che ho sempre in mente decine di titoli da leggere, alcune volte la sazietà di parole mi pervade: non vorrei vedere carta stampata per una vita. In questi periodi, solitamente, scrivo.
Lo trovo alquanto buffo. Sono talmente sazia di leggere pensieri esterni a me, che devo in qualche modo “svuotarmi” la mente. Nonostante tutto, la lista che sto compilando nel corso di queste settimane mi suscita un’enorme malinconia per ogni volume citato. Sarà questa la ragione che mi spinge anche a “vomitare” le parole dopo averle masticate a lungo e, finalmente, fatte mie.
Detto questo, per tornare all’argomento principale dell’articolo, ecco a voi la terza e penultima parte: altri 25 libri da leggere almeno una volta nella vita (QUI la prima parte; QUI la seconda). Ricordo, come sempre, che non si tratta di una classifica. L’ultima parte, per quest’anno, uscirà venerdì 21 settembre.
Come sempre, sotto ogni paragrafetto trovate il link per acquistare il libro!
Fatemi sapere cosa ne pensate!
1. Frankenstein – Mary Shelly
Il precursore della fantascienza nell’epoca della scoperta dell’elettricità non poteva non rientrare in questa lista. La mia edizione di Frankenstein o il moderno Prometeo non è per nulla al passo con i tempi. Si tratta di un volumetto malmesso di Edizioni BIT, acquistato da mio padre nel 1995 all modico prezzo di 3000 lire. In copertina, di Joseph Wright, il dipinto Un eremita studia anatomia. L’interlinea 1 e il carattere 11 non mi ha reso per nulla facile la sua lettura permettendomi, però, di poter immedesimarmi meglio nei suoi narratori, intrappolati sulla carta in un’era così lontana e così vicina da sembrare sospesa nel mezzo. Il fatto che questo romanzo, frutto di una futile scommessa, spesso non sia annoverato tra i grandi classici della letteratura mi sconforta. Credo che la colpa debba essere imputata al suo genere, forse lontano dai più celebri illuministi razionali o cantori romantici. La storia di Mary Shelly, al contrario, analizza perfettamente tutto ciò che di razionale ci sia, insieme a ogni goccia di romanticismo, e lo frantuma in mille pezzi, scavando nella mentalità umana come suppongo in poche opere sia davvero riuscito. L’incompatibilità del mostro con le figure normali e la sfacciataggine di uno scienziato che aspira a essere Dio mi hanno interamente destabilizzata. Ho paragonato molte volte questo romanzo a un trattato di psicologia e suppongo che ognuno di noi dovrebbe approfondirne la conoscenza, perlomeno chi ritiene di essere un lettore. «Ahimè! Perché l’uomo ha sensibilità superiore a quella dei bruti? Ciò serve solo a rendergli l’esistenza più difficile. Se i nostri impulsi si limitassero alla fame, alla sete e al desiderio potremmo essere quasi liberi; invece ci lasciamo trasportare da ogni soffio di vento, o da una parola casuale o dalla scena che questa parola può presentarci alla mente».
– Frankenstein
2. Il curioso caso di Benjamin Button – F. Scott Fitzgerald
Ho trovato questo racconto (o romanzo per i più precisi) tra le cianfrusaglie sparse per la cantina. Lo so, quasi ogni volume in mio possesso è stato “ereditato” dalla lunghissima lista di familiari che compravano i libri quando il prezzo di copertina era 3000 lire. Non posso che esserne soddisfatta. Ma tornando al racconto, Il curioso caso di Benjamin Button è un libro che merita un posto nella lista dei 100 libri da leggere almeno una volta nella vita e vado a spiegarvi il perché. La storia di un uomo nato vecchio è paradossale e nasce da una frase di Mark Twain «è un peccato che la parte migliore della nostra vita venga all’inizio e la peggiore alla fine»; ciò che appare più paradossale è il fatto che l’uomo in questione cresca mentre ringiovanisce. La questione è complicata, davvero un fatto curioso e, allo stesso tempo, malvisto dalla tranquilla cittadina di Baltimora sul finire dell’800. Se non lo avete mai letto, vi consiglio di rubare un’oretta del vostro tempo (perché è questo il tempo che ci impiegherete) per capire se l’affermazione di Twain sia corretta o meno. Io mi sono fatta un’opinione, ma lascio a voi il resto. «Mr. Button rimase immobile sul marciapiede, stupefatto e tremante dalla testa ai piedi. Quale orribile disgrazia era accaduta? […] Gli occhi del signor Button seguirono il dito indicante, e questo è ciò che vide. Avvolto in una voluminosa coperta bianca, e parzialmente infilato in una culla, sedeva un vecchio dell’età apparente di settant’anni».
