«Ogni variazione, per piccola che sia e da qualsiasi cagione provenga, purché sia in qualche parte vantaggiosa all’individuo di una specie, contribuirà nelle sue relazioni infinitamente complesse con gli altri esseri organizzati e con le fisiche condizioni della vita alla conservazione di quest’individuo, e in generale si trasmetterà alla sua discendenza» questa affermazione di Darwin estrapolata da L’Origine della specie (che vi consiglio di leggere e che potete trovare in questa lista: QUI) introduce perfettamente l’argomento che ho deciso di intraprendere in questo articolo – per chi si fosse perso il primo eccolo QUI.
L’Antropologia è la scienza che studia le differenti culture e popolazioni, analizzandone i rapporti e confrontandoli tra loro attraverso lo studio primario dell’evoluzione dell’uomo e della sua espansione sul pianeta. Ma che cos’è l’evoluzione? O meglio, qual è il modello evoluzionistico? Mi dispiace informarvi, ma non abbiamo ancora scovato l’anello mancante della catena, per cui non esiste risposta a questa domanda. Non facciamoci scoraggiare, a sostituire una sola risposta ci sono parecchie ipotesi differenti e la diversità, appunto, non può fare che bene.
Gli evoluzionisti sostengono l’idea che l’uomo abbia iniziato il suo sviluppo a partire da uno stato completamente naturale. Ma cosa significa questo termine? Qual è lo stato naturale dal quale si crede abbia avuto inizio l’evoluzione? Be’, nemmeno a questa domanda abbiamo risposta, ma qui possiamo ritrovare i primi studi in merito.
L’antropologo Lewis Morgan, ad esempio, suddivide l’evoluzioni in 7 stadi, essi stessi suddivisi in tre macro – sezioni: selvaggio, barbaro e civile. Si tratta di indagini all’alba della scienza, perciò molto incerte e con gravi lacune fondamentali, ma sono proprio questi studi ad aver dato origine al termine di sopravvivenza psichica.
Sì, Gloria, ribatterete, ma cosa c’entra tutto questo con la scrittura?
Oh, c’entra eccome. Prima di immergerci nella nostra attenzione da scrittori, permettetemi di dare la definizione di sopravvivenza psichica: la cultura umana non è solo mutevole, ma anche sommativa; nel passaggio dal rudimentale al civilizzato le tradizioni, le usanze e le credenze si fondono e trasformano, allagando il tessuto che regge insieme una società. In parole semplici, le tradizioni si tramandano da millenni, così come le usanze e le credenze, diventando parte della struttura sociale e mutando a seconda degli incontri con altre popolazioni, con eventi naturali o sociali di grande portata.
Ecco, adesso pensate al vostro romanzo: quali sono le sopravvivenze psichiche dei personaggi che lo abitano? Se si tratta di un romanzo contemporaneo, la soluzione potrebbe essere semplice (anche se non è sempre così facile parlare e raccontare bene il presente); ma se state scrivendo un fantasy, un romanzo storico o un altro genere che ha necessità di caratterizzare il luogo in cui si svolge, allora avete anche bisogno che il vostro popolo (o anche solo uno dei vostri personaggi) possegga delle sopravvivenze psichiche, delle tradizioni secolari, fuse attraverso gli scambi culturali, legate da una conoscenza passata e riportate nel presente.
Esistono esempi illustri del bisogno di presentare la storia di un popolo all’interno di un romanzo (tanto per citarne uno a caso… Harry Potter). L’esempio più evidente è quello della superstizione che vive incessantemente in ogni cultura, anche la più piccola. Il Folklore è anch’esso una sopravvivenza psichica e deve necessariamente essere presente all’interno di un romanzo. Per cui, per prima cosa, armatevi di carta bianca e buttate giù il patrimonio collettivo dei vostri personaggi.
Potrebbe bastare uno schema, ma si è sempre più sicuri di avere tutto a mente quando si svolgono ricerche approfondite – anche in campo antropologico, ovviamente – sulle tradizioni di ogni cultura. Potete creare un puzzle di sopravvivenze psichiche, ad esempio prendendo spunti da una o dall’altra civiltà, fondendo insieme i fantasmi di un popolo con le meraviglie di un altro. L’importante è che la vostra atmosfera (di cui parlo QUI e QUI) sia profondamente sviluppata e caratterizzata.
Per ricondurci alle Scienze Umane potreste prendere spunto dalla comparazione delle civiltà di Edward Tylor che compie una vera e propria classificazione dei differenti popoli e li compara anche dal punto di vista delle tradizioni e del patrimonio collettivo di sopravvivenze; non mancano poi riferimenti a processi più articolati come l’organizzazione delle scienze, la natura delle credenze, la cura delle malattia o l’architettura (QUI un articolo esterno che, a mio parere, spiega molto bene la comparazione di Tylor).
Insomma, per creare un sottofondo di verosimiglianza è necessario che i vostri personaggi e il luogo che abitano siano impregnati di tradizioni, ricordi, ricorrenze e, perché no, superstizioni, credenze e malelingue.
«La diversità tra culture è qualcosa da valorizzare, non da temere» Kofi Annan
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Vi ricordo che il prossimo articolo di Scienze Umane & Scrittura sarà online giovedì 27 settembre. Spero che questi contenuti vi abbiano ispirato!
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A presto,
Gloria
7 risposte a “Scienze Umane per Scrivere: sopravvivenze psichiche e tradizioni”
Antropologia, psicologia, sociologia…
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Tutto! Cercherò di analizzare ogni aspetto 😊
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