Per me, che si parli di psicologo o di schizofrenico, di maniaco o di psichiatra è la medesima cosa: sono tanti i ruoli, all’interno di un manicomio, che non si sa più chi è il sano o il malato
Franco Basaglia
Alcuni libri sostano sui nostri scaffali da tempo immemore e paiono rimanere lì ad attenderci senza pretendere nulla. La scorsa settimana mi è accaduta una cosa strana: avevo appena concluso la rilettura di Jane Eyre, e prima ancora quella di Cime Tempestose (le sorelle Brontë sono d’obbligo nel periodo natalizio) e vagavo con lo sguardo sugli scaffali della mia libreria ormai traboccanti per intercettare uno dei tanti titoli ancora inesplorati. A un certo punto, Morgana, la micia trovatella che il mio compagno ha raccolto dalla strada (e io l’ho pregato di portarmela perché era per me un “segno”), si è lanciata dalla mensola più alta, facendo scivolare dalla libreria il volume Follia di Patrick McGrath. Coincidenza? Sì, è probabile, ma ho deciso di raccoglierlo e infilarlo nella borsa.

Dopodiché, mentre la mia dolce metà già era tra le braccia di Morfeo, ho acceso la lucina da notte (espressamente voluta da lui che non riesce a dormire con la luce accesa, io invece dormo ovunque) e ho iniziato a leggere. La sera successiva, avevo terminato il libro. Non è stata una lettura rivelatrice, ve lo anticipo già, né ha accumulato molti punti nel mio taccuino di lettura, ma ho deciso di parlarvene proprio perché, pur non essendo uno dei libri che ho preferito, sarà sicuramente tra quelli che non dimenticherò.
Stella è la moglie di uno psichiatra. Si innamora di Edgar, un paziente omicida dell’ospedale nel quale lavora il marito, Max, e nel quale la donna vive insieme a lui e al figlio, Charlie. La storia è raccontata dall’anziano psichiatra Peter, che lo descrive un “caso perturbante” e lo narra con “apparente” distacco. La passione che scaturisce tra Edgar e Stella o, meglio, da Stella verso Edgar, è un’ossessione vera e propria, qualcosa che trascende dall’amore puro, e diventa assillo e incubo della donna. Mai titolo è stato più azzeccato, perché qui la follia non la si ritrova solo in quella passione malata, ma un po’ in ogni personaggio che incontriamo durante ill cammino. Qui sta, a mio parere, il genio di McGrath: condurci in una storia che non ci piace molto, ma dalla quale siamo affascinati, perché il male e la pazzia sono il centro del bersaglio, qualcosa che incuriosisce e provoca timore allo stesso tempo.
La narrazione di Peter, fino a un certo punto, sembra entrare nella testa di Stella, avere una visione chiara di ciò che sta accadendo e di ciò che prova, ma sarà davvero così? Niente spoiler, è ovvio, ma la pulce nell’orecchio non posso risparmiarvela. Stella è una bella donna, una donna dall’aspetto altero, la classica borghese inglese che nel corso del romanzo, suo malgrado (o forse no) percorre un inesorabile declino psicofisico, un cambiamento interiore e radicale che la porterà a intraprendere azioni terribili, verso un totale disinteresse per la vita, e al solo e unico scopo di ricongiungersi con il suo amato, omicida e paziente psichiatrico Edgar.
Dopo aver finito la lettura, un po’ timorosa, ho allontanato il libro dalla pila di dicembre, per non fargli contaminare la mia dolce Jane Eyre e non far venire idee strane a Heathcliff (più di quanto già non abbia). Ho appuntato il suo voto nel taccuino delle letture (7 e mezzo, bello stile, affascinante – così l’ho definito) e l’ho sistemato negli scaffali centrali, come nelle corsie del supermercato, in modo che possa vederlo, certo, ma anche frugare più in alto o più in basso in cerca del “prodotto” migliore.

E voi lo avete letto? Se sì, cosa ne pensate?
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A presto,
Gloria

Una replica a “Libri: Follia di Patrick McGrath – un’ossessione”
[…] già parlato di questo libro QUI, ma devo spendere altre parole. Follia, mai titolo è stato più azzeccato, racconta della storia […]
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