Intervista all’autore – Giovanni Mandruzzato e il nuovo romanzo


Giovanni, bentrovato. Ormai i lettori del blog la conoscono molto bene. Siamo al quarto romanzo recensito qui e al quinto pubblicato per lei. Prima di raccontarci qualcosa della nuova avventura, ho una curiosità: adesso che le pagine scritte iniziano ad avere un certo spessore, cosa è cambiato rispetto alle prime parole pubblicate? Si sente diverso quando scrive? È più consapevole nella scrittura?

L’approccio alla scrittura è rimasto quello della prima riga del romanzo d’esordio: immersione totale nell’epoca della narrazione e condivisione dell’avventura con i personaggi. In fase di revisione e di editing, tuttavia, ho acquisito una maggior consapevolezza dell’efficacia delle descrizioni, dei dialoghi, della scorrevolezza, dei colpi di scena, insomma in tutto ciò che dovrebbe rendere la vicenda interessante e avvincente. L’editing è stato fondamentale per tentare di correggere i miei difetti e discutere i punti di forza e debolezza con il mio primo lettore, l’editor.

Quando scrissi il mio romanzo d’esordio, accettai tutte le osservazioni del mio primo editor proprio perché avevo poca consapevolezza dei miei mezzi e avevo bisogno di più esperienza.

Se riscrivessi “Il conquistatore di Hispaniola” adesso, seguirei tutte le stesse correzioni ricevute sulla tecnica di scrittura, ma non i suggerimenti di modifica o eliminazione di molti dei contenuti, come accaduto proprio con il personaggio di Lucrecia, villain principale di quella storia, a cui ho sottratto delle pagine a favore dei protagonisti più “politically correct” ma molto meno accattivanti.

L’elevazione di Lucrecia a protagonista ne “L’arma segreta degli dei”, e soprattutto in “Huerta” capisce di quale valore aggiunto sto parlando, ma tutto sommato è andata bene lo stesso perché la sua evoluzione in tre romanzi non sarebbe stata così eclatante.

In “Intrigo a Milano”, scritto quando ero molto più consapevole di me stesso, il protagonista è un investigatore della polizia austriaca che ho ben caratterizzato, ma non a spese di altri personaggi potenzialmente più interessanti di lui. Infatti i lettori si sono appassionati, più che al tenente Ziani, al personaggio di Lord Byron (un uomo fuori dalle righe anche nella mia fiction, come ben documentato nella sua biografia) e alla misteriosa contessa Irina Varga, donna dotata di un fascino e una personalità che molti lettori hanno considerato alla pari con quello della Huerta.

Veniamo alla mia (lo ammetto!) protagonista preferita. Di cosa parla la nuova avventura di Huerta. Il destino di un’assassina?

Il romanzo si svolge in un arco temporale di quasi due anni, tra l’estate del 1521 e la primavera del 1523.

Stabilitasi a Cuba, Lucrecia riceve dal lontano Marocco una richiesta scritta di aiuto da parte di Piri Reis, suo ex amante, in grave pericolo di vita. Arrivata a Fés dopo una serie di peripezie, scopre che è stato preso in ostaggio dai Cavalieri di Rodi e trasportato sulla loro isola. Decide così di proseguire il viaggio alla sua ricerca.

Le predizioni della strega vudù Zahra, i flashback sul suo arruolamento nella setta degli assassini, un’esperienza ai confini tra la vita e la morte e gli incontri misteriosi che vivrà nei mesi successivi le faranno capire che il rapimento del cartografo turco

fa parte di un piano per arrivare a lei, ma chi lo ha organizzato e perché?

Decisa a mettere in gioco ogni risorsa e la sua stessa vita, Lucrecia intraprende così l’avventura più pericolosa della sua vita tra agguati, battaglie, cospirazioni, tradimenti, menzogne per ritrovarsi coinvolta, suo malgrado, nel mezzo dell’assedio di Rodi guidato dal sultano turco Solimano il Magnifico, il più sanguinoso di tutta la storia del Mediterraneo al quale dovrà sopravvivere a ogni costo fino al giorno in cui riuscirà a scoprire l’identità del suo vero nemico per chiudere finalmente i conti con il passato.

