Uno degli aspetti più interessanti all’interno dei romanzi è sicuramente il cambiamento dei personaggi: il loro viaggio (di cui ho parlato QUI) e quella sorta di mutazione che sperimentano nel superare il conflitto della storia (il loro problema, quindi, o la loro paura o i loro desideri), diventando, alla fine, in qualche modo diversi da loro stessi.
Ecco, di questa diversità e dell’identità ne ha parlato egregiamente Erik Erikson (1902-1994), antropologo, psicoanalista e psicologo tedesco.
In questa serie di articoli (trovate tutti gli altri in questa pagina) parlo di teorie, pratiche e tecniche delle Scienze Umane a servizio della scrittura.
Dunque, seconda la teoria di Erikson «l’identità nasce dall’infanzia come rispecchiamento dell’amore familiare e […] in ogni momento, persino nella vecchiaia, le potenzialità di crescita sono in continuo divenire». In questa visione (al tempo rivoluzionaria dato che si dava per scontato che il termine “ultimo” di apprendimento fosse l’adolescenza) assumono «massima importanza l’ambiente esterno e le variabili psicosociali con le quali l’individuo si misura durante la sua intera esistenza».
A questo punto, un collegamento con il viaggio archetipico del nostro personaggio è d’obbligo: se all’inizio del romanzo il nostro personaggio (che chiameremo M.) ha un certo tipo di identità, alla fine questa dovrà aver subito un cambiamento, influenzato sia dal conflitto (quindi dal suo problema) sia dall’ambiente che ha sperimentato.
Ancora, secondo Erikson la crisi dà avvio a un processo risolutivo, ma non è un processo autonomo dal contesto; infatti: ogni crisi possiede un valore speciale, particolare che dipende sia dalla fase di sviluppo (quindi dall’età) sia dall’ambiente socioculturale, politico ecc. sia, infine, dal carattere personale.
A questo punto, riprendiamo il nostro personaggio M. Se, all’inizio del romanzo, M. ha un carattere indipendente, vive in un contesto ed è adulto, e gli si mette di fronte un problema, il modo (e quindi il viaggio) attraverso cui risolverà il conflitto dipenderà da tutti e tre quei fattori e genererà un cambiamento.
Facciamo un esempio pratico con un romanzo, con Cime Tempestose. Semplificando di molto, prendiamo il personaggio di Heathcliff. All’inizio del romanzo lo troviamo orfano, povero, analfabeta, e burbero. Poi, attraverso il contesto in cui viene immerso (il suo mondo straordinario, ovvero la dimora di Cime Tempestose) diventa, alla fine del romanzo:
– orfano, ma padre e marito,
– burbero, ma anche maligno,
– non più analfabeta, anzi: istruito,
– non più povero, anzi: il più ricco.
Ecco, questi cambiamenti sono stati determinati dall’ambiente, ma guidati comunque dalla sua base di partenza. Ora, all’ambiente, Erikson aggiunge: «l’individuo non è caratterizzato da una personalità coerente, strutturata una volta e per tutte, ma è come un attore dinamico e sempre in divenire: fuori non ci sono delle forze che ci influenzano deterministicamente, ma che agiscono secondo schemi di comportamento che noi estrapoliamo durante le interazioni». Dunque, oltre al contesto più o meno statico (ovvero la cultura, la società in cui è immerso il personaggio), abbiamo a che fare anche con elementi del tutto dinamici, le persone e le interazioni con le persone.
Infatti, Heathcliff diventa come diventa non solo per il contesto di Cime Tempestose, ma anche a causa della relazione con Catherine e con il fratello di lei.
In conclusione, la ricerca di personalità e di identità del vostro personaggio dovrebbe seguire ed essere condizionata da questi tre elementi:
1. base di partenza, ovvero le caratteristiche che attribuite al personaggio in maniera arbitraria;
2. relazione con il contesto culturale, sociale, politico, ambientale ecc; un contesto relativamente statico.
3. relazione con le persone, gli attori della narrazione, in una continua interazione dinamica, ovvero mutevole (poiché mutevoli sono gli altri individui).
Questa teoria, tra le più apprezzate della psicoanalisi (e tra le più rielaborate), è secondo me anche quella che meglio si adatta al percorso di cambiamento che possiamo far intraprendere ai nostri personaggi, poiché rispecchia nelle sue fasi, gli elementi narrativi principali: la base di partenza come la scheda del personaggio, ovvero la caratterizzazione; la relazione con il contesto come la scelta degli eventi, cioè la trama, e dell’atmosfera; e la relazione con le persone come i personaggi (secondari e no).
Ed ecco tutto, per oggi!
Cosa ne pensate?
A presto!
G.
3 risposte a “Scienze Umane per scrivere – l’identità e il cambiamento dei personaggi”
Potremmo dire evoluzione e involuzione dei personaggi; ovvero lo specchio in cui osservare sia noi in quanto lettori (il lettore è un personaggio?) che coloro con cui viviamo e che frequentiamo in varie gradazioni di rapporti. 🌹👏😊
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Assolutamente d’accordo! 🤩
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😍ciao
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