– Il curioso caso di Benjamin Button
3. Al paese dei libri – Paul Collins
Il meraviglioso omaggio ai libri e alla lettura dimenticata dello scrittore americano che intraprende un viaggio “bibliofilo” verso Hay on Wye, un villaggio del Galles. Se non conoscete questo angolo di mondo e amate anche solo la vista dei libri, per favore, cliccate QUI. Dire che questa sorta di autobiografia sia adatta a tutti sarebbe ingiusto, si tratta sicuramente di un libricino di nicchia, specializzato, se si può dire, per un certo numero di lettori e nemmeno così definito. Credo, però, dato il mio affetto per questo autore, che bisognerebbe dargli una possibilità, così come Paul Collins ha dato la possibilità ai libri “perduti” di tornare a nuova vita. Per stuzzicare la vostra curiosità, eccone un assaggio: «Per ogni libro che riconosco ce ne sono venti che non so cosa siano. Di solito ciò mi rincuora – mi viene una gran voglia di leggerli tutti».
– Al paese dei libri
4. Il sesso inutile – Oriana Fallaci
Presumendo che conosciate tutte le altre straordinarie opere di questa imponente figura del panorama giornalistico e letterario italiano e mondiale, in questa lista ho deciso di inserire Il sesso inutile poiché, credo, sia lo scritto più sottovalutato della Fallaci. La descrizione cruda ed estremamente ricca di particolari delle più diverse società presenti al mondo fa di questo libro, a mio parere, uno stupendo e romanzato trattato di antropologia e sociologia. La situazione delle donne, accusate, relegate, violentate, umiliate, violate, venerate, abbellite, costrette… Un libro estremamente consapevole che mi ha fatta innamorare, trasportandomi nelle diversità più assurde e inconcepibili che, non sempre, sono così distanti da noi. «Le donne non sono una fauna speciale e non capisco per quale ragione esse debbano costituire, specialmente sui giornali, un argomento a parte: come lo sport, la politica e il bollettino metereologico».
– Il sesso inutile
5. La peste – Albert Camus
Ho parlato di questo capolavoro in un post su Instagram (cliccate QUI) e mi sono domandata come mai questo eccezionale volume non rientri quasi per nulla nelle liste che circolano sui libri da leggere assolutamente. Il romanzo di Camus, ambientato a Orano in una data imprecisata degli anni ’40 è l’emblema della malattia: non si tratta solo dell’epidemia mortale, la peste, appunto, ma della malattia umana. Un allegoria perfetta sull’instabilità delle relazioni, della mente e della prosperità stessa dell’intelletto. Qualcosa di assolutamente distante dalla classica definizione di “mente” e “risposta”. Se non lo avete letto, correte! «In verità, tutto per loro diventava presente; bisogna dirlo, la peste aveva tolto a tutti la facoltà dell’amore e anche dell’amicizia; l’amore, infatti, richiede un po’ di futuro, e per noi non c’erano più che attimi».
– La peste
6. Ivanhoe – Walter Scott
Il primo esempio (o quasi) di romanzo storico non poteva non rientrare nella mia lista. La lotta tra i Sassoni e i Normanni è dettagliatamente descritta in questo romanzo in cui si intrecciano fatti reali con protagonisti fantastici. Un’ambientazione meravigliosa che ogni aspirante scrittore dovrebbe studiare (link all’articolo in merito Il romanzo storico: scrivere di realtà con fantasia). Ho impiegato due mesi per leggerlo tutto, ma ne è valsa la pena: «Chi fa il bene avendo potere illimitato di fare il male, merita lode non solo per il bene che fa, ma anche per il male che evita di fare».
– Ivanhoe
7. Lo strano caso del Dr. Jekyll e Mr. Hide – R.L. Stevenson
Tutti conosceranno questo romanzo di mezzo che ha segnato la letteratura e non solo. Lo strano caso del Dr. Jekyll e Mr Hide, infatti, non è un semplice racconto fantastico o fantascientifico ma un’analisi profonda della psiche umana: quale dei due personaggi, facce della stessa medaglia, è il mostro? La tematica di Stevenson, spesso fraintesa, non è la paura del diverso, ma la lotta interiore di un uomo obbligato a confrontarsi con la società che scalcia per esprimere la propria natura animale. Un romanzo che ho dovuto inserire nei 100 libri da leggere almeno una volta nella vita, non solo per la trama palesemente eccezionale e aprifila di un intero genere, ma anche per la scrittura eccezionale dell’autore che ci trascina della sua mente e nella società inglese dell’epoca. «Che quell’orrore insorgente fosse legato a lui più di una moglie, fosse più intimo di un occhio; che giacesse rinchiuso nella sua carne, dove lo sentiva ululare e lottare per venire alla luce; e che nei momenti di debolezza e quando si abbandonava al sonno lo dominasse e lo escludesse dalla vita».
