Intervista a Giovanni Mandruzzato – una nuova avventura

Intervista all’autore Giovanni Mandruzzato – una nuova avventura è in arrivo

Buongiorno, Giovanni. In questi articoli (QUI & QUI) l’abbiamo conosciuta con la trilogia delle Avventure nel Nuovo Mondo. So, però, che c’è un nuovo libro che bolle in pentola. Può farci un riassunto dei temi?

Il nuovo romanzo sarà dedicato al personaggio più complesso e controverso delle Avventure nel Nuovo Mondo. La trama si svolgerà sei anni dopo le vicende narrate ne L’arma segreta degli Dei, macon numerosi flashback della protagonista, dall’infanzia al duro addestramento nella setta degli assassini che le ha permesso di trasformarsi in una delle uniche tre killer di sesso femminile al mondo.

I temi ruotano tutti attorno a questa tragica figura dal grande carisma e dalle molteplici e contrastanti sfaccettature: l’amore e l’odio, la verità e la menzogna, la lealtà e il tradimento, la vendetta e il perdono, la generosità e l’avidità, e vengono sviscerati attraverso le parole, le emozioni e i gesti dei protagonisti.

Quali di questi sentimenti contrapposti abbraccerà Lucrecia, perennemente sospesa tra il male e il bene? Troverà mai la luce che cerca da anni attraverso una redenzione forse improbabile? Troverà il vero amore? Troverà un suo posto nel mondo?

La sua protagonista, come ha svelato sul suo blog (La nuova protagonista, hanno detto di lei…), è una donna che ne ha passate tante. La sua sofferenza incontrerà una spiegazione? O meglio: Lucrecia appagherà il suo senso di vendetta?

La spiegazione sull’origine delle sofferenze di Lucrecia è il pilastro su cui è costruito l’intrigo che, fin dal secondo capitolo, tormenterà la donna come il sibilo continuo di un serpente nascosto nel terreno.

All’inizio di quel capitolo, Lucrecia è convinta di avere eliminato tutte le persone che l’hanno fatta soffrire per liberarsi dal male che l’ha oppressa fin dall’infanzia; tuttavia, l’ultima vendetta feroce descritta nell’incipit, eseguita con una lucidità e freddezza raccapriccianti, non le ha sottratto un’inquietudine con radici profonde come quelle di una quercia secolare.

Per estirpare queste radici del male e appagare definitivamente il suo senso di vendetta su chi le ha trapiantate nel suo cuore, Lucrecia dovrà tornare nel Vecchio Mondo e mettere in gioco la vita, i beni e il destino della sua stessa anima tra cospirazioni, intrighi, tradimenti, agguati, feroci lotte mortali ed emozionanti colpi di scena, nel mezzo di una nuova guerra tra l’Impero Ottomano e gli ultimi discendenti dei Crociati.

Il cambiamento della nuova protagonista è portato anche dalla conoscenza di nuovi personaggi dai quali sarà aiutata. Quanto è importante l’amicizia nei suoi libri?

La vera amicizia ha un valore fondamentale nella mia vita privata e, di riflesso, nelle storie che racconto.

I lettori della trilogia non possono avere fatto a meno di notare il rapporto di vecchia data tra Francisco e il dottor Alberto, oppure tra lo stesso Francisco, appena sbarcato a Hispaniola, e Umberto Peruzzi (gli italiani non mancano mai nei romanzi che scrivo), il capo della guardia cittadina di Santo Domingo di cui diventa grande amico durante lo svolgimento della trama.

Nel mio romanzo ottocentesco, Intrigo a Milano, cambiano l’epoca e la location, ma non il rapporto che unisce l’investigatore Ziani (triestino) al sergente Sangalli (milanese) e al medico legale Vercesi (pavese); per non parlare dell’affinità, tramutatasi in un rapporto quasi fraterno, tra lo stesso Ziani e l’eccentrico poeta lord Byron, un personaggio storico di grande fascino e richiamo per i lettori.

Alla vera amicizia, che non conosce confini o diversità di sesso, età, lingua, razza o religione se è sincera, ho dedicato intere pagine, attraverso i dialoghi, i gesti e soprattutto le azioni, che determinano più delle parole e dei proclami quanto bene sappiamo dare senza pretendere.

Anche i personaggi femminili sviluppano amicizie fortissime, persino improbabili, come quella che ha avvicinato Jana, Miriam e Lucrecia, tanto simili e tanto diverse tra loro quanto la seducente contessa Irina Varga di Intrigo a Milano con la timida e schiva Anna Molinari, archivista della polizia.

