«Una città non è una città senza una biblioteca. Magari pretende di chiamarsi città lo stesso, ma se non ha una biblioteca sa bene di non poter ingannare nessuno».
Questa citazione di Neil Gaiman mi ha sempre ispirata e mi ha reso l’ingresso nelle biblioteche un po’ difficoltoso. Perché? mi chiederete, non ne sono sicura. Nel mio sperduto paesino di campagna abbiamo una stanza (davvero, solo una stanza) adibita a biblioteca e può essere visitata al mercoledì sera, punto. Mi sono sempre lamentata di questa cosa. Per fortuna, a soli cinque minuti, una cittadina possiede una grande biblioteca ospitata in una delle ali di un antico castello. La prima volta che ci misi piede mi sembrò di entrare in una cattedrale, un luogo in cui il silenzio e il rispetto dovevano regnare sovrani.
Nulla a che vedere con le grandi catene di librerie a cui ero più abituata. Con il tempo, ho scoperto altri posti, più intimi, altre biblioteche e librerie che sono diventate le mie migliori amiche. Adoro trascorrere il tempo in mezzo ai libri, sedermi sulla poltrona sotto la finestra e leggere da sola, pensare, studiare o scrivere.
E qui arriviamo al dunque: le mie visite in biblioteca o in libreria, se non quando ho qualche titolo che mi balla nella testa, sono puramente mirate alla scrittura. Come racconto in questo articolo: La mia “writing routine” – una giornata per scrivere , ho qualche posto preferito per scrivere e qualche altro che ho fatto diventare il mio “luogo fisso”. Ma, se potessi, scriverei solo nelle biblioteche, accompagnata dall’odore di carta che tanto amo.
Visto che questa serie di articoli ha un titolo abbastanza specifico, ecco come trascorro la mia giornata da scrittrice nella mia biblioteca preferita. Iniziamo.
– Pensarci è bene
Quando decido di scrivere in biblioteca devo per forza organizzarmi con qualche giorno d’anticipo. Gli impegni sono tanti sia nel lavoro sia nella vita privata, e devo sempre tenere presente che la connessione internet non è disponibile in quella più vicina. Per cui, armata di Treccani e vocabolario dei sinonimi (insieme alla sfilza di taccuini e quaderni – di cui vi parlo QUI), preparo la borsa munita anche di qualche bottiglietta d’acqua e snack.
– Sole o pioggia?
Nella biblioteca in cui vado di solito c’è un incantevole parco con panchine e tavoli. Quando la giornata lo permette, preferisco recuperare qualche libro dall’interno e portarlo fuori, sotto i pini, con i piedi nell’erba e il venticello che volta le pagine. Ma, allo stesso tempo, adoro anche le giornate di pioggia durante le quali arrivo fradicia e infreddolita fin dentro le spesse mura di quel vecchio castello e posso trovare “rifugio” nella Stanza degli Angeli in cui un bellissimo affresco custodisce quattro pareti stracolme di libri.
– Azione
Mi siedo, dunque, e tiro fuori tutto il necessario. La penna con la piuma nera, il portatile con il file dell’ultimo capitolo con una frase lasciata a metà, i miei innumerevoli taccuini e una sfilza di disegni e abbozzi. Se è autunno (la mia stagione preferita) mi avvolgo nella sciarpa e lego i capelli in una coda malmessa, sistemandomi comoda sulla sedia o sulla poltrona. Poi, finalmente, scrivo.
Ogni tanto mi faccio distrarre dai passerotti del parco o da qualche visitatore che entra per cercare un titolo o semplicemente per curiosare in giro. Scendo le scale, esco e mi accendo una sigaretta, rimanendo appiccicata al muro, riparata dall’unica e piccola tettoia e lanciando sorrisi alla segretaria e al custode che ormai mi conoscono da anni e ai quali sono molto legata, quasi fossero i detentori di tutta quella conoscenza e meraviglia.
