Sull’abbandono dei libri

Se vogliamo conoscere il senso dell’esistenza, dobbiamo aprire un libro: là in fondo, nell’angolo più oscuro del capitolo, c’è una frase scritta apposta per noi

Pietro Citati

Mi ritrovo stanca.

Parte di solito tutto da lì, mi ritrovo stanca di leggere quella storia, le parole si attorcigliano sulla pagina, tutto mi sembra inutile: inutile le paure dei personaggi, inutile le informazioni che leggo, e assente la voglia di continuare.

Allora, mi guardo intorno. Nella libreria di vimini – che si scioglie di altri libri manco fosse un gelato all’equatore – ci sono un’infinità di storie che mi aspettano. Appartengo infatti a quella categoria di persone che accumula libri non avendo la minima idea del quando li leggerà e che, soprattutto, non se ne libera mai, nemmeno se pensa che non li leggerà mai. Ma questa è materia per un altro discorso.

Ora, torniamo alla mia stanchezza. Insomma, mi guardo in giro, rifisso lo sguardo sulla pagina, le parole sono ancora lì che si accavallano e si prendono a cazzotti l’una con l’altra e i miei occhi si incrociano nella speranza di cogliere anche solo una frase che possa convincermi ad andare avanti. Ma non la trovo. E allora quel libro, semplicemente, lo chiudo. Mi alzo (da qualsiasi supporto stesse sostenendo il mio peso in quel momento) e ripongo il libro in qualche angolo nascosto – che non lo debba vedere per un bel po’!

Quindi, se mi va, ne prendo un altro. E spero che la tarantella non si ripeta.

Insomma, tutto questo per dire che, sì, puoi abbandonare un libro.

Nessuno, e meno male, ti obbliga a finirlo. Non c’è gara, non sarai castigata se quel libro lo abbandonerai, se proprio non ti va giù, se, banalmente, ti fa schifo. Essì, che i libri possono anche fare schifo, ché noi non dobbiamo alcuna forma di rispetto ai libri che non ci piacciono e possiamo abbandonarli quando ci pare. Che farcene, poi, dipende dalla categoria alla quale appartenete – io, ad esempio, la maggior parte delle volte li nascondo a me stessa, magari un giorno cambio idea, mi dico e, se proprio ne sono sicura, li vendo o li regalo.

Esistono, al mondo, così tante storie che ci aspettano, così tanti romanzi e saggi e fumetti che sembrano scritti proprio per noi, e abbiamo già così poco tempo: perché costringerci a sprecarlo con qualcosa che non ci piace?

La lettura, io credo, deve essere (quando non riguarda lo studio o il lavoro) la nostra migliore forma di evasione e di pensiero, di rispecchiamento e di respiro, e tale non può diventare se ci obblighiamo a leggere un libro solo perché sì.

Questa è la mia riflessione per Pasqua. Vi auguro di trascorrerla serenamente, se la festeggiate; altrimenti: buon weekend!

A presto,

Gloria

editor gloria macaluso bio

9 risposte a “Sull’abbandono dei libri”

  1. In questo post sei umana: una lettrice appassionata che per un giorno(nel momento della scrittura)smette i panni e il vestito della specialista in scrittura e di editor. Buona Pasqua e buon fine settimana anche a te. Spesso non solo un libro non ci prende e non ci dice nulla, ma c’entra anche il non caricarsi troppo. E la pausa serve proprio a ricaricarsi e veder spuntare come fiori nei prati altre idee e nuovi stimoli. 🌹👏😊 Ciao

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  2. Se uno deve abbandonare un libro, meglio che lo lascia lì dove qualcun altro lo possa trovare (booksharing, libraccio, dono alla biblioteca…): forse il libro piacerà a questo sconosciuto! Dico così perché mi fa male quando vedo dei libri buttati nella spazzatura.

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