In che modo questo nuovo romanzo è collegato alla trilogia delle Avventure nel Nuovo Mondo? E da quali elementi già presenti è partito per scriverlo?

Il romanzo è collegato alla trilogia attraverso i personaggi presenti e citati nella trama, i ricordi e l’approfondimento del passato della protagonista, sviscerato in ogni suo aspetto in maniera molto più completa rispetto la trilogia.

Gli appassionati delle Avventure del Nuovo Mondo potranno incontrare comprimari importanti come il già menzionato cartografo e pirata turco Piri Reis, il granitico giannizzero Radu e il fantasma del mago vudù Agwé, l’uomo che salvò la vita della Huerta ferita a morte ne L’arma segreta degli dei e che morì sulle Ande al termine di quell’avventura.

Potranno imbattersi, per pochi capitoli, in Estebanico, il giovane compagno di viaggio di Agwé adottato da Lucrecia (non più di dodicenne ma diciottenne, deducendo che l’avventura si svolge sei anni dopo l’ultima) e, in un paio di pagine molto significative, persino Miriam Vicente, la veggente dotata di poteri soprannaturali con cui la Huerta ha sviluppato un legame molto forte.

Il protagonista delle Avventure nel Nuovo Mondo Francisco, così come Jana, Ibanez e altri, sono ricordati da Lucrecia in alcuni dialoghi, in cui è palpabile il forte sentimento mai del tutto sopito per il bel capitàn De Mendoza.

Conosciamo la sua passione per la storia antica. Ci racconti, qui, l’immensità delle ricerche effettuate. Come le è venuta l’idea di fare di Rodi antica una delle principali ambientazioni?

Sono sempre stato affascinato, più che dalla Rodi antica, dalla Rodi medioevale e rinascimentale governata dagli ultimi Crociati esuli della Terra Santa, progenitori degli attuali Cavalieri di Malta. L’idea di inserire la Huerta nel contesto del secondo assedio di Rodi del 1522 mi è balenata durante una lettura veloce dei fatti storici avvenuti in America e in Europa nei cinque-sei anni successivi alla trilogia. Nel 1522 potevo ancora disporre di una Lucrecia poco più che trentenne, ancora in piena forma e con l’esperienza maturata dagli errori passati. Rimaneva il problema di trovare il pretesto per portarla fin lì da Cuba; i primi feedback ricevuti indicano che la mia fantasia lo ha risolto piuttosto bene.

Per le sue ricerche, quali sono le fonti principali? Siti, libri o?

Dipende dall’argomento della ricerca. Ho trovato una gran quantità di fonti (cartacee e sul web) sulla Milano ottocentesca, gli Aztechi e gli Incas, e del materiale appena sufficiente per descrivere la Hispaniola della prima metà del Cinquecento.

Nel caso dell’assedio di Rodi, invece, c’è una penuria disarmante di notizie che vadano oltre una breve sintesi dei fatti con non più di tre o quattro protagonisti.

Mi sono venute in aiuto, sul web, alcuni articoli, per lo più in inglese, sulle riviste storiche e alcuni testi inglesi pubblicati su Google da cui ho estrapolato non solo i nomi dei cavalieri di Rodi (Villiers, La Valette, Tadino, Pregént, Buck e molti altri) e dei turchi, ma anche la menzione delle singole date in cui sono accadute le battaglie più importanti, riportate fedelmente all’inizio dei capitoli del romanzo.

Ai fatti realmente accaduti ho aggiunto la mia fantasia con l’apporto dato da Lucrecia in ogni singolo evento. Un esempio su tutti: la cronaca dell’epoca scrive che in un certo giorno il brigantino di Pregént de Bidoux è riuscito ad approdare indenne a Rodi passando in mezzo all’intera flotta turca di circa duecento navi. Come è stato possibile? La cronaca non lo scrive, ovviamente, ma il romanzo mostra quale sia stati il ruolo determinante della Huerta in questa vicenda come in molte altre.

Se dovesse definire con tre aggettivi Huerta, quali sarebbero?