Nel prossimo romanzo, l’amicizia tra Lucrecia e alcuni personaggi si rivelerà sia nei dialoghi che nelle azioni – in battaglia quando qualcuno rischierà la vita per lei e in momenti di tregua quando qualcun altro le confiderà le proprie pene più nascoste – oppure troverà in lei conforto nei momenti di avvilimento e stanchezza.

I miei libri raccontano non solo le gesta del protagonista a capo di un gruppo, come Francisco nella trilogia del Nuovo Mondo o lo stesso Ziani di Intrigo a Milano, ma anche l’evoluzione del gruppo e come riesca a rimanere coeso al punto di superare ogni difficoltà.

L’amicizia, anche se non priva di contrasti, è uno dei collanti che hanno permesso ai protagonisti di portare la squadra alla vittoria finale.

Parliamo ancora di donne: questo nuovo titolo sarà autoconclusivo o può darci qualche indiscrezione su nuove trame?

Il prossimo romanzo fa parte del progetto di una collana dedicata a donne protagoniste. Il punto in comune sarà la loro appartenenza all’universo di personaggi della trilogia di Avventure nel Nuovo Mondo.

Scelta Lucrecia per la prima opera, ho scritto su una lista i nomi di Jana, Miriam, Linda, Isabel, Ixchel e le Amazzoni, Maiwa e Casiguaya. Proprio in questi giorni ho aggiunto alla lista i nomi di un terzetto di interessanti signorine che Lucrecia incontrerà nel prossimo romanzo.

La stessa Lucrecia potrebbe comparire in futuro come comprimaria o, fuori collana, in un sequel… chi vivrà vedrà.

E ora di scrittura, la mia “materia” preferita. A cosa si ispira per creare delle personalità così forti? Le persone che incontra nella sua vita l’aiutano nella scrittura?

La mia risposta sarebbe lunghissima e rischierei di annoiare, perciò tenterò una sintesi.

In ogni giorno della nostra vita noi riceviamo sollecitazioni che percepiamo in maniera superficiale o profonda. Le prime non lasciano alcuna traccia del loro passaggio, le seconde possono rimanere impresse anche per anni. In altre parole, una persona che ho incontrato una sola volta nella vita può lasciarmi un’impronta, una sensazione, un’emozione, che un’altra che incontro quasi tutti i santi giorni non mi ha mai trasmesso.

Unendo alla mia esperienza la quantità enorme di film e serie tv che ho guardato, ho immagazzinato una grande mole di caratteristiche individuali tali da farmi realizzare personaggi maschili e femminili “verosimili”, fornendo loro un passato in grado di spiegare ogni abilità. Lucrecia non è simile a Wonder Woman, invincibile di nascita, ma a Nikita, la donna addestrata per anni a diventare il killer più letale al mondo. Chi ci dice che nel Cinquecento non sarebbe stato possibile fare lo stesso?

Quale assassino sarebbe stato più insospettabile di una giovane donna, soprattutto nel XVI secolo?

Per realizzare Lucrecia e i personaggi femminili mi sono ispirato a donne coraggiose di tutte le età che ho conosciuto nella mia vita. I ricordi della loro intelligenza, cultura e sensibilità mi sono state di grande aiuto nel forgiare personaggi femminili di primo piano come la contessa Irina Varga di Intrigo a Milano, Jana, Miriame la stessa Lucrecia Huerta delle Avventure nel Nuovo Mondo. Si tratta di personaggi molto diversi ma egualmente forti, chi più fisicamente e chi più spiritualmente, ma con il cuore, tutto da scoprire, di donne tormentate, alla ricerca di se stesse, capaci di compiere atti di grande sacrificio per amore di qualcuno o di qualcosa. Se un personaggio vuole essere di carne, e non di carta, deve cercare il vero amore.

Lei preferisce scrivere di sera o si ritaglia il weekend? Virginia Woolf parlava di “una stanza tutta per sé”: ma è vero che gli scrittori vogliono silenzio? O lei scrive con sottofondo musicale?

Entrambe le cose, ma senza regole fisse perché la scrittura è la mia passione e non il mio lavoro. Se ho l’idea di un romanzo su cui lavorare, sono sorretto da una forza che mi fa andare avanti senza accorgermi del trascorrere del tempo fino alla fine del capitolo. Mi sono solo imposto, per questioni di sopravvivenza, sonno e salvaguardia della vita coniugale, di non oltrepassare il confine del singolo capitolo. Il weekend serve anche a fare ciò che non si può in settimana e, visto che non c’è più lockdown, a passare un po’ di tempo all’aperto in compagnia dei propri cari e degli amici. Non c’è comunicazione a distanza che possa eguagliare il piacere di incontrarsi e condividere esperienze nel mondo reale e non virtuale.