– Lo strano caso del Dr. Jekyll e Mr. Hide
8. Il ritratto di Dorian Gray – Oscar Wilde
Lo so, sto parlando di celeberrimi romanzi di quali si pensa sia scontata la lettura. Ma il loro posto di diritto in questa lista non glielo può togliere nessuno. Il ritratto di Dorian Gray è stato in assoluto il primo libro “impegnato” che io abbia mai letto. Credo all’età di undici anni. Ovviamente, non ne capii una singola parola, ma lo finii comunque. Qualche anno più tardi, con più consapevolezza, lo rilessi come sono solita fare con quei libri che mi lasciano un po’ di amaro, e vi lascio immaginare cosa ne abbia acquisito. Tralasciando la scrittura dandy e lo stile di Wilde – aforismi a non finire, ma perfettamente bilanciati – il tema del romanzo è perfettamente e incredibilmente attuale. Attuale, sì, ma lo è sempre stato. Nella società occidentale, prima di ogni altra, il tema dell’invecchiamento è un tabù. Così, anche il giovane Gray arriva a formulare un “patto con il diavolo” pur di rimanere giovane. Ma si sa, i peccati e le brutture della vita devono comunque trovare il loro posto. «Solo le persone superficiali impiegano anni per liberarsi da un’emozione. Chi sia padrone di sé può porre termine a una sofferenza con la stessa facilità con cui inventa un piacere. Non voglio essere in balia delle mie emozioni. Voglio servirmene, goderle e dominarle».
– Il ritratto di Dorian Gray
9. Uno, nessuno e centomila – Luigi Pirandello
Non c’è bisogno che io annunci nemmeno questo romanzo. Il mio preferito di Pirandello, che svela a una a una le maschere sociali sviluppate dagli uomini, prettamente in occidente, anche se è un ragionamento valido, a mio parere, per ogni cultura. Tutti dovrebbero leggere questo romanzo introspettivo e al contempo sociologico. Non posso che lasciarvi l’inizio, la frase che me ne ha fatta innamorare: «Mi si fissò invece il pensiero ch’io non ero per gli altri quel che finora, dentro di me, m’ero figurato d’essere».
– Uno, nessuno e centomila
10. La mia Africa – Karen Blixen
Non so quanti di voi conoscano questo titolo. Mi è stato regalato lo scorso Natale (insieme a una montagna di altri libri) e all’inizio non ne ero molto entusiasta. Ho iniziato a leggerlo controvoglia ma dalle prime pagine mi ha catturata: l‘autobiografia di una scrittrice che tra gli anni ’10 e ’30 vive in una fattoria del Kenya e racconta, appunto, la sua Africa. Un viaggio dolcissimo e a volte doloroso, imposto e non da una sorta di gerarchia sociale che, alla fine, diventa puro sentimento. «La cosa più vicina al sogno, nel mondo della veglia, è la notte in una grande città, dove tutti sono sconosciuti per tutti, o la notte in Africa».
– La mia Africa
11. Siddharta – Herman Hesse
Considero questo romanzo come una pietra miliare della letteratura del Novecento. Si tratta, in poche parole, del viaggio spirituale del giovane Siddharta che, insoddisfatto, fugge dalla famiglia per vivere nuove esperienze insieme al suo caro amico Giovinda. Non è tanto la trama, né la scrittura, ad avermi ammaliato, quanto l’insieme delle riflessioni che compaiono in ogni pagina di questo breve testo. Credo che bisognerebbe leggerlo da adolescenti per ricevere una vera e propria “illuminazione”, ma letto da adulti restituisce comunque una visione d’insieme unica e potrebbe chiarire qualche idea a molti, me compresa. «A volte percepiva, nella profondità dell’anima, una voce lieve, spirante, che piano lo ammoniva, piano si lamentava, così piano ch’egli appena se ne accorgeva. Allora si rendeva conto per un momento che viveva una strana vita, che faceva cose ch’erano un mero gioco […] Come un giocoliere con i suoi arnesi, così egli giocava coi propri affari e con gli uomini che lo circondavano, li osservava, si pigliava spasso di loro: ma col cuore, con la fonte dell’essere suo, egli non era presente a queste cose. E qualche volta rabbrividì a simili pensieri, e si augurò che anche a lui fosse dato di partecipare con la passione di tutto il suo cuore a questo puerile travaglio quotidiano, di vivere realmente, di agire realmente e di godere e di esistere realmente, e non solo star lì come uno spettatore».