La personalità della Huerta è così complessa, così sospesa perennemente tra il bene e il male da poter essere definita con molti aggettivi, spesso in opposizione come le due facce di una medaglia. A seconda delle circostanze sa essere fredda o passionale, spietata o clemente, cupa o allegra, addirittura ipercinetica o stanca al punto di crollare sfinita sul letto.

Tre aggettivi che la definiscono in senso assoluto sono a mio parere vendicativa, coraggiosa e…  sincera (non nega mai di essere ciò che è diventata e non illude mai nessuno).

La presenza delle strong famale character nei suoi romanzi è forte: qui ancora di più essendo interamente incentrato su una donna. Crede che possa essere esistita qualcuna come Lucrecia a quell’epoca?

Una donna come Lucrecia è difficile da trovare anche oggi, ma non vedo perché no. In fondo, non lo dico io ma fior di documenti originali, sono esistite, proprio in epoca medioevale e rinascimentale, donne d’arme capaci di superare molti uomini sul campo di battaglia. Giovanna d’Arco e Caterina Sforza sono due esempi troppo facili e inflazionati, facilmente reperibili sul web con fiumi di notizie sulla loro vita guerresca e non. Preferisco citare in tal senso due “regine di spade” sconosciute ai più.

Marzia degli Ubaldini fu la moglie del più acerrimo nemico del potere papale in Romagna. Il marito la mandò a difendere Cesena dalle truppe pontifice, ordinando agli abitanti e ai magistrati della città di obbedirle come si fosse trattato della sua stessa persona. Marzia arrivò nella città affidatale a cavallo, in armatura, e ne prese possesso.

Matteo Villani, nella Nova Cronica, scrisse di lei che «con animo ardito e franco, più che virile, prese la difesa del minor cerchio e della rocca mostrando di poco temere cosa che avvenuta le fosse» (Villani, p. 223).

Qualche giorno più tardi, un forte esercito comandato dal legato papale, il cardinale d’Albornoz, si avvicinò alle mura della città. Sappiamo con certezza che Marzia prese parte attiva ai combattimenti per la difesa della fortezza di Cesena. È ancora Matteo Villani che ci informa: «Ella sola rimase guidatrice della guerra e capitana dei soldati, e il dì e la notte difendea la murata dagli assalti della gente sì virtuosamente e con così ardito e fiero animo che amici e i nemici la ridottavano non meno che se la persona del capitano fosse presente». Mi sembra che non ci sia altro da aggiungere.

Orsina Visconti fu la signora del feudo emiliano di Guastalla. Nel 1426, nel corso delle guerre che opposero Milano e Venezia, il feudo, strategicamente collocato sulla sponda destra del fiume Po, al confine meridionale dello stato visconteo, fu attaccato dalle truppe veneziane. Assente il marito, la difesa della comunità ricadde su Orsina, descritta come «molto coraggiosa, e nel mestiero delle armi grandemente addestrata, e potuto avrebbe di leggieri far fronte al nemico» (Affò, p. 27). Orsina diresse personalmente gli uomini in battaglia per spezzare l’assedio veneziano, interamente armata e a cavallo. La storia ci dice anche che, prima del combattimento, ella andò sulle mura della comunità per insultare i soldati avversari, uccidendone diversi. «La donna forte di quanto succedeva, e veduta l’occasione di far prova del suo valore, chiamò tosto da Parma assai fanti, e balestrati, de’ quali fattasi condottiera ella stessa, venne ad insultar quelle schiere che alla sua Guastalla strage minacciavano e ruina. Fu bello il vederla di lucid’armi coperta frenar generoso destriero, disporre i suoi seguaci a battaglia, ed esortarli con acconcie parole alla pugna; ma fu terribile ancora il rimirarla scagliarsi addosso alle ostili squadre, sbaragliarle, e fugarle. Lasciò ella morti più di cinquecento Schiavoni sul campo, varj de’ quali caddero dal braccio di lei stessa trafitti: onde spaventato il rimanente dell’esercito diedesi precipitosamente alla fuga. La sua corazza poi colle altre armi da lei usate fu conservata come il più nobil trofeo che adornar potesse l’Armeria delle Rocca» (Affò, pp. 28-30).