Adoro il silenzio, ma ancora di più adoro la voce della natura. Il fragore delle onde del mare che si infrangono su una scogliera, l’ululato del vento, il tintinnio della pioggia battente, il canto delle cicale nell’estate calda sono solo alcuni esempi di come un suono, anche inquietante, possa essere di ispirazione per un nuovo scenario in cui immergere i tuoi protagonisti.

Il sottofondo musicale, infine, mi è di grande aiuto durante la revisione. Non ascolto alcun canale radio, ma la riproduzione di alcune colonne sonore tratte da disparati film che ritengo adeguate al personaggio che sto descrivendo.

Un’altra citazione famosa è: “Come faccio a spiegare a mia moglie che quando guardo fuori dalla finestra sto lavorando?”. Ecco qui sta molto il senso dello scrittore: l’ispirazione arriva anche guardando semplicemente fuori dalla finestra, per lei, oppure deve cercare da altre parti?

Mi ritengo un privilegiato perché mia moglie non ha bisogno di spiegazioni. Dal primo giorno che ci siamo incontrati lei ha sempre letto le espressioni del mio volto come un libro aperto, tanto è vero che ancora oggi scoppia a ridere quando assumo espressioni a suo parere inequivocabili su un pensiero non espresso di fronte a una stupidaggine detta da qualcuno, per esempio.

Fuori dalla finestra di casa mia, negli ultimi mesi, ho visto solo orrende impalcature per il restauro dei balconi e del tetto, tuttavia il panorama domestico non mi era di aiuto nemmeno prima. Per trovare l’ispirazione ho bisogno di spostarmi, osservare nuovi luoghi, interessarmi a periodi storici particolari che potrebbero prestarsi come background di una bella avventura e, soprattutto, liberarmi per qualche ora dei problemi quotidiani che raramente si lasciano alle spalle quando si resta in casa.

Una curiosità, adesso: i suoi dialoghi, nei romanzi, fanno immaginare le persone che parlano: per far “parlare la carta” si ispira ai dialoghi delle persone che conosce?

Inconsciamente può essere, ma me ne accorgo solo durante la rilettura e l’editing. In realtà, io sono il primo a immaginare i personaggi (in genere ciascuno ha la faccia di un attore o attrice) e il loro dialogo come in un film. Lo scrivo di getto, e ci resto così immerso da scordarmi di fare compiere loro un gesto, un’espressione mimica, un sospiro, un colpo di tosse, un qualcosa che ricordi al lettore di essere di fronte a un romanzo e non a un testo teatrale.

La mia ottima e paziente editor me lo fa notare spesso, [qui sorrido, quando l’autore dice queste parole apprezzo ancora di più il lavoro fatto insieme] permettendomi di porre rimedio nella seconda stesura, e io cerco di migliorarmi in tal senso ma spesso mi rendo conto che il dialogo, una volta iniziato, va avanti da solo e io lo trascrivo come se fossi lo spettatore silente della scena di un film.

Ho notato, in rilettura, che qualche personaggio dialoga con un’ironia e un umorismo e, a volte, un sarcasmo tipici della mia persona. Allo stesso modo, altri modi di esprimersi possono essere proprie di più persone, a prescindere dal tipo di rapporto di stima e amicizia (anche gli antipatici, gli arroganti, i cialtroni e gli idioti devono contribuire all’universo di personaggi se non si vuole descrivere la città ideale).

Se arrivasse da lei uno scrittore o scrittrice alle prime esperienze, quale sarebbe il consiglio più utile che si sentirebbe di dare?

Scrivere ciò che piace a noi stessi, non agli altri, perché solo con il cuore e la passione i vostri personaggi daranno vita a una storia memorabile

Grazie, Giovanni. Siamo curiosi di scoprire la sua nuova avventura!

Grazie a lei, mi auguro che possa appassionare chi la leggerà tanto quanto ha appassionato me scriverla.


Giovanni Mandruzzato, anno 1966, vive e lavora a Milano. Appassionato di storia delle grandi scoperte geografiche e dell’archeologia misterica nei suoi romanzi unisce le conoscenze storiche agli elementi del fantastico e del magico, coniugandole in personaggi memorabili e passionali. Al ritorno da un viaggio in Repubblica Dominicana, ispirato dal paesaggio caraibico, ha scritto Il conquistatore di Hispaniola, suo romanzo d’esordio e primo capitolo di una trilogia che comprende La città perduta degli aztechi e L’arma segreta degli Dèi. I suoi libri hanno ottenuto diversi riconoscimenti in Premi nazionali.

Per scoprire i suoi romanzi cliccate QUI

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