– Siddharta
12. Le affinità elettive – J. W. Goethe
Perché non parlare del famoso I dolori del giovane Werther? Ecco, appunto, troppo famoso e se non lo avete letto è un’insulto bello e buono. Insomma, è come se inserissi in questa lista la Divina Commedia. Comunque sia, Le affinità elettive, e non arrabbiatevi, mi è piaciuto di più. Non saprei spiegarvi il perché, probabilmente l’atmosfera che Goethe è riuscito a creare, ma ho trovato questo romanzo più valido dei suoi precedenti. Nel 1809, infatti, Le affinità elettive era già il suo quarto romanzo. L’amore maturo di Edoardo e Carlotta mi ha un po’ disinfiammato dalle passioni travolgenti di altri romanzi, rendendomi però più consapevole di fronte all’età e al fatto che l’amore non la possiede. I sentimenti umani e la chimica intesa proprio come scienza sono sublimati nelle parole dell’autore che sviluppa questa idea bizzarra in maniera perfetta. La mia edizione è passata di mano in mano e ne conservo un ricordo magnifico la prima volta che mia madre me la lasciò sul comodino, per caso. Non sapevo nemmeno leggere ma lo tenni come soprammobile fin quando non fui capace di assaporarlo. Il suo posto nella classifica dei 100 libri da leggere almeno una volta nella vita è doveroso. «Nel caso dell’artista come in quello dell’artigiano, si vede in modo chiarissimo che l’uomo meno di tutto riesce a possedere ciò che gli appartiene più strettamente. Le sue opere lo lasciano, come gli uccelli il nido in cui furono covati».
– Le affinità elettive
13. Storia della filosofia medievale – Luciano De Crescenzo.
Ho rubato questo libro alla biblioteca del liceo, oggi lo posso ammettere. Ma il faccione barbuto di De Crescenzo mi ha incantata. E poi il titolo, filosofia e medioevo: praticamente le mie parole preferite. Si tratta di un saggio, come avrete capito, ma non è un saggio noioso (come mi è capitato di leggerne), si potrebbe meglio definire come un “viaggio” alla scoperta di un’epoca, simile a un documentario anche per la struttura stessa del volume. Vi lascio il principio per darvi un’idea. Leggetelo, ne vale la pena. «Caro lettore, dal momento che hai già comprato il libro posso dirti la verità: quella che stai per leggere non è una vera e propria storia della filosofia medievale, è solo una breve escursione in quel periodo storico. […] I romanzi si distinguono dai saggi perché hanno una trama ben precisa, ebbene anche la mia storia della filosofia ha una trama e precisamente la guerra durata Mille anni tra la Fede e la Ragione».
– Storia della filosofia medioevale
14. Il libro dell’inquietudine – Fernando Pessoa
Questo volume non è classificabile in nessun tipo di genere, struttura o forma. Si tratta di una serie di frammenti sparsi e confusi (per questo il titolo così azzeccato) che ricalcano le confessioni di un uomo, le sue memorie, le sue coscienze. Se devo ammetterlo, mi ha inquietato davvero! Bernardo Soares è il protagonista principale che descrive le sue illusioni e le rivela attraverso i dolori che esse gli hanno provocato. Non consiglio questo libro agli amanti della perfezione, oppure sì, anche a loro, perché una visione differente può far bene. «E dopotutto ci sono tante consolazioni! C’è l’alto cielo azzurro, limpido e sereno, in cui fluttuano sempre nuvole imperfette. […] E, alla fine, arrivano sempre i ricordi, con le loro nostalgie e la loro speranza, e un sorriso di magia alla finestra del mondo, quello che vorremmo, bussando alla porta di quello che siamo».
– Il libro dell’inquietudine
15. La gioia di scrivere – Wislawa Szymborska
Una raccolta di poesia dell’autrice premio Nobel non poteva non finire in questa penultima parte dei 100 libri da leggere almeno una volta nella vita. Il suo successo è stato clamoroso anche in Italia, ma, come spesso accade, è durato poco e molti se ne sono scordati. Io no, e basta il titolo a capirne il motivo. Questo volume (che raccoglie tutte le poesie della Szymborska dal 1945 al 2009) mi è stato regalato qualche anno fa da una mia cara amica. Ne avevo una versione non integrale e me ne lamentavo parecchio fin quando lei, esasperata, non mi ha fatto ritrovare in un pacchetto la versione integrale. Vi lascio una delle poesie per farvi capire quanto me ne sia innamorata, Qualche parola sull’anima.
