La scienza descrive le cose così come sono; l’Arte come sono sentite, come si sente che debbano essere.
Fernando Pessoa
“Nel Medioevo il diritto ad essere rappresentati spettava abitualmente a protagonisti della storia della Chiesa oppure a laici di primo piano di cui conosciamo il nome e i fatti. La grande novità degli affreschi di Ambrogio Lorenzetti è che i rappresentati sono invece tutti anonimi, persone comuni che svolgono occupazioni comuni”.
Così, Chiara Frugoni ci accoglie in questo nuovo saggio sul Medioevo, Paradiso vista Inferno edito da Il Mulino per questo 2019 nel quale illustra il ciclo di affreschi di Ambrogio Lorenzetti (1290 c.a. – 1348) all’interno della Sala della Pace nel Palazzo Pubblico di Siena.
La forza visiva delle parole dell’autrice ci immerge dentro la sala che ospita il ciclo del Buon Governo e della Tirannide (1338-39) e avvolge ciò che noi solamente vediamo con le considerazioni sulla vera realtà dell’epoca, a quanto pare ben diversa da quella dipinta dal Lorenzetti.
Ricordo distintamente di aver approfondito questo ciclo durante gli studi, e ancora più distintamente ricordo di non aver mai investigato la veridicità di quanto esposto in merito al governo dei Nove – una delle principali magistrature della Repubblica di Siena, in carica dal 1287 al 1355. Carestie, insurrezioni e accuse di corruzione contro il governo mancavano all’appello dell’analisi degli affreschi, perlomeno in merito all’indagine della sola opera. Invece, come magistralmente Chiara Frugoni opera in questo e in altri volumi, l’arte non è mai distaccata dalla storia e, a volte, cerca di velarla con lo scopo di indirizzare chi quella storia l’ha vissuta verso strade differenti, lastricate di paure e sospetti, di timore per le ripercussioni e di speranza nel domani.
L’affresco del Lorenzetti mostra infatti l’artificio di una straordinaria propaganda politica che, contro il governo dei Nove (il Buon Governo) pone solo la Tirannide, fatta di stragi, violenza e peccati (ancora oggi mal nominata come “Cattivo Governo”). Il ciclo deve essere letto come un manifesto politico attraverso il quale il governo vuole rappresentare il proprio programma. Il pennello di Ambrogio Lorenzetti diviene comprensibile da tutti e mira alla descrizione di una città splendente in cui ogni cittadino possiede uguale valore e la quale unica alternativa è la caduta e la disfatta dell’intera Siena.
La forza di Chiara Frugoni nel raccontarci ciò che sui banchi di scuola abbiamo forse sottovalutato si rispecchia nella sua scrittura coinvolgente, sempre attenta alle necessità del lettore che siano di leggerezza o di approfondimento.
Nel capitolo 3, l’autrice ci avverte: Gli affreschi del Buon Governo smontano punto per punto le critiche – e che critiche! – dirette al regime dei Nove e dimostrano non solo che il loro è il migliore dei governi possibili, ma anche che non c’è alternativa. Il Mal Governo in città e in campagna è una dicitura impropria – come detto prima –, perché non esiste un governo che può essere declinato in termini positivi o negativi: esiste solo un governo, quello dei Nove.
Lapidario e incontrovertibile è quindi il messaggio che i Nove danno ai cittadini: noi siamo l’unica soluzione, poiché senza di noi non c’è un cattivo governo, ma l’assoluta Tirannide.
Cosa vedevano i visitatori entrando nella Sala della Pace? Persone anonime, per la prima volta protagoniste di un vasto soggetto narrativo, gli affreschi, appunto, che rivoluzionano la propaganda politica mostrando con chiarezza gli effetti della ribellione ai Novi, la non esistente alternativa di pace e prosperità. Un manifesto che ben poco aveva a che fare con la realtà ma che ha permesso di inspessire il valore del governo di Siena, celandone le malefatte.

In questo volume, le parole di Chiara Frugoni sono accompagnate dalle magnifiche illustrazioni che riprendono e approfondiscono il ciclo del Lorenzetti. Bisognerebbe trattarle tutte, ma a questo ci ha già pensato l’autrice. Io mi limiterò a parlarvi della figura che più mi ha colpita: Avarizia, nell’Allegoria della Tirannide.
Avarizia è una donna – chissà perché, poi, i vizi sono tutti donne! – stremata e consumata dalla smania e che brama i suoi guadagni. Gli occhi rivolti a Tirannide, le mani a reggere una bilancia stretta al petto. L’autrice ci riporta un sermone di Agostino: Dall’Avarizia nascono il Tradimento, l’Inganno, l’Intrigo, la Povertà, l’Ansia, le Violenze, e le Durezze di cuore contrarie alla Misericordia. Credo sia facile ricondurre questa figura alla contemporaneità di oggi, come di allora. Ma non mi trovo d’accordo solo su una parola del santo: “dall’Avarizia nasce l’Ansia”, sì, certo, così come dalla paura che può anche essere rivolta a persone a noi care o a situazioni che ci stanno a cuore. E se l’Avarizia si riconduce alla brama di possedere, vivere felicità, be’, allora lo siamo tutti, avari, ed è un peccato che ci si può concedere, in questa nostra esistenza caotica.
Sarete felici di sapere, lettori, che lo stile e la scorrevolezza di Chiara Frugoni in Paradiso vista Inferno sono rimasti gli ingredienti di qualità di questo saggio, come dei precedenti dei quali vi ho parlato QUI.
Potrebbe essere un ottimo regalo per le festività di Natale! Potrete acquistare il volume qui:
Amazon – Paradiso vista Inferno
E voi? Conoscevate il ciclo di affreschi? Quali libri regalerete a Natale e quali vorreste ricevere?
#giftedby
A presto!
Gloria

Una replica a “Libri: “Paradiso vista Inferno” – Chiara Frugoni racconta la Siena del XIV secolo”
[…] Frugoni mi incanta sempre (la trovate anche QUI e QUI) e in questa fiaba l’incontro di un bambino con la morte del nonno è il racconto di […]
"Mi piace""Mi piace"