Risalgo le scale scalciando per il freddo e mi ri – accoccolo sulla sedia. Il cellulare è spento, sempre, e gli unici compagni sono i libri. Ogni tanto, se l’ispirazione o la voglia se ne vanno, passeggio per le sale in cerca di qualche volume che possa restituirmele. Una volta mi sono imbattuta in un libro di parapsicologia e ne è venuta fuori una scena abbastanza comica; un’altra volta ho trovato una vecchissima edizione di “Le mie prigioni” (del quale parlo QUI) e ho potuto chiudere un capitolo con una sua citazione.
– Il ritorno
Quando la giornata è finita e devo ritornare a casa, sento che un altro pezzettino di me ha trovato il suo posto. Se la scrittura è stata produttiva, tornata alla mia scrivania non posso fare a meno di riprenderla, magari sistemando qualche asterisco lasciato indietro, qualche data, un nome, un colore.
La meraviglia delle biblioteche è proprio questa: sono libere, a tutti e da tutti, e possono offrirti momenti di riflessione eccezionale se solo glielo permetti.
La questione delle librerie è un po’ diversa. Solitamente, preferisco andare in libreria accompagnata da un’amica (altrimenti rimarrei delle ore a spulciare libri senza effettivamente leggerne o comprarne anche solo uno), a meno che non si tratti di qualche piccola libreria indipendente in cui devo assolutamente perdere le ore per cercare qualche volume o farmene consigliare altri.
Ho dei luoghi prediletti, questo è chiaro, ma in qualunque città, posto, centro commerciale e chi ne ha più ne metta, sento il bisogno di fermarmi e dare almeno una sbirciata alle librerie. Ricordo una volta, poco prima che iniziassi le scuole medie, in cui volli entrare (quasi con le lacrime agli occhi) in una libreria a Vienna. I mie genitori mi prendevano in giro «Non sai nemmeno la lingua, tesoro, guardala da fuori», ma io non mollai.
Entrammo, e riuscii pure a farmi comprare una versione viennese di “Peter Pan”. Mai letta, ovviamente, ma sta lì sulla mia libreria, memoria delle mie passioni.
Insomma, ognuno ha modi differenti di vivere i libri e la scrittura e con questa serie di articoli vorrei cercare di raccontarvi i miei. Per chi se ne fosse perso qualcuno, ecco i link:
La mia “writing routine” – una giornata per scrivere
Una giornata da scrittrice – la natura
Una giornata da scrittrice – gli appunti
Una Giornata da scrittrice – le avventure
***
Se volete dare un’occhiata ai miei Servizi Editoriali, cliccate QUI.
Vi ricordo che giovedì 20 sarà online il secondo articolo di “Scienze Umane e Scrittura” e venerdì 21 uscirà la quarta e ultima parte di 100 libri da leggere almeno una volta nella vita, vi aspetto!
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A presto,
Gloria
12 risposte a “Una giornata da scrittrice – biblioteche e librerie”
Prima riga di “Pensarci è bene”: parli di biblioteca e non di libreria, giusto?
Pur essendo un’azione tutto sommato non troppo stancante, hai descritto la tua permanenza in biblioteca come una sorta di avventura, con strani personaggi pronti a uscire dai libri.
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Esatto! Le tappe parlano della mia biblioteca preferita, mentre al di sotto parlo delle librerie. In effetti mi sento sempre in una specie di avventura quando scrivo e non è raro che incontri “strani personaggi”… tu le frequenti le biblioteche?
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Allora c’è un refuso, perché hai scritto libreria invece di biblioteca.
Oltre alla piccola biblioteca di paese nella quale sono volontario, ogni tanto vado in quella della cittadina vicina, un po’ più grande e frequentata.
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Ops, correggo subito! Se non ci fossi tu, Vittorio!
Io farei volentieri la volontaria ma aprono solo il mercoledì sera e non c’è nessuno che legge, solo qualche ragazzo che sfrutta i due computer del paleolitico 😦
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Provate a mettere anche qualche slot machine: non se ne andrebbero più.
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[…] Andare in biblioteca a leggere o semplicemente a “respirare” i volumi (“Una giornata da scrittrice – librerie e biblioteche”). […]
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[…] le mie #giornatedascrittrice sono un po’ più ordinarie di quelle di cui parlavo QUI oppure QUI. Più ordinarie che per me non significa “più noiose”. Lo ripeto, sono fortunata, ma […]
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