L’anima la si ha ogni tanto,nessuno la ha di continuo, per sempre.
Giorno dopo giorno,anno dopo anno,possono passare senza di lei.
A volte nidifica un po’ piu’ a lungo,sole in estasi e paura dell’infanzia,
a volte solo nello stupore dell’essere vecchi.
Di rado ci da’ una mano in occupazioni faticose,
come spostare mobili, portare valige
o percorrere le strade con scarpe strette,
quando si compilano moduli,si trita la carne,
di regola ha il suo giorno libero.
Su mille nostre conversazioni partecipa ad una,
ed anche a questo non necessariamente,
poiche’ preferisce il silenzio,
quando il corpo comincia a dolerci e dolerci,
smonta di turno, alla chetichella,
e’ schifiltosa,
non le piace vederci nella folla,
il nostro lottare per un vantaggio qualunque
e lo strepito degli affari, la disgusta,
gioia e tristezza non sono per lei due sentimenti diversi,
e’ presente accanto a noi solo quando essi sono uniti.
Possiamo contare su di lei
quando non siamo sicuri di niente e curiosi di tutto,
tra gli oggetti materiali le piacciono gli orologi a pendolo e gli specchi,
che lavorano con zelo anche quando nessuno guarda.
Non dice da dove viene e quando sparira’ di nuovo,
ma aspetta chiaramente simili domande.
Si direbbe che
cosi’ come lei a noi,
anche noi siamo necessari a lei,
per qualcosa.
– La gioia di scrivere. Tutte le poesie
16. Io sono Malala – Malala Yousafzai
Il successo letterario tra i più rinomati negli ultimi tragici tempi di guerra. Questo pseudo saggio merita di essere letto per guardare le cose da dentro e poterle capire come se ci si trovasse nella stessa posizione. La posizione delle donne islamiche, per la precisione. Non so quanti di voi abbiano già letto questo libro, ma io l’ho trovato davvero emozionante, vero ed estremamente chiaro. Non serve aggiungere altro. Vi lascio l’incipit per farvene un’idea: « Sono nata in un paese creato a mezzanotte. Quando sono quasi morta era appena suonato mezzogiorno. Un anno fa sono uscita di casa per andare a scuola e non ci sono mai più ritornata. Sono stata colpita da una pallottola talebana e mentre mi portavano lontano da Pakistan non ero cosciente. […] Il giorno in cui tutto è cambiato era martedì 9 ottobre 2012».
17. Festa mobile – Ernest Hemingway
Tra i tanti capolavori di Hemingway ho scelto l’unico incompiuto, lo so. Ma si tratta di un diario di memorie dello scrittore che è riuscito a emozionarmi attraverso i suoi soggiorni a Parigi, le sue memoria, una sorta di autobiografia di uno dei periodi più travagliati della sua vita. Di Hemingway dovreste leggere tutto, ma per iniziare consiglio decisamente Festa mobile, perché in grado di far comprendere l’interiorità di un autore eccezionale e unico. «Avevo già imparato a non vuotare mai il pozzo della mia fantasia, ma a fermarmi sempre quando c’era ancora qualcosa, là in fondo, e a lasciare che tornasse a riempirsi durante la notte con l’acqua delle sorgenti che lo alimentavano».
– Festa mobile
18. Dizionario del Diavolo – Ambrose Bierce
Ho sempre avuto paura di questo libro. Troneggiava nello scaffale più basso della piccola biblioteca di mio nonno e poi sulla scrivania disordinata di mio padre. Il titolo mi terrorizzava e non mi volli mai avvicinare. Crescendo, come con quasi ogni libro, mio padre me lo consigliò “Leggilo, gioia! Fa morire dalle risate”. E aveva ragione. Si tratta di un vero e proprio dizionario cinico e a tratti blasfemo stilato dal giornalista statunitense e pubblicato per la prima volta nel 1906. I difetti della società americana vengono spiattellati sotto forma di definizioni e aforismi e non possono che rendere questo volume assolutamente imperdibile. Vi lascio qualche definizione esilarante:
Ambasciatore (s.m.). Ministro d’alto rango mantenuto da un governo nella capitale di un altro paese perché possa ubbidire ai capricci di sua moglie.
Bruttezza (s.f.). Dono che gli dei fanno a certe donne, e che rende possibile la virtù senza l’esercizio dell’umiltà.
Epitaffio (s.m.). Iscrizione tombale che dimostra chiaramente come le virtù acquisite con la morte abbiano effetto retroattivo.