Non sono le uniche, ma penso che siano sufficienti anche per i miei conoscenti più scettici (molti tra loro sono donne).

Sempre rimanendo in tema: la sua capacità di equilibrare forza, coraggio e passione e debolezze, in Lucrecia, la trovo meravigliosa: si è ispirato alle donne che conosce?

Le donne sono una fonte inesauribile di sorprese e non basterebbe un romanzo per descrivere in dettaglio l’essenza completa di ciascuna di loro.

La mia Lucrecia racchiude più parti delle sfaccettature di molte donne che ho incontrato nella mia vita. Vorrei tuttavia puntualizzare che nessuna di loro è un’assassina o ha vissuto gli orrori che sono toccati a lei, per cui ho dovuto ricorrere a personaggi di donne del cinema (come la guerriera Artemisia, interpretata da un’eccezionale Eva Green in L’alba di un impero o Elektra interpretata da Jennifer Garner in Elektra), dei serial televisivi (la piratessa Anne Bonny interpretata da Clara Paget in Black Sails).

C’è uno scrittore o un romanzo da cui prende particolare ispirazione? E quando legge, cerca avventure simili a quelle che scrive o altri generi?

Per i romanzi storici, Manfredi e la Mc Cullogh, ma proprio per questo non ho mai ambientato un’avventura nell’antica Roma. Non ultimo, il buon vecchio Salgari.

Quando leggo, cerco più spesso altri generi, in particolare il giallo. Al momento sto leggendo i romanzi dell’amico Paolo Regina. Il suo investigatore amante del blues, il capitano De Nittis, è un personaggio memorabile.

Qual è la “morale”, se così si può definire, che vorrebbe emergesse da questa storia? Dalla sua protagonista?

Ce ne sono diverse, a mio parere, perciò la lascio definire da Lucrecia stessa in una frase che ha detto ad Hakim, il suo ex maestro della setta degli Assassini.

“Sarei stata sopraffatta più volte se qualcun altro non mi avesse aiutata, perciò, lascia che sia io a insegnarti qualcosa: puoi essere il guerriero più forte al mondo, ma da solo non sei altro che un granello di sabbia del deserto spinto alla deriva dai capricci del vento”.

Tra inganni, tradimenti, cospirazioni e attentati, Lucrecia scopre il valore dell’amore per il prossimo, espresso attraverso delle amicizie fraterne, cementate di fronte alla morte incombente per ogni minuto dei lunghi mesi di assedio.

Zahra, al termine di uno dei momenti più inquietanti della vicenda, dice a Malpaso:

“Lucrecia ha capito che l’amore può sconfiggere la morte”.

Ha altri progetti in vista? Ci aspettiamo delle nuove avventure?

I progetti sono troppi, al momento. Vanno dalla storia mai scritta dell’invasione spagnola del Messico accennata un paio di volte da Lucrecia a un seguito di Intrigo a Milano a una commedia storica a una nuova avventura della Huerta o di un’altra avventuriera della trilogia o di un personaggio dell’ultimo romanzo.

Di solito agosto mi porta consiglio più della notte… vediamo.

Grazie, Giovanni, un’ultima cosa: un consiglio a chi vuole scrivere un’avventura… quale sarebbe?

Non avere paura di viverla in prima persona e fare in modo che il lettore vi ci trovi immerso, a fianco dei personaggi. Se un lettore ti dice questo, significa che hai lavorato bene.


Abbiamo già conosciuto l’autore in questi articoli

La scrittura di un romanzo

Intervista all’autore 2019 – Il Conquistatore di Hispaniola

Intervista all’autore 2020 – La città perduta degli Aztechi

Intervista all’autore 2021 – L’arma segreta degli Dei

Intervista all’autore – il nuovo libro

Il suo nuovo libro “Huerta. Il destino di un’assassina” è disponibile su Amazon

Una replica a “Intervista all’autore – Giovanni Mandruzzato e il nuovo romanzo”

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