Piantate alberi. Ci danno due degli elementi più cruciali per la nostra sopravvivenza: ossigeno e libri
Whitney Brown
In questo libro, come Phileas Fogg nel romanzo di Jules Verne, sono partito da casa mia, a Londra, diretto a oriente, scrive Jonathan Drori, amministratore fiduciario dei Royal Botanic Gardens di Kew e del Woodland Trust.
Ho sempre inteso la natura come qualcosa di estremamente misterioso, impossibile da capire, da dominare. Da bambina me ne stavo ore nel boschetto dietro casa, tra i ciliegi e gli alberi di melo. Non facevo nulla di particolare, osservavo gli alberi, i conigli. Non avevo idea, ad esempio, che le capre si arrampicassero sugli Argan, che la mela che Paride diede alla dea Afrodite sia stata probabilmente una cotogna, che l’Acacia sfrutti il vento che sibila tra le foglie per dissuadere gli insetti o che il Jarrah abbia pavimentato le strade dei londinesi alla fine del diciannovesimo secolo.

Credo che questo volume sia l’umanità raccontata dalla natura: gli alberi hanno contribuito alla storia dell’uomo in modi radicalmente diversi. Il Kapok di Freetown, ad esempio, fu l’albero sacro degli schiavi africani dopo la Guerra d’Indipendenza; le Jacaranda blu adornano le più belle città del mondo così come i Ciliegi Yoshino i quali boccioli rappresentano il mono no aware, «partecipazione emotiva alla caducità»; L’Albero dell’incenso fu motivo di grande ricchezza e coesione tra i popoli antichi, mentre l’Abete rosso diede vita ai violini di Stradivari.
Insomma, anche se la natura mi appassiona e anche se cerco sempre di scoprirne di più, avrei perso tutte le sue sfaccettature se non avessi letto il volume di Jonathan Drori. Per questo, ho deciso da raccogliere otto degli ottanta alberi descritti per infondervi qualche pizzico di curiosità nei loro confronti. Mi permetto di sottolineare, oltre ai vari aneddoti, le magnifiche illustrazioni di Lucille Clerc – della quale potete trovare qualche altra opera QUI.
Iniziamo.
Cipresso di Leyland – Inghilterra
Non avevo mai sentito parlare di un albero che avesse provocato più di 17000 controversie ufficiali, ma a quanto pare non sono abbastanza informata. Il cipresso del Leyland può crescere fino a un metro all’anno e raggiungere facilmente i 35 metri d’altezza. Ha provocato non poche grane al governo inglese, e al suo vicinato: «[…] nel Regno Unito per legge, non si possono installare staccionate che superino i 2 metri tra una proprietà e l’altra». Perciò gli inglesi hanno iniziato a piantare cipressi e l’albero iniziò a provocare violenti dibattiti tra vicini: «La lotta delle siepi provocò un suicidio e almeno due omicidi».
Faggio – Germania
Il faggio dona un’ombra gradevole, scoraggiando la vita di piante nel sottobosco. Durante uno dei viaggi che feci da bambina con i miei genitori, in Germania, visitammo una foresta di faggi, piccola e silenziosa, proprio come descritte da Drori. Il sottobosco era praticamente deserto e riuscivo a sentire i bisbigli di tutto il gruppo di turisti accanto a noi. Mi portai a casa piccoli pezzetti di corteccia che conservo ancora, ossessivamente, in una piccola boccetta. «La corteggia liscia del faggio è da sempre associata alla scrittura. Virgilio ammetteva di aver inciso delle scritte sulla corteccia di faggio […] I primi libri, fatti con pagine di pergamena, erano protetti da una copertina fabbricata con tavolette di faggio».