Fedeltà (s.f.). […] Virtù particolare che contraddistingue coloro che stanno per essere traditi.
Ottimismo (s.m.). Dottrina o credo che vede tutto bello, incluso il brutto; tutto buono, soprattutto il male; e tutto giusto, particolarmente ciò che è sbagliato.
Uomo (s.m.). Un animale talmente preso dalla rapita contemplazione di ciò che pensa da perdere di vista quello che dovrebbe essere realmente. La sua occupazione principale è lo sterminio, non solo degli altri animali, ma anche della sua stessa specie: la quale, tuttavia, si moltiplica con tale tenacia, insistenza e rapidità da infestare l’intero mondo abitabile nonché il Canada.
Zanzara (s.f.). Il germe dell’insonnia, da distinguersi comunque dalla coscienza, che è il bacillo della stessa malattia.
19. La banalità del male – Hannah Arendt
Questo saggio mi è caro per vari motivi. In primis, è stato uno degli argomenti della mia tesina di maturità e per questo lo conosco a memoria. In secondo luogo, la scrittura della Arendt mi ha radicalmente cambiata, nonché le informazioni e le teorie che la stessa elabora in questo saggio sul processo di Eichmann a Gerusalemme. Il titolo lascia intendere perfettamente l’argomento del testo e ne scava anche la stessa ipotesi dell’autrice: “erano ordini e io li ho solo eseguiti”. Ve ne lascio una delle parti che meglio descrive la banalità, appunto: «L’espulsione e il genocidio, sebbene siano entrambi delitti internazionali, devono rimanere distinti; la prima è un crimine contro le altre nazioni, mentre il secondo è un attentato alla diversità umana in quanto tale, cioè a una caratteristica della condizione umana senza la quale la stessa parola umanità si svuoterebbe di ogni significato».
– La banalità del male. Eichmann a Gerusalemme
20. Lolita – Vladimir Nabokov
Tutti dovremmo leggere questo capolavoro, senza pregiudizi né convinzioni preimpostate. Leggendo questo libro un po’ più in là con l’età mi rendo conto che la gioventù è una delle cose più preziose che possediamo e non possiamo lasciarcela sfuggire. Humbert, senza giri di parole, è un pedofilo che vive il suo desiderio in silenzio, vergognandosene e soffrendo. Debolezza e follia caratterizzano questa storia che entra di diritto nella mia classifica dei 100 libri da leggere almeno una volta nella vita. «Ciò che udivo era soltanto la melodia dei bambini che giocavano, soltanto quello, e l’aria era così limpida che in mezzo a quel vapore di voci mescolate, maestose e minute, remote e magicamente vicine, schiette e divinamente enigmatiche, si poteva udire di tanto in tanto, come liberato, uno zampillo quasi articolato di vivide risa, o il colpo di una mazza, o lo sferragliare di un camion giocattolo, ma era tutto troppo lontano dagli occhi perché si potesse distinguere un movimento nelle strade appena tratteggiate. Rimasi ad ascoltare quella vibrazione musicale dall’alto del mio dirupo, quegli sprazzi di grida isolate che avevano per sottofondo una sorta di schivo mormorio, e allora capii che la cosa disperatamente straziante non era l’assenza di Lolita dal mio fianco, ma l’assenza della sua voce da quel concerto di suoni. Questa, dunque, è la mia storia. L’ho riletta. C’è rimasto attaccato qualche brandello di midollo, e sangue, e mosche bellissime d’un verde brillante. A questa o quella delle sue svolte sento che il mio essere vischioso mi sfugge, scivola in acque troppo profonde e troppo oscure perché io possa sondarle».
– Lolita
21. La storia – Elsa Morante
A Roma la Seconda Guerra Mondiale ci viene narrata attraverso gli occhi di un bambino e di sua madre. Una perla della letteratura italiana da una delle mie autrici preferite. Si tratta di un libro dalla doppia visione: la guerra, da un lato, che non può che far pensare alla morte e l’amore, dall’altro, che non può che far pensare alla vita. Questi due aspetti si mescolano e, come si spera sempre che sia, è la vita, alla fine e comunque, a trionfare. «Si sa che la fabbrica dei sogni spesso interra le sue fondamenta fra i tritumi della veglia o del passato».
