I Racconti della Bussola è un progetto che dà esperienza a editor e scrittori.

Binario due, direzione Milano
di Cristina Marchiani
editing di Veronica Adamo
Quando Andrea sbucò dal portone di casa, non c’era nessuno ad attenderlo. Si sporse verso l’esterno con riluttanza, il collo infossato tra le clavicole, le mani in tasca e le braccia strette alla vita nell’inutile tentativo di proteggersi dal freddo. Una nebbia grigia lo avvolgeva, quasi a volerlo stritolare in una manifestazione di affetto non richiesta.
Lo circondava un insieme indefinito di contorni, come disegni abbozzati di quelli che, alla luce del giorno, sapeva essere i palazzi signorili e decadenti della città. Camminava apparentemente solo, mentre il rumore ritmico delle sue scarpe eleganti scandiva i pensieri mattutini che faticavano a prendere forma.
Si stava avvicinando alla stazione ferroviaria quando una figura conosciuta comparve al centro della via. Invece di sentirsi rincuorato dalla compagnia in quel deserto di colori e suoni, rallentò il passo cercando di distanziarsi il più possibile. Smise quasi di respirare e si fece guardingo; temeva, infatti, che la sua presenza potesse essere svelata anche solo dal proprio respiro condensato.
Fu in quel momento che uno stridio di freni interruppe il silenzio. Si girò istintivamente e scorse un bus arancione che avanzava aggressivo nella nebbia.
«Ehi, ciao.»
Purtroppo la figura in lontananza, riscossa dal suo torpore grazie al passaggio del bus, lo aveva appena riconosciuto e salutandolo si fermò in mezzo alla via pedonale, attendendo che lo raggiungesse. Il cappotto blu scuro, il viso pallido e i capelli radi facevano di lui il prototipo del pendolare. Andrea stimò che lo fosse da almeno una quindicina di anni, considerando l’età e il grigiore della pelle. I suoi accessori tradivano una condizione sociale inferiore a quella che voleva mostrare con il suo abbigliamento curato e con la supponenza che inseriva a forza in tutte le conversazioni. L’orologio che indossava, appartenente a qualche sottomarca cinese, strideva con i suoi esagerati racconti di sostanziosi premi e magnifiche feste aziendali in quella che lui chiamava “la city”.
La classica conversazione sul meteo iniziò a prendere piede, per poi spostarsi sul lavoro – opprimente e stressante, fatto di orari disumani e straordinari non pagati, e altri futili temi cuciti ad arte per le conversazioni occasionali.
Mentre i due uomini si avvicinavano alla stazione, Andrea iniziò a percepire il cambio lento, ma deciso attorno a lui. Al rumore dei loro passi, se ne aggiunsero svariati altri, dal ritmo strascicante degli universitari assonnati a quello isterico dei ritardatari cronici che vivono della disattesa speranza di scorgere sul tabellone la parola “delay”. Anche la luce cominciava a mutare, i raggi solari tentavano invano di scacciare il grigiore della nebbia che nei mesi invernali era ospite fissa e indesiderata.
Arrivato all’interno della stazione, la sua mente si lasciò destare dalla vita la cui esistenza, fino a dieci minuti prima, era inimmaginabile. La loro conversazione, finalmente, si confuse nella marea di voci che camminavano verso le varie destinazioni e la luce artificiale delle lampade a neon gli fece dimenticare, per un istante, la latitanza del sole che persisteva da giorni.
Iniziò a guardarsi intorno ansioso; come ogni mattina sperava di incontrare quella chioma di capelli neri e ricci che d’un tratto si palesò davanti a lui.
Salutò svogliatamente l’uomo che gli era accanto e andò incontro al quel nero corvino inconfondibile.
«Ciao, Maria.»
La ragazza si girò al suo saluto e insieme iniziarono a dirigersi verso il binario numero due, direzione Milano.
«Un meteo terribile, vero?»
La ragazza gli sorrise di rimando, senza rispondere. Andrea, preoccupato di averla infastidita, deglutì nervosamente e il rimbombo della glottide nella sua gola sovrastò per un attimo quello dei treni in partenza. All’uscita dal tunnel, la ragazza si voltò e la sua bocca si mosse nel tentativo di dire qualcosa, ma una folla multicolore, annunciata da un forte chiacchiericcio indistinto li travolse, dividendoli. Andrea tentò di raggiungerla, ma ormai il nero corvino dei suoi capelli si era perso tra le chiome opache dei pendolari in cerca di un posto a sedere.
Rimase inerte, spinto solo dalla folla di selvaggi che era ormai diventata un’entità indistinta e cacofonica.
Un fischio acuto lo riscosse dai suoi pensieri. Salì sul treno un attimo prima che le porte si chiudessero con in mente l’obiettivo di rivedere quel nero corvino l’indomani mattina.
L’autrice
Mi chiamo Cristina, vengo da un piccolo paese di provincia con il quale ho rapporto di odio-amore e, purtroppo, sono arrivata alla fatidica età dei trent’anni. Nella vita lavorativa non scrivo o, meglio, scrivo dati e calcoli. Sono, però, una grande appassionata di storie e nel mio tempo libero faccio questo: guardo, leggo e invento trame. Il tutto condito da una forte passione per la bicicletta che mi rende antipatica a molti automobilisti.
IG: @___macris___
L’editor
Veronica Adamo editor in erba. Lettrice da che non avevo ancora l’età per farlo, ho scelto nella vita un indirizzo fortemente economico (Laurea e Master) senza mai abbandonare il piacere della lettura. Da quattro anni ho dato un violento cambio alla mia vita e ho deciso di trasformare la mia passione in un lavoro. Ho frequentato dei corsi di Scrittura Narrativa e Editing e da un paio d’anni mi approccio al mondo dell’editing in maniera professionale.
