Intervista a Giovanni Mandruzzato: “L’Arma segreta degli dei” – avventura nel Nuovo Mondo

Sono stato tutta la mattina ad aggiungere una virgola, e nel pomeriggio l’ho tolta.

Oscar Wilde

Questa intervista, per me, significa molto: è la fine di un’avventura, quella nel mondo di Hispaniola, primo volume di questa trilogia alla quale ho avuto il piacere di lavorare insieme con l’autore Giovanni Mandruzzato. Quando qualcosa finisce è sempre un po’ triste, sa di malinconia, ma fino a un certo punto: ché la fine è spesso l’inizio di altro.


Buongiorno, Giovanni! Innanzitutto, come sta? Come ha trascorso quest’anno a dir poco… particolare?

Sto bene, grazie. Mi sono dedicato alla professione, la lettura, la scrittura e la preparazione delle basi di un nuovo romanzo.

A giugno ha pubblicato il terzo libro della trilogia, il romanzo conclusivo dell’Avventura nel Nuovo Mondo, “L’arma segreta degli dei”. Cosa dobbiamo aspettarci da Francisco e compagnia?

Dobbiamo aspettarci un viaggio in terre sconosciute ai confini del mondo. Francisco, con amici e nemici, intraprenderà un lungo percorso ricco di insidie, pericoli e colpi di scena che lo condurrà fino alle vette più alte e inaccessibili delle Ande peruviane alla ricerca dell’arma segreta degli Dei. Riuscirà a raggiungerla prima dell’inquisitore Beaumont e dei suoi sicari? Parallelamente, ciascun personaggio intraprenderà un viaggio altrettanto lungo e pericoloso alla scoperta dei lati più nascosti della sua anima.

La trama del romanzo gira principalmente intorno alla separazione tra i due personaggi maggiori, il bel Francisco e la temeraria Jana. Nel corso di questo terzo libro i sentimenti si sono fatti sempre più forti, crede che anche la sua scrittura si sia evoluta in questo senso?

Credo di sì. Prima di pubblicare il romanzo, ho riletto i precedenti volumi della trilogia per essere certo di avere chiuso le sotto trame e i collegamenti tra un’opera e l’altra. Dal “Conquistatore di Hispaniola” alla “Città perduta degli Aztechi” a “L’arma segreta degli Dei” ho notato, oltre alle azioni sempre più incalzanti, una maggior descrizione dei personaggi, sia buoni che malvagi, attraverso gli stati d’animo più disparati quali gli affetti, le ambizioni, i sogni, i dubbi, le gioie e le frustrazioni come accade a qualsiasi essere umano. Ad esempio, l’abilissimo dottor Ibanez si sentirà mortificato per non essere riuscito, per la prima volta in carriera, a salvare la vita di un compagno ferito gravemente e Miriam, sempre più intrisa di un’aura “magica”, sarà sempre più angosciata dalla paura di non saper controllare i suoi nuovi poteri e dalla consapevolezza di non poter condurre una vita normale.

Su Jana e Francisco, posso solo anticipare che la loro separazione li costringerà a lottare per la vita, per la prima volta, da soli, senza potersi né aiutare, né tantomeno comunicare per lunghi e interminabili mesi. Si ritroveranno? E, se succederà, saranno gli stessi di prima? Il loro amore sarà indistruttibile come al momento della loro separazione forzata o la lontananza protratta ha in qualche modo minato il loro rapporto?

Nell’Arma segreta avremo l’occasione di incontrare di nuovo la nemesi di Francisco e di tutto il gruppo. Senza fare spoiler, come potremmo definire questo incontro?

Potremmo definirlo in una sola parola: sconvolgente.

L’identità della nemesi, che appare sotto il nome e le sembianze della leggendaria demone Aisha, viene scoperta a pagina 63 dallo stesso Francisco. Sono certo, tuttavia, che i lettori della trilogia l’abbiano riconosciuta a pagina 26 nel mezzo di una strage di cui è la protagonista assoluta. Gli indizi lasciati a bella posta al termine de “Il Conquistatore di Hispaniola” lasciavano presagire un suo ritorno, pertanto non si tratta di un vero colpo di scena. L’incontro resta comunque sconvolgente non solo per Francisco, convinto di trovarsi di fronte a uno spettro, ma anche per Jana e per il bieco inquisitore Beaumont e tutti coloro che erano convinti di essersi sbarazzati di lei. Mi auguro, infine, che questo ritorno sia sconvolgente anche per il lettore quando scoprirà, poco a poco, la vera essenza del personaggio più complesso e imprevedibile che sia mai riuscito a costruire.

Nel suo romanzo, amore e morte spesso si intrecciano, e mi viene in mente il personaggio di Miriam, controverso eppure tanto fondamentale. Che importanza dà a questi temi nella letteratura?