– La storia
22. Il Conte di Montecristo – Alexandre Dumas
Anche qui, uno dei capolavori della letteratura dell’800. Un libro d’amore, di mistero, certo, ma anche l’inizio di un genere, a mio parere, quello del thriller. Molti lettori giovani credono che le opere classiche siano un ammasso di noia e parole difficili. Sì, per le parole difficili, a volte; no, per la noia. Il Conte di Montecristo è un libro ricco d’avventure che non ti abbandona facilmente e che deve essere inserito nella lista dei 100 libri da leggere almeno una volta nella vita. «Io sono uno di questi esseri eccezionali, sì, signore, io lo credo, sino ad oggi nessun uomo si è trovato in una posizione simile alla mia. I regni dei re sono circoscritti, sia dalle montagne, sia dai fiumi, sia da un cambiamento di costumi o di favelle. Il mio regno è grande come il mondo perché non sono né italiano, né francese, né indiano, né americano, né spagnolo: io sono cosmopolita. Nessuno può dire di avermi veduto nascere; Dio solo sa quale terra mi vedrà morire».
– Il conte di Montecristo
23. L’Alchimista – Paulo Coelho
Uno dei capisaldi della letteratura latino–americana e degli anni ’80 tutti. Mi sono innamorata di questo libro alle prime parole e poi di tutti gli altri di Coelho. I due temi principali del viaggio e del sogno si intrecciano delle vicende dl giovane Santiago e sviluppano una trama eccezionale e coinvolgente al punto che ci viene voglia di inseguire le sue scoperte. E poi, ragazzi, l’Egitto qui descritto è spettacolare. «Ho imparato che il mondo possiede un’Anima, e chi riesce a comprendere quest’Anima riuscirà a comprendere il linguaggio delle cose. Ho appreso che tanti alchimisti hanno vissuto la propria Leggenda Personale e hanno finito per scoprire l’Anima del Mondo, la Pietra Filosofale e l’Elisir. Ma, soprattutto, ho appreso che queste cose sono talmente semplici da poter essere scritte su uno smeraldo».
– L’alchimista
24. La guerra dei Mondi – H.G. Wells
Il genere fantascientifico non mi ha mai ispirato, lo ammetto, ma questo romanzo è tutta un’altra storia. Un’incessante critica al colonialismo rappresentato dai “marziani” nella società europea e uno spaccato di vita agli inizi del ’900. Un libro imperdibile, a mio parere, non solo per la trama ma anche per la scrittura e lo stile di Wells. «Gli uomini, infinitamente soddisfatti di sé stessi, percorrevano il globo in lungo e in largo dietro alle loro piccole faccende, tranquilli nella loro sicurezza d’esser padroni della materia. Non è escluso che i microbi sotto il microscopio facciano lo stesso».
– La guerra dei mondi
25. Amleto – William Shakespeare
La tragedia del principe di Danimarca non poteva non concludere questa lista. So che non tutti amano leggere la trasposizione teatrale, ma credo che le opere di Shakespeare meritino un’eccezione. Sono stata obbligata a leggere questo libricino durante gli studi, ma dopo il meritato riposo ho continuato ad amarlo. Tra le tante opere (tutte o quasi imperdibili), l’Amleto è quella che mi ha più colpita. Un discorso interiore, un susseguirsi di eventi in una cornice così perfettamente delineate meritava di essere compreso fino in fondo. «Chi sei tu che usurpi quest’ora notturna e insieme la figura alta e guerriera in cui la maestà del re danese, ora sepolto, marciò un giorno? Parla, perdio, parla dunque!».
– Amleto
***
Spero che anche questa penultima lista vi abbia incuriosito facendovi scoprire qualcosa di nuovo. In epilogo, vorrei dire che ognuno di questi libri (o forse l’ho già detto?) è legato in un modo o nell’altro a un ricordo passato, perciò li tengo nel cuore e nella mente come piccoli gioielli. L’ultima parte, per quest’anno, uscirà venerdì 21 settembre.
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Gloria
16 risposte a “100 libri da leggere almeno una volta nella vita – Parte III”
Wow. Una buona parte li ho letti, anche se un po’ di tempo fa. Il mio cruccio, ultimamente, è che non ricordo più le trame e sto dimenticando i titoli. Per alcuni autori di successo che scrivono trame con un canovaccio simile e titoli che si somigliano tipo Il socio, Il cliente, la giuria, il giurato ecc. non li compro più perché mi domando se l’abbia già letto.
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Magari puoi optare per le biblioteche, così li porti a casa senza costi e se lo hai già letto potresti comunque scoprire una “rilettura” affascinante!
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Buona idea, poco dispendiosa.
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1) Uno dei miei romanzi preferiti, nel quale bene e male si fondono o si alternano; anche un mostro (metaforicamente un figlio) subisce le ingiustizie e le incomprensioni di chi l’ha creato, pur seguendo solo la propria natura. Una mancanza di rispetto nei confronti della natura, credendosi un dio e divenendo, invece, un demone.
