Ho sempre amato questa frase della Rowling e l’ho sempre ritenuta vera: cosa, più delle parole, delle idee e delle convinzioni che tramite le parole si esprimono, esiste di più magico? Una frase può trasformare l’azione, il pensiero, la risposta e, perché no, anche la nostra vita.
Non sto esagerando, davvero. Quante volte vi sarà capitato di ripensare a quella frase e mutare radicalmente il vostro modo di fare, nel bene o nel male, in una determinata situazione? A me accade spesso. Parlo di ogni tipo di espressione della parola: di una canzone, di una poesia, di un amico e di un libro. Quante volte voi stessi avete detto quella frase che ha inevitabilmente modificato le conseguenze delle cose e forse di una parola stessa?
Be’, questo è ciò che le grandi parole riescono a fare: intrufolarsi nei nostri pensieri e mutarli. A volte per venti irriducibili secondi, altre volte per una vita intera. Ma come possiamo modulare la parole e imprimere nel lettore quella sensazione di stupore e magia? Come possiamo provocare emozioni attraverso la carta?
EMPATIA
Il primo consiglio che mi sento di darvi è l’empatia. Scrivere vuol dire entrare in un’altra realtà, immergersi in un mondo fuori da sé, ma non per questo meno reale. Il coinvolgimento emotivo è il primo ingrediente per incantare il lettore.
Le storie devono avere un’anima e per possederla è necessario che gli scrittori la stampino attraverso le parole: gli obbiettivi, i desideri e l’atmosfera sono solo alcuni degli elementi che compongono l’anima di un romanzo.
Attraverso le emozioni dei vostri personaggi, il lettore si immedesimerà nelle situazioni narrate e sperimenterà empatia nei confronti di uno o più attori della vostra trama. Insomma, tutti hanno curiosità di conoscere le vite degli altri. Quindi, siate i più sinceri possibili e create personaggi che valga la pena di incontrare.
COME, QUANDO E PERCHÉ
Queste tre domande fondamentali sono alla base di ogni tipo di narrativa, e non solo. Le motivazioni dei personaggi devono essere forti, i loro desideri devono essere vissuti dal lettore, qualunque essi siano, dai più banali ai più profondi.
La psicologia indaga da sempre su queste domande:
- In che modo si comporta un individuo in una determinata situazione?
- Quando passa all’azione?
- Perché lo fa?
Semplici espedienti da cronaca, si potrebbe dire, ma nella narrativa le motivazioni aiutano a delineare l’arco di trasformazione del personaggio e la trama stessa.
Il desiderio del protagonista deve poter muovere ogni sua azione, deve essere il sangue della storia. Ogni desiderio ha un prezzo e, più grande sarà il prezzo da pagare, più il lettore verrà coinvolto nella narrazione.
CONFLITTO E OSTACOLI
Ho già ripetuto più volte l’importanza del conflitto e degli ostacoli (Scrittura Creativa – il fulcro di un romanzo; Scrittura Creativa: ideare la trama), ma non mi stancherò mai di ribadirlo: il conflitto è il motore della trama, senza di esso ogni desiderio è vano e banalmente raggiungibile.
La narrativa è composta da grandi conflitti e avversità che si manifestano sia nella forma interna che in quella esterna:
- Conflitto Esterno: qualcosa al di fuori del volere del personaggio ostacola il raggiungimento del suo desiderio.
- Conflitto Interno: qualcosa che vive, pensa, percepisce il personaggio ostacola il raggiungimento del suo desiderio.
Non esiste una regola fissa per l’inserimento dei conflitto, ma è sempre meglio incentrare la storia su un unico grande conflitto – che trascina le azioni in ogni direzione – e sparpagliarla di altri piccoli conflitti atti a incrementare la tensione e l’azione stessa del protagonista.
Entrambi i tipi di conflitto, esterno o interno, possono creare coinvolgimento emotivo nel lettore. Se usato nel modo corretto, il conflitto interno dona un maggio grado di profondità alla storia: il più grande ostacolo per raggiungere i desideri diventa il personaggio stesso.
CONCLUSIONE
La conclusione deve portare a termine la trama, ma questo non significa che bisogna scriverla con un finale che lasci il lettore di fronte a un muro (vedi Scrittura Creativa – il finale e le conseguenze della trama). Il finale può essere chiaro, aperto, violento, romantico. Insomma, qualsiasi tipo di finale può andar bene, basta che la tensione accumulata durante la trama raggiunga una conclusione.
Attenzione però, non stiamo parlando del vissero per sempre felici e contenti; la tensione deve concludersi , non svanire. Ogni cosa lasciata in sospeso deve essere spiegata (o rimandata nel caso di un seguito).
