Una giornata da scrittrice: riscoprire la casa

Una giornata da scrittrice

Una casa senza libreria è una casa senza dignità, ha qualcosa della locanda, è come una città senza librai, un villaggio senza scuole, una lettera senza ortografia.

Edmondo de Amicis

La casa, lo penso da sempre, è teatro di vita, più delle persone (lo so, forse è cinico). Ho sempre avuto un’ossessione per gli oggetti. Li raccolgo, li scovo, li conservo, li creo e li custodisco. La natura dentro casa, poi, la “casa della natura” è stata per me sempre oggetto di ammirazione. Adoro i fiori sui tavoli, le piante, i colori caldi. In casa, da sempre, ritrovo me stessa, e sono stata fortunata, fin da bambina, nell’avere uno spazio tutto mio, una “stanza tutta per sé” come diceva l’amata Virginia.

In questo periodo le mie #giornatedascrittrice sono un po’ più ordinarie di quelle di cui parlavo QUI oppure QUI. Più ordinarie che per me non significa “più noiose”. Lo ripeto, sono fortunata, ma ammetto senza modestia che mi ritengo anche creativa e, per questo, il mio tempo non viene (quasi) mai sprecato. A parte il fatto che non ho smesso di lavorare come è capitato a molti (ah, il lavoro da casa ha i suoi contro e i suoi pro!), sono riuscita a ricavare un tempo per me, per la famiglia e per le mie passioni. Tutto rigorosamente tra le mura di casa. Come facciamo, dunque, a riscoprire la casa?

Scovare gli angoli nascosti

Che viviate in un monolocale o in una villa a cinque piani, da qualche parte, ne sono sicura, avrete un angolo da pulire, da svuotare, da sistemare. Io ho trovato tre posti da esplorare. Il garage, la soffitta e i mobili del “salone degli ospiti” (tradizione del sud per la quale di due salotti se ne usa solo uno perché l’altro è, appunto, degli ospiti). Cosa ho trovato? Be’, di tutto. Nel garage qualche pezzo di un vecchio gazebo, delle strutture metalliche con ghirigori che ho riconvertito in un cartello molto “vintage” per il mio orto. Poi, i vecchi libri universitari di mia sorella sulla psicologia; un carinissimo vaso di porcellana tornato in auge dalla moda degli anni ’60 e due sgabelli utilissimi per mangiare in cucina. In soffitta ho ritrovato una miriade di fotografie dei miei nonni, perfino dei veri e propri libri d’amore che mio nonno scriveva a nonna Lina quando era soldato. Sotto potete dar loro una sbirciata, per me sono tesori senza prezzo. Nei mobili del “salone degli ospiti” ho ripescato una brocca di cristallo mai usata (nemmeno per gli ospiti) e l’ho sostituita a quella che tenevo sulla scrivania, e i fazzoletti di stoffa, sempre dei nonni, con ricami e fiorellini.

«Anche lontano, soldato d’Italia è tuo il mio cuore e per te tutto il mio amore. Tanino. Arma di Taggia 25-11-1957 V° C.A.R.», scriveva nonno Tanino a nonna Lina, “appena” sessantatré anni fa.

Pura poesia, ma ne sono molto gelosa e non vi mostro altro. In realtà, tutto ciò che di antico trovo, che possa avere anche solo una breve storia, è per me tesoro.

I muri sono troppo bianchi

Da qualche anno, quando una tela non mi è bastata più, ho iniziato a dipingere sui muri. Non sono un asso nella pittura, ma mi piace. Adoro il gesto del pennello, il colore che si spalma e l’odore dell’acrilico. Ho dipinto un po’ di tutto, (QUI qualcosa) e poi ho passato una mano di bianco e ho dipinto ancora.

Ora, non dico che dovete imbrattare la casa (e se proprio siete delle schiappe con i colori utilizzate gli stencil o fateveli a casa), ma vi assicuro che darà soddisfazione.

La famiglia

Per me, la cosa più importante. Se in questo periodo avete la fortuna di avere accanto i vostri cari, be’, cosa chiedere d’altro? A volte ci dimentichiamo quanto importanti siano i nostri affetti, e so che è una frase fatta (in questo periodo sono una marea di modi di dire triti e ritriti), ma è la verità. Quindi, per stare con la mia famiglia ho iniziato a modificare piccole abitudini, come l’orario di lavoro, adattato ai momenti in cui i miei cari sono affaccendati oppure riposano nel pomeriggio; ho comprato i fiori per mia mamma, il mio compagno si occupa del giardino; abbiamo fatto un orto, pulito gli armadi, costruito addirittura un catio per i miei dolci gatti (trovate su IG le storie in evidenza). Insomma, ci si può inventare di tutto per stare insieme e io ne ho bisogno.


Non voglio aprire dibattiti o polemiche su chi in questo momento sta soffrendo a causa di ciò che accade nel mondo o come conseguenza, anzi, al contrario, nel mio piccolo (piccolo, piccolo, piccolo) cerco di rendere più piacevole qualche minuto di chi mi legge e mi segue con affetto. Non siamo perfetti, non siamo automi, e presto ci renderemo conto che non siamo neppure invincibili (se già non lo abbiamo capito!), ma si possono rendere momenti brutti, non belli, ma almeno sopportabili, anche con qualche semplice parola, che, torno a ripetere il motto di questo spazio virtuale rubato alla cara Joanne: sono la nostra massima e inesauribile fonte di magia.

Un abbraccio forte, ma forte forte!

Gloria

2 risposte a “Una giornata da scrittrice: riscoprire la casa”

  1. “Come si fa ad amarsi vivendo con se stessi 24 ore su 24?” – Gesualdo Bufalino –
    Un modello di eleganza narrativa unita a un ironia scarna e pungente tipica della terra da cui proviene. In questo momento la sua frase assurge a una indesiderata attualità, che con le dovute differenze in qualche modo ci affligge e ci fa riflettere

    Piace a 1 persona

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