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“Timore Osseo”
di Natalia Marraffini
Editing di Giorgia Chiaro
TW: abusi su minori, pedofilia.
È trascorso un mese da quando Nova lavora come maestra alle scuole elementari e oggi non ha avuto il coraggio di fermarsi un secondo prima dell’una di notte. Ha fatto di tutto pur di non pensare, ma capisce che è stanca ed è ora di mettersi a letto. Nel tepore, sotto le coperte, ripensa alla giornata.
Oggi era con una seconda e all’intervallo ha nevicato. I fiocchi erano enormi e i bambini erano tristi perché non potevano uscire. Il suo alunno preferito si è pure messo a piangere per questo. Allora, Nova ha avuto un’idea: ha aperto le finestre, le ha spalancate tutte, così si sono sporti dai davanzali con le manine allungate fuori a cercare di acchiapparli. Il suo bambino favorito ha smesso di piangere e tutti erano allegri, felici. Nova percepiva la loro gioia e avrebbe voluto mettersi lì con loro a giocare. Si sentiva più una bambina delle elementari che una maestra. Alla fine dell’intervallo i piccoli le dicevano che le volevano bene. Le hanno regalato i loro disegni. È stato allora che l’inquietudine ha iniziato a farsi strada.
Durante l’intervallo ha immaginato quanto sarebbe stato facile fare del male al suo alunno preferito, disintegrargli l’io senza lasciargli nemmeno un livido. Mandare in frantumi la sua psiche. Ha immaginato di masturbarsi sulla sua faccia, come hanno fatto con lei quando era piccola. Nova si stringe nelle coperte e pensa che anche lei era così ingenua un tempo. C’è qualcosa della sua infanzia che le ha dato gioia, qualcosa come la neve, qualcosa come il voler bene agli adulti, ma adesso l’adulta è lei e non sa come farà a dormire questa notte con quelle immagini nella testa.
Quando le hanno telefonato per quel lavoro aveva tremato, si era sentita piccola, fragile e impotente. Sapeva che avrebbe seguito dei bambini di sette anni. Sapeva di non poter andare lì tutti i giorni e rivedere sé stessa, la sua infanzia. Non avrebbe sopportato di vedere i loro parenti che li venivano a prendere, di guardare i bambini che le si affezionavano, che le volevano bene, e realizzare che chiunque avrebbe potuto fare loro di tutto. Anche lei avrebbe potuto fare loro del male, come ogni adulto. Si era chiesta come avrebbe potuto vederli tornare a casa e fidarsi delle loro famiglie dopo che lei non aveva potuto fidarsi della sua. Si era detta che forse non avrebbe dovuto accettare, per via della sua salute mentale, ma si era fatto strada un altro tipo di terrore: rinunciare allo stipendio significava abbandonare la sua casa in affitto che stentava a pagare da mesi. Sapeva che andando lì sarebbe andata incontro a flashback potenti quanto allucinazioni, temeva di diventare schizofrenica, delirante, bipolare, dissociata.
Quando aveva accettato, dopo la telefonata, le era venuto da vomitare tutta la sua angoscia ed era corsa in bagno. Davanti alla tazza sentiva in gola il rigurgito come se il cazzo del suo pedofilo fosse ancora lì. A spingere. A godere. A godere della sua follia. A godere del suo io infranto. A godere del suo dolore. Godere. Della sua sofferenza. Alla fine non aveva vomitato nulla. Fissando il cesso aveva pensato al suo limite, a quanto avrebbe potuto reggere. Non poteva farcela più a stare senza soldi, senza lavoro, senza prospettive, senza nulla. Si era trovata costretta ad accettare. Non aveva avuto alcun potere. Era in balia della vita, ancora vittima di questa schifosa realtà. Non poteva reagire. Non aveva nulla e la realtà la rigettava. La sputava fuori e le sputava in faccia. Le ricordava che è impotente. Le sputava in faccia. Che è impotente. Non poteva fare niente se non accettare di essere di nuovo violentata dalla sua mente. Senza potere. Non poteva nemmeno scegliere che lavoro fare. Tremante, aveva dovuto accettare un lavoro che la violentava.
Questa sera a letto Nova ripensa ai bambini che si divertono con lei, la apprezzano. Ignari. Inconsapevoli. Incapaci di capire che, durante l’intervallo, è esploso in lei il carnefice. Ha assistito a quella gioia, ma mentre la provava qualcosa è esploso in lei. Un pedofilo che ora ha il suo volto. Ha osservato quella gioia, ma in quella sensazione il terrore di poter essere lei il carnefice l’ha devastata. Potrebbe essere lei. I bambini la amano e le sue mani sono grandi. Nova nel letto le guarda e si chiede cosa possano fare le sue mani. Quelle immagini l’hanno strappata dalla realtà, sradicata da questa terra. È divenuta il maniaco solo immaginandolo, lo ha visto nella sua testa malata.
Adesso a letto trema. Ormai le succede ogni giorno, dopo la scuola. Non ha dubbi che si taglierebbe le mani piuttosto che sfiorare un bambino. Si caverebbe gli occhi se il suo sguardo dovesse farsi languido. Si strapperebbe la gola se il suo fiato dovesse avvicinarsi troppo a un volto innocente. Però quando torna a casa trema. Non si tratta di ciò che potrebbe fare. Su quello non ha alcun dubbio. È il suo passato che la strappa al presente, trasfigurando la realtà. Ora il mostro è esattamente lei. Ritorna sotto altre forme. Le strappa il viso e lo indossa. Nova è la gioia che provano i bambini ed è la maschera che indossa il pedofilo.