Ontano – Italia
Quando ho letto le capacità di questo albero ne sono rimasta sbalordita. Lo sapevate che Venezia è praticamente costruita su di lui? «I veneziani capirono che fondamenta con pali di legno in ontano avrebbero potuto sostenere pesanti edifici, e furono tanto audaci da costruire una città da sogno al centro di una laguna!». L’ontano è in grado di resistere all’umidità e quindi all’acqua nel quale è immerso. Inoltre, quest’albero fece divenire Venezia una delle più efficienti superpotenze militari grazie anche all’ottima fonte di carbone.
Cipresso mediterraneo – Cipro
Questa variante diffusa di cipresso è il classico esemplare che siamo soliti ritrovare nei luoghi di culto, dedicati alla sepoltura e molto spesso nei cimiteri del Vecchio Continente. «Gli Egizi usavano il legno resinoso dei cipressi per sarcofagi e forzieri a prova di insetti, e l’albero diede il suo nome a Cipro, da cui proveniva […]». Ricordiamo tutti la storia di Ciparisso (ah, tu no? Clicca QUI) e del dio Apollo. Visto? Gli alberi accompagnano anche le grandi storie.
Baobab – Botswana
Un albero in grado di vivere per due millenni; fantastico, no? Si tratta di un organismo gigantesco sul quale incombono differenti credenze. «Le leggende popolari danno spiegazioni diverse per il loro strano aspetto: la più comune è che il baobab si fosse montato la testa e avanzasse pretese eccessive. Dopo un lungo tira e molla, il Creatore, esasperato, piantò l’albero a testa in giù con le radici all’aria. […] In molte tradizioni africane i baobab sono considerati il rifugio degli spiriti benigni degli antenati morti. Talvolta vengono associati anche a forze maligne. In ogni caso le superstizioni ispirano una venerazione che accentua il desiderio di tutelare questi alberi straordinari». Per avere un’idea di quanto siano maestosi, cliccate QUI.

Albero della lacca – Giappone
Donne, i gioielli laccati e intagliati vi sono graditi? Be’, è anche merito di questo albero. Il processo per estrarre la linfa gocciolante inizia a metà estate attraverso l’incisione del tronco con tagli paralleli. Ma l’albero della lacca è anche legato a una delle storie più macabre esposte in questo volume: «[…] riguarda un’oscura setta di monaci asceti nel nord del Giappone, dediti a diventare […] “Buddha viventi” […]. Per trasformare il proprio cadavere in una “reliquia totale”, i monaci si imbalsamavano o mummificavano gradualmente bevendo tè urushi, preparato con la linfa dell’albero della lacca». Inquietante. Se vi interessa saperne di più, cliccate QUI – mi raccomando, niente pazzie.
Durian – Malesia
I frutti di questo albero modestamente grande possono arrivare a pesare fino a 6 chili. Possiede grandi fiori bianchi che attraggono impollinatori specifici e i suoi frutti corazzati e spinosi sono controversi: a quanto pare il loro sapore è simile a quello del latte scaduto e il loro odore è molto forte – tanto da vietarne la presenza in albergo o in aereo. Scrive Drori: «[…] lo scrittore inglese Anthony Burgess paragonava l’esperienza a quella di “un biancomangiare al lampone gustato in bagno”». Bleah.
Albero dinamite – Costa Rica
Un nome, un destino… no? Mentre leggevo questo capitolo, di prima mattina al fianco del mio ragazzo, ho gridato cooosa?, che quasi gli facevo rovesciare il caffè. Fatemi sapere se accade anche a voi: «I semi […] tondi e piatti, grossi come fagioli e ovviamente velenosi sono incapsulati in frutti […]. Via via che perdono l’umidità, alcune parti si seccano riducendosi più velocemente di altre. Si crea così una forte tensione fino a un improvviso rilascio, di solito in una giornata calda e asciutta, e il frutto esplode. I semi vengono scagliati con incredibile forza, accompagnati da un rumore forte come una detonazione […]. Gli scienziati hanno osservato dei semi scagliati a oltre 70 m al secondo – più di 250 km orari!». Sconvolgente.

Se con soli otto alberi sono riuscita a stuzzicare la vostra curiosità, sono sicura che attraverso gli 80 di Jonathan Drori vivrete un’esperienza unica. L’attenzione scientifica e la dolcezza narrativa di questo volume sono tra le caratteristiche che più ho adorato, insieme alle illustrazioni spettacolari e al progetto grafico della Ippocampo Edizioni.
Il manuale raccoglie, inoltre, nelle ultime pagine, anche una lista di altri volumi consigliati sull’argomento natura, piante e alberi. Nonché una nota dell’autore dal titolo “Dove osservare gli alberi” che ho trovato deliziosa.
Ecco dove potete trovare Il giro del mondo in 80 alberi:
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A presto,
Gloria
8 risposte a ““Il giro del mondo in 80 alberi” – l’umanità raccontata dalla natura”
Bello! Lo comprerò presto. Grazie per avermi incuriosita.
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Allora aspetto anche un tuo commento! Grazie a te 🤗
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Grazie per i tuoi passaggi da me. Ciao.
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[…] Il giro del mondo in 80 alberi – recensioni […]
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Grazie mille Gloria!! Jonathan Drori, Londra. xxxx
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Thank you! I loved your book and of course all the trees!
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[…] Il giro del mondo in 80 alberi […]
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[…] ho già parlato di questo libro QUI. Sapevate che un albero può “comunicare” con la natura che lo circonda? E che le prime […]
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