Sono temi che hanno caratterizzato la letteratura dell’umanità intera fin dai tempi delle tragedie greche. L’amore e la morte sono parte dell’umanità, pertanto anche i personaggi “di carne” e non “di carta”, come dice il mio amico Andrea Fiorenza, non ne sono immuni. Nella trilogia di Avventure nel Nuovo Mondo, la morte non è mai fine a se stessa, come evento accidentale che può capitare a chiunque, ma assume di volta in volta diversi significati legati all’amore, alla giustizia, alla vendetta, a sentimenti profondi e radicati nei nostri cuori.

Ad esempio, Jaime Prieto, il traditore che decide di combattere l’ultima battaglia a Hispaniola a fianco di Francisco, vuole riscattarsi agli occhi di Miriam di cui è sempre stato segretamente innamorato. Ramòn Carrasco si immola volontariamente a Tenochtitlàn contro gli archibugieri dell’Inquisizione per ottenere, se non l’amore, il perdono di Jana, dopo avere tentato di tutto per rompere il suo legame con Francisco.

Marcos Aguilar, un altro membro della spedizione di Francisco, si lascia uccidere dall’inquisitore El Exorcista dopo avergli detto, mentendo, che Jana era appena morta nel rogo di una capanna. Un gesto estremo di protezione, di amore, anche se erano solo buoni amici, per proteggerla. Jana stessa, poco dopo, lo vendicherà uccidendo a sangue freddo l’ignaro Inquisitore, chiudendo così il cerchio.

Un altro personaggio, Rosa Marquez, si immola contro Lucrecia Huerta per salvare la vita di Francisco, tanto cara al Duca Diego de Mendoza di cui è segretamente innamorata da anni e infine Miriam, citata nella domanda, vede infrangere l’unico sogno di amore della sua vita con la morte eroica del giovane azteco Huexotl, sacrificatosi per la sua salvezza e quella di tutti. Non sono certo gli unici esempi di legame tra amore e morte, ma è meglio lasciare al lettore cogliere questo tema anche nella mia ultima opera.

Durante la stesura del romanzo, per caratterizzare i suoi personaggi, si ispira a persone reali? O a dei loro tratti? In generale, quanto è importante il riscontro con il mondo che ci circonda per scrivere?

Per le sembianze, mi ispiro ad attori e attrici di film e serie tv. Per esempio Santiago Cabrera (Aramis nel serial “I Tre Moschettieri”), un attore colombiano dai tratti latini molto fini, è il mio Francisco. Keira Knightley (“Pirati dei Caraibi”) è il ritratto di Jana e nessuna meglio di Eva Green (“300, L’alba di un Impero”) potrebbe impersonare Lucrecia Huerta.

Il resto della costruzione di ogni personaggio è frutto di fantasia, sebbene i comportamenti possano ricalcare quelli di persone reali, tra cui me stesso, e le azioni descritte, a volte, siano richiami a svariate esperienze della mia vita. Ad esempio, il rapporto tra il burbero Alberto Ibanez e il suo assistente pasticcione Jordi è un mix tra le comiche di Stanlio e Ollio e un’esperienza personale universitaria e ospedaliera in cui, tra noi studenti, c’era sempre quello che faceva di tutto per imitare ogni gestualità del primario con risultati disastrosi ed esilaranti.

Un discorso a parte va fatto per i personaggi storici come Diego Colòn, Bartolomé de Las Casas, Montezuma e, in questa ultima avventura, Piri Reis. La loro realizzazione è frutto di uno studio biografico da cui ho estrapolato gli elementi utili a plasmarli e adattarli al romanzo.

Ho avuto il piacere di lavorare all’Arma segreta degli dei, scoprendo curiosità storiche sull’America Latina e sugli usi di popolazioni dell’epoca. Quanto è importante per lei attingere dalle fonti per scrivere di queste avventure?

Le fonti sull’America Latina sono importantissime, ma molteplici e contraddittorie in quanto si tratta di descrizioni redatte dai conquistatori europei e non dai nativi (con l’eccezione di qualche azteco o inca convertito, che scrisse però sotto la censura della Chiesa).

Per questo motivo ho scelto di attingere alle fonti che, a una prima rapida lettura, mi sono parse sufficientemente neutrali ed equilibrate verso popoli che noi consideriamo solo selvaggi arretrati con una morbosa passione per i sacrifici umani (in realtà non tutte le loro comunità li praticavano e il discorso andrebbe molto più approfondito). Ho cercato, nei limiti del possibile, di mettere i miei personaggi in contatto con alcuni importanti aspetti della cultura dei Taino di Hispaniola, degli Aztechi del Messico, dei Muisca della Colombia e degli Incas del Perù per trasmetterne una parte anche al lettore. Per non divagare troppo, ho scelto gli aspetti attinenti alla trama e ne ho trasferiti altri, interessanti ma fuori tema, sulla postfazione dei miei romanzi o sul mio sito.

Qual è il suo metodo di lavoro durante la stesura di un romanzo? Cosa consiglierebbe a un autore emergente che sta iniziando a dare forma al suo romanzo? Come rimanere, insomma, organizzati?