Scriveva Updike «Il buon finale ci congeda in modo cerimonioso e allo stesso tempo getta una luce nuova, che dà un significato diverso alla storia appena letta. Un incipit debole si può dimenticare, ma il finale di una storia rimane impresso indelebilmente nella mente dei lettori».
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Conclusioni. Questi sono solo alcuni, seppur i più importanti, consigli che mi preme scrivere sull’incanto del lettore. Se ne potrebbe discutere a lungo, ma anche la brevità può fare magie.
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Voi come incantate il lettore? Utilizzate questi espedienti? Vi ponete queste domande?
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A presto,
gloria
15 risposte a “Come incantare il lettore – l’arte di scrivere”
Mi è capitato di ritrovarmi in alcuni pensieri scritti da altri/e autori/trici, ma mai ho mutato il mio modo di pensare solo per aver letto un romanzo.
Sono quello che sono per le esperienze dirette di vita, quindi quello che scrivono gli altri mi lascia indifferente, in questo senso.
Di conseguenza, a meno che non siano enciclopedie (quindi utilizzate per apprendere), leggo solo per intrattenimento.
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Mmmh… ma è vera lettura? Anche io leggo per il piacere di leggere, ma alcuni romanzi hanno formato il mio senso critico e mi hanno fatto comprendere meglio alcuni pensieri, emozioni e reazioni. Anche le migliori pellicole o le canzoni, a volte, mutano il mio pensiero.
Ovviamente è tutto personale e ognuno vive la lettura come preferisce! 😊
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Non dico di non comprendere i pensieri scritti da altri: è solo che non ho motivo di cambiare il mio punto di vista, in quanto risultato della mia esperienza.
Tanto per fare un esempio pratico: potrei anche leggere un romanzo sulle unioni LGBT per capire il loro punto di vista, ma questo non mi renderebbe più aperto nei loro confronti, perché i miei sensi continuano a farmi provare avversione nei loro confronti.
Le emozioni personali non si possono manipolare solo per compiacere gli altri.
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Non sto parlando di comprensione, ma di “apertura di pensiero”. Se si inizia a leggere un libro con l’idea che non potrà mai farci cambiare idea su un argomento, be’ è controproducente. Io inizio la lettura con massime aspettative, poi non dico di cambiare sempre idea ma rifletto ogni volta su ciò che leggo. Ognuno ha i propri principi e i propri valori, e questi raramente si possono cambiare (io sono una di quelle persone che è difficile “manipolare”), ma quando sono da sola non perdo mai occasione per ragionare. Questa è una mia opinione, ovviamente!
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Posso aprire il mio pensiero per conoscere un punto di vista diverso dal mio, ma questo non significa che debba accettarlo per forza.
Proprio come scelgo le persone da frequentare (ossia simili a me, come carattere e interessi), così scelgo i libri da leggere, i film da guardare e via dicendo: loro devono venire incontro ai miei gusti, non devo adattarmi io a quelli degli altri.
Come ho scritto nel primo commento, l’esperienza di vita diretta conta molto più di un messaggio propagandistico espresso nel tentativo di racimolare consensi.
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Ma allora siamo d’accordo, Vittorio! Io non ho mai detto che bisogna accettare per forza le idee, ma avvicinarci con mente aperta 😊
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Concordo con Tatti. Ritengo che i libri possano far riflettere le persone e aiutarle in tanti modi. Formarle e perfino aiutarle a cambiare percezione delle cose. Tuttavia, le azioni parlano più delle parole. Sempre. Personalmente, è stato l’esempio di altre persone a innescare profondi cambiamenti nel mio modo di fare e pensare. Certo, anche i romanzi hanno contribuito, soprattutto quelli scritti bene da un punto di vista retorico. Una prosa verosimile, sensoriale ed emozionante convince ben più di un aforisma. Però non c’è paragone…
(Bell’articolo, come sempre!)
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Certo, lo penso anche io! Giustamente ho voluto concentrarmi sui romanzi, ma ho elencato anche le forme di cui parli. È il potere delle parole (in qualunque forma si trovino) che ho elogiato!
Grazie per il complimento! 😉
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Grazie per i consigli
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Sono sempre contenta che possano essere d’aiuto!
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incantare il lettore è comunque “creare un incanto” vale a dire una situazione in cui il lettore subisca il fascino della parola scritta e vi si voglia tuffare, “farsi prendere”, come se il tempo e la realtà attorno non esistessero più: ci vuole molto talento
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Sì, molto talento e altrettanta esperienza e tecnica! Sono d’accordo!
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