Fabula & intreccio nel tuo romanzo

“Arrivammo a casa intorno alle sette di sera. Quella di accompagnarmi a Milano era stata una vera eccezione per Antonio, e probabilmente quello era uno dei “tre giorni” di Martina. Salutai la mamma con un bacio mentre guardava l’ennesima puntata di Downton Abbey. «Stasera pollo?» chiese con gli occhi incollati allo schermo del televisore.

«Va bene» disse Antonio, e sparì oltre la porta della cucina.

«Anche per me» aggiunsi. Salii in camera mia. Fissai il letto disfatto da tre giorni, i quadretti con i triangoli “a tre lati più uno” che aveva dipinto mio padre, e la laurea appesa, in una cornice di pochi euro, sul muro di fianco all’armadio. Era trascorso un anno da quel giorno tutto chiffon e tacchi alti, tutto un grazie-per-questi-momenti e occhiate comiche a mia madre. Ora non aspettavo altro che venissero annunciate le date per i colloqui a tre dei licei privati che mi interessavano. Mi piaceva lavorare al negozio da Elena, certo, ma con quello che guadagnavo non potevo permettermi neanche una stanza in affitto. E io volevo trasferirmi. Non troppo lontano, ma decisamente non troppo vicino, da Bettada. Lanciai la borsa sulla sedia della scrivania e mi tolsi il cappotto, appendendolo alla maniglia della finestra.


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A presto,

Gloria  

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