Parto da un’idea di base, nel caso della trilogia i viaggi avventurosi di un esploratore immaginario in un’epoca storica ben precisa, poi inizio a lavorarci sopra con i personaggi e le loro caratteristiche principali e con la stesura della prima bozza. Aggiungo che la trama iniziale è sempre ben più misera di quella finale, in quanto molte sotto trame (e dialoghi) nascono cammin facendo. Al di là di questo metodo molto personale, un autore emergente deve avere una grossa spinta e motivazione a mettersi in gioco. Deve essere convinto di avere una grande storia da raccontare e desiderare che venga letta e condivisa da qualcuno. Non importa il genere, basta essere portati per il tema scelto ed essere in grado di catturare l’attenzione, condurre il lettore per mano e fargli desiderare di leggere il capitolo successivo a quello appena terminato.

Il consiglio principale che posso dare a un autore emergente è di mettere passione nella sua opera e di essere se stesso, di scrivere di getto le proprie sensazioni senza pensare troppo a refusi ed errori di forma. In fase di editing, come ho ben imparato, viene tutto sistemato a dovere. Consiglio a tutti gli autori emergenti di ricorrere a un editor per revisionare il testo, perché è fondamentale, nella formazione di ciascuno di noi, il confronto con chi vede il nostro lavoro dall’esterno e può consigliarci di migliorare dove siamo più carenti.

Lo scorso anno ha pubblicato con Il filo d’Arianna anche un testo autoconclusivo, attraverso la vincita del Premio letterario Il Golfo dei Poeti ambientato in un’epoca completamente differente dall’Avventura nel Nuovo Mondo. Ce ne può parlare?

Intrigo a Milano è un noir storico ambientato nel 1816 durante la dominazione austriaca della capitale del Regno Lombardo-Veneto.

Il tenente Ziani, un funzionario di polizia di origini triestine, deve indagare su un brutale assassinio sotto cui si nasconde una cospirazione che coinvolge persone potenti e insospettabili. Irina Varga, una contessa ungherese bella, misteriosa e sfuggente, si trova al centro dell’intrigo, ma in quale veste? Riuscirà Ziani a scoprire il suo ruolo nella vicenda senza farsi condizionare da un’attrazione irresistibile?

La città di Milano con le contrade, gli edifici ricchi di storia e di arte, i navigli scoperti, le carrozze e la sua variopinta umanità si erge non come sfondo ma come personaggio vero e proprio dell’intera vicenda.

Tornando a Francisco. Le avventure sono davvero concluse? Oppure può anticiparci qualcosa?

Per il momento le avventure di Francisco sono concluse, ma non quelle di tutti i personaggi che lo hanno accompagnato nei tre volumi. Il finale de “L’arma segreta degli Dei” chiude la trilogia, ma lascia comunque spazio a un seguito, anche storico, degli eventi che riguardano Francisco e Jana quando i Conquistadores invaderanno il Messico.

Pertanto, a meno che i lettori non vogliano più saperne, ci sarà un seguito su di loro.

In conclusione, cosa si aspetta adesso dalla sua carriera di scrittore? Ha già altre idee nel cassetto?

Voglio continuare a scrivere, imparare e migliorarmi. Per questo vorrei partecipare a concorsi letterari che, al di là del piazzamento, possano mandarmi un feedback sul mio lavoro. Lo stesso vale per i lettori, più impressioni mi lasciano più mi aiutano a migliorare. Per le idee, sto lavorando al romanzo accennato all’inizio dell’intervista: uno spin-off dedicato alle avventure di un personaggio femminile della trilogia. Ne riparleremo tra un annetto.

Grazie.

Grazie a lei.


Giovanni Mandruzzato, anno 1966, vive e lavora a Milano. Appassionato di storia delle grandi scoperte geografiche e dell’archeologia misterica nei suoi romanzi unisce le conoscenze storiche agli elementi del fantastico e del magico, coniugandole in personaggi memorabili e passionali.

Al ritorno da un viaggio in Repubblica Dominicana, ispirato dal paesaggio caraibico, ha scritto Il conquistatore di Hispaniola (2019), suo romanzo d’esordio e primo capitolo di una trilogia che comprende La città perduta degli aztechi (2020) e L’arma segreta degli Dèi (2021).

Il conquistatore di Hispaniola ha ricevuto la Menzione d’Onore alla terza edizione del Concorso letterario Nazionale “RinnovaMenti” ed è arrivato finalista con il secondo posto al Premio Internazionale “Lord Byron Porto Venere Golfo dei Poeti”. La città perduta degli aztechi ha ricevuto il terzo premio alla quarta edizione del Concorso letterario Nazionale “Rinnovamenti” e il Premio di Merito alla quarta edizione del Premio Letterario “Milano International”.

 Nel 2020, la Casa Editrice Il Filo di Arianna ha pubblicato il suo primo romanzo giallo storico dal titolo “Intrigo a Milano, presentato al festival culturale “Lucca città di Carta” il 28 agosto 2020, alla Fiera del libro di Imperia al “Festival della Cultura Mediterranea” il 4 giugno 2021 e iscritto al Premio letterario Campiello del 2021.

I suoi libri: QUI

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