Torna a casa e trema. Non fa altro. Era nuda in una stanza fredda, le sue mani erano piccole così. Come le loro. Quel gelo ora è nel suo midollo osseo, dunque torna a casa e le sue mani non stanno ferme. Trema dallo scheletro. Ogni frammento di quelle ossa ghiacciate e infrante sussulta. Ossa spezzettate e vibranti. Non ha avuto il coraggio di fermarsi e pensare prima dell’una di notte perché vuole che l’oscurità assorba i suoi sussulti, attutisca il suono delle sue fratture. Nova ha la sensazione di aver rotto tutto dentro, che ogni frammento tremi e ogni frattura moltiplichi così il dolore. Si sviene per questo genere di fratture scomposte. Il dolore è tanto insopportabile da perdere i sensi. Nova, invece, no. Sente tutto. Attende, osserva, ascolta. È cosciente.
Non è crudele? Non è sadico da parte della vita averle fatto trovare proprio questo lavoro? Non l’ha ancora chiamata nessun altro. Non ha scelta. Nova sa che da qualche parte c’è la vita che ride mentre lei trema con le ossa in pezzi.
A letto le torna in mente quando, dopo la scuola, mentre guida per tornare a casa, immagina se mai potrebbe avere dei figli. Mai. Cosa potrebbe fare se facesse loro il bagno? Se dovesse toccarli? È ciò che potrebbe accadere alla sua mente a spaventarla, a devastarla. Se dovesse avere un bambino nudo tra le mani, un piccolo di cui prendersi cura, le ossa le si ghiaccerebbero e andrebbe in frantumi.
Quando torna a casa da scuola parcheggiae trema. Si ritrova in pezzi a terra. Scende dall’auto e trema. Non è altro che ossa rotte e ghiacciate. Fatica a infilare le chiavi nella serratura, entra in casa e le ginocchia non la reggono in piedi. La sua mente le fa questo. Fa il massimo che può per tenerla unita. Toglie la giacca, le scarpe e trema. La sua psiche, poverina, ha fatto del suo meglio. Crolla sul divano. Non può chiedere di più. Al suo cervello. Si avvolge nella copertina di pile, il corpo scosso da fremiti. Non può far altro che stare così. Così e basta. Nulla la potrà mai scaldare, nessuna cosa, nessuna coperta, nessuna persona, nessun amore. Non fa altro che tremare cosciente di tutto questo. Quel tremore contiene le vibrazioni che risuonano in lei dal passato. È a casa, è al sicuro e trema ogni ora del giorno.
Nova all’una di notte, stanca, si arrabbia. Se molla questo lavoro l’avranno vinta loro. I carnefici. Non può chiedere di più alla sua mente? Deve chiederle di più. O non potrà più guardarsi allo specchio la mattina.
Non sopporta i ricordi che le scatenano i suoi alunni. I suoi ricordi. Trasfigurati e deformati. La sua psiche trova meno doloroso farle immaginare sé stessa che fa del male ai bambini piuttosto che farle ricordare il suo pedofilo che le fa del male. Perché nel primo caso è una cosa che non accadrà mai ed è sotto il suo controllo, nel secondo caso è qualcosa che è accaduto, ha subito, è stato fuori dal suo controllo e l’ha infranta.
Sì, trema, ma farà abbastanza per migliorarsi. Con le dita incapaci di fermezza oggi ha trovato la forza di digitare un numero e fissare un appuntamento con una psicoterapeuta. Forse un giorno non si sentirà più così piccola e fragile. Non avrà più così tanta paura, fin dentro al midollo. Forse avrà meno freddo. Smettere di provare questo genere di timore è un percorso che deve concedersi di affrontare con una guida. Certe strade non si possono percorrere in solitudine, richiedono una discesa nell’oscurità più nera dell’inconscio e ci vuole qualcuno che non sia colmo di fratture interne che tenda una mano salda, intera, per riuscire a tornare indietro. All’una e mezza di notte Nova si addormenta sognando una mano tesa che lenisca il suo tremore.
L’autrice
Natalia Marraffini, di origini argentine, nasce in brianza nel 1991. Si diploma presso il liceo socio-psicopedagico e si laurea in filosofia all’Università Statale di Milano nel 2017, oggi insegna. Diversi suoi racconti sono comparsi su alcune riviste come Eisordi, Rivista Blam, L’incendiario, Il Vizio, Clitoridea. Nel 2020 pubblica il suo primo libro “Off-line. Zona Rossa” con Porto Seguro Editore. Nel 2021 vince il Concorso Letterario Nazionale Lingua Madre, dedicato a racconti di donne straniere in Italia.
IG: @prof.nat_marraffini.natalia
FB: prof.nat_
Youtube: Natalia Marraffini
L’editor
Piacere, sono Giorgia, sono nata nel varesotto alla fine dei gloriosi anni ’80 e ho fatto un po’ di tutto nella sua vita. Sono nata e crescita vicino Milano, mi sono trasferita in giovane età nella mitteleuropea Trieste, per poi espatriare e vivere per tre anni in Australia fino ad agosto 2021.
Sono stata a una studentessa, un’impiegata diverse volte, un’assicuratrice, una venditrice, una avventuriera. Nonostante le poliedriche carriere intraprese e la lotta al precariato, le costanti della mia vita sono l’amore per i libri e la passione per la scrittura. Dopo qualche esperienza come redattrice per alcuni magazine online, occupandomi di rubriche culturali e di intrattenimento, ho deciso che volevo uno spazio mio per parlare di me e di quello che mi piaceva. Per questo, nel 2017, è nato il mio blog letterario, Book-tique.
Parlare di libri tutti i giorni mi ha fatto capire che da grande vorrei lavorare con i libri, per questo sto studiando per diventare una editor e correttrice di bozze.
Blog www.book-tique.it
IG https://www.instagram.com/boook_tique
FB https://www.facebook.com/boooktique
Twitter https://twitter.com/Boook_tique
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