2) Non ho visto nemmeno il film, ma conto di metterlo in lista.
3) Sembra intrigante.
5) Come il 3.
6) Ce l’ho, ma devo ancora leggerlo.
7) Come il 6.
8) Memorabile in quell’ossessionante ricerca dell’amore, rapito da un amore fittizio e che al vero amore volta tragicamente le spalle; c’è chi getta la maschera per trovare la felicità e chi, per evitare di soffrire, ne indossa una. Unica nota negativa: l’amicizia maschile che quasi sfocia in un vero e proprio amore omosessuale.
9) Pur gradendo qualche sviluppo narrativo tra il serio e il faceto, mi aspettavo di più.
11) Come il 6 il 7.
12) L’ho trovato leggermente inferiore a “I dolori del giovane Werther”, più che altro perché qua non c’è solo un singolo protagonista a patire per amore, ma una coppia che scoppia quasi inaspettatamente (se leggo la storia di una coppia, mi aspetto che rimanga tale fino alla fine); comunque sia, il dolore, la disperazione, l’afflizione e il tormento per un amore perduto si percepiscono tutti.
13) Lo aggiungo.
14) Anche questo m’intriga.
15) Idem come sopra.
16) Sono stato tentato di prenderlo, ma poi l’ho abbandonato: mi sembra che tratti una tematica troppo sulla cresta dell’onda, nel tentativo di fare facile propaganda.
18) Il titolo è fuorviante, ma m’ispira.
19) Della serie: siamo molto originali con i titoli. Ho “La banalità del bene” (anch’esso tratta di nazismo, ebrei, etc.) e l’ho confuso; penso che lo cercherò lo stesso, perché parla di un argomento che mi affascina.
20) Sintetizzo: irritante. Ho faticato non poco a provare empatia per il protagonista, più che altro perché, pur essendone il rapitore, diventa quasi lui stesso schiavo della ragazzina, in quel continuo resistere e cedere alla tentazione di possederla. Non mi ha infastidito la giovane età della protagonista, ma il fatto che non avesse nulla di fisicamente attraente (al punto da essere descritta con fattezze scimmiesche) che giustificasse in qualche modo l’ossessione dell’uomo.
22) 6, 7, 11.
23) Vade retro Coelho, se parla di religione.
24) 6, 7, 11, 22.
25) 6, 7, 11, 22, 24.
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Adoro queste risposte!
Il titolo originale de “dizionario del diavolo” era “Il libro delle parole ciniche. “La banalità del male” è uscito nel ’63, nulla a che vedere con il libro del 91 di Deaglio che praticamente parla dell’argomento in senso opposto (e a me non ha fatto impazzire). Per Lolita, be’ non è detto che si debba provare empatia per i personaggi (non ne provo nemmeno io), ma rimane un capolavoro (Lolita non è una vittima a tutti gli effetti). Su Malala avevo gli stessi dubbi, ma alla fine ho ceduto; non so se sia propaganda o meno e non mi interessa, a me ha emozionato. Coelho o lo ami o lo odi! 😀
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Interessante anche questa lista di libri consigliati, 5 li ho letti tantissimi anni fa, ma sono da rileggere…😍
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Pessoa va letto. Il libro dell’inquietudine però va letto a piccole dosi: altrimenti fa male. Per il resto mi devo quindi decidere a leggere La peste, rimando rimando e poi …
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Ti do ragione sul Libro dell’inquietudine! Ma Camus? Anche lui va letto 😀
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Frankenstein, Stevenson, Doria Gray, Pirandello, Siddharta, questi li ho letti… dopo Dorian Gray mi sono appassionata a Oscar Wilde 😍
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Su Lolita: pensavo di recente (l’ho letto da poco) che libri impostati sull’antieroe aiutano molto a capire punti di vista che, d’impatto, troviamo aberranti.
Uno di quei romanzi che insegna a ragionare, per forza, sulle miserie umane e a considerare chi ospita certe pulsioni come persona e non come mostro.
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Sono pienamente d’accordo. Non è sempre detto che i protagonisti “simpatici” siano i migliori e ci sono molti esempi al riguardo: Lolita, in primis, ma anche Dracula, i capolavori di King, la stessa Madame Bovary, per alcuni!
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Vero, penso a Lolita sia per la lettura recente che per il tema, particolarmente prono a infiammare gli animi prima che ad avviare i neuroni (come più che comprensibile sia)
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[…] da L’Origine della specie (che vi consiglio di leggere e che potete trovare in questa lista: QUI) introduce perfettamente l’argomento che ho deciso di intraprendere in questo articolo – per […]
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