Le penne sono gli strumenti più pericolosi; più affilate dalle avversità che le spade, e tagliano più delle fruste o di un bastone.
John Taylor
Cari scrittori, su Instagram, qualche settimana fa, per tenere compagnia a chi come me è in casa da molto tempo, ho deciso di pubblicare questo post nel quale chiedevo agli scrittori di raccontarmi il loro libro. Tra i molti commenti e storie, più di tutti mi ha incuriosito Raffaella Zinelli.

Come piccolo premio ho deciso di intervistare Raffaella chiedendole qualcosa in più sulla sua vita e sulla sua arte: la scrittura. Iniziamo!
L’intervista
Ciao, Raffaella. Prima di parlare di scrittura, parliamo un po’ di te. Chi sei? Cosa fai nella vita e quali sono le tue passioni?
Ciao e grazie per concedermi questa intervista! Dunque, ho quaranta anni e vivo a Livorno da sedici. Sono originaria di un paesino della campagna toscana, Castelnuovo val di Cecina, nella zona di Volterra. Lavoro da tempo nella scuola superiore, come educatrice, e mi occupo di ragazzi e ragazze con il sostegno. Un lavoro che mi consente di crescere e mettermi continuamente in discussione. C’è molto da imparare dall’incontro con l’altro: la relazione è uno scambio continuo in cui bisogna essere pronti a reinventarsi e accogliere la diversità, entrare in un mondo che non è il nostro. Peccato che il lavoro degli educatori ed educatrici sia sottopagato… è veramente vergognoso. Per quanto riguarda le mie passioni da sempre amo stare a contatto con la natura e da quando abito a Livorno non posso più fare a meno del mare. Mi piace camminare, leggere, scrivere anche solo delle frasi che mi passano in testa all’improvviso, viaggiare (adesso un’utopia come quasi tutto il resto), stare in compagnia di persone di valore, fare nuove amicizie, praticare il buddismo a cui mi sono avvicinata da dieci anni e che è per me fonte di rinnovamento interiore. Senza questa pratica (il buddismo della Soka Gakkai) infatti sarei un sacco più negativa e insopportabile! Con la recitazione del mantra di Nam Myoho Renge Kyo, giorno dopo giorno, riesco a tenere a bada la mia parte più oscura, a ritrovare la fiducia e soprattutto adesso, in questo momento storico davvero tragico e opprimente, a non cedere al senso di sconfitta e di impotenza.
La trama del tuo libro mi ha molto incuriosito, e per questo ho scelto di approfondirla qui, vuoi raccontarcela?
Volentieri! Novemila chilometri racconta la storia di Greta, una giovane donna che lavora in un negozio di giocattoli, alle prese con la fine di una relazione sentimentale. La proprietaria del negozio si chiama Tosca, una donnona un po’ comica e vecchio stampo, a modo suo molto premurosa. Greta soffre, non si capacita di come possa essere finita con il fetente, così viene menzionato nel romanzo il suo ex. Non se ne fa una ragione, e per di più è circondata da una famiglia piuttosto sui generis che anziché sostenerla le dà del filo da torcere, tutto narrato in chiave ironica, oltre che riflessiva. Il padre Agasi è fuori di testa, un ingegnere pieno di soldi e sempre in giro per il mondo che non riversa un briciolo di affetto verso la famiglia, e che sembra andare in visibilio solo per la sua gatta, Matiuzza. Proprio la micia avrà un ruolo nella storia e sarà al centro di vicende divertenti e surreali. Anche la madre Tanda non è da meno… fissata con il lavoro di avvocato, iperattiva, tutta nervi e poco attenta ai bisogni degli altri. Greta ha una sorella, Metusa, una ribelle cocainomane e sconquassata da disturbi alimentari che ne combinerà di tutti i colori. Greta a poco a poco inizierà un percorso interiore, spalleggiata da amiche comprensive, farà i conti con le sue emozioni e alla fine sfiderà tutti i suoi limiti grazie a un viaggio, da sola, nell’isola di Nosy Be al largo del Madagascar. Da qui il titolo del libro perché la meta si trova proprio a novemila chilometri di distanza. Questo viaggio avrà un profondo significato perché sarà soprattutto interiore e consentirà alla protagonista di dare una svolta alla propria vita, di ricominciare. Nel romanzo una figura resterà nel mistero: l’uomo col cane.
Qual è il messaggio che hai voluto trasmettere con il tuo romanzo? Cosa vorresti che rimanesse nella mente del lettore?
Il messaggio è che tutto passa, si trasforma, anche il dolore più profondo. La vita è sempre pronta a stupirci, a farci rimettere in carreggiata. Mi piacerebbe che alcune frasi in particolare lasciassero un segno, un po’ di speranza, che fossero una sorta di spinta verso l’apertura, verso il cambiamento sempre possibile ma che spesso ci precludiamo. E poi spero che ognuno abbia un personaggio preferito.
Cosa significa per te essere una scrittrice? In questi tempi è difficile trovare armonia tra vita e arte, quasi come se la seconda fosse soffocata. Tu cosa ne pensi?
La scrittura fa parte di me, da quando ero un’adolescente. È sicuramente terapeutica perché mi consente di tirare fuori e liberarmi, in più la considero un mezzo prezioso per incoraggiare, dare un po’ di sollievo a chi leggerà. In questo momento non è facile, ci sono giorni in cui non riesco a scrivere neanche mezza frase. Adesso sto lavorando al mio settimo romanzo, commissionato da Intrecci che ha pubblicato Novemila chilometri appunto, e confesso che a volte temo di avere perso l’ispirazione per sempre. Ma si sa che il blocco dello scrittore è fisiologico, succede, e poi passa. C’è da dire però, allo stesso tempo, che la situazione opprimente che stiamo vivendo mi dà anche degli spunti: sto infatti lavorando a un romanzo pieno di misteri e situazioni in sospeso, per cui l’inquietudine che aleggia in questo periodo mi consente di aprire il canale della creatività, sempre se riesco a gestire l’ansia e a non farmi affossare. A tale riguardo recito daimoku, il mantra buddista, perché mi consente di ricentrarmi e ritrovare l’energia, di non perdermi.
Quali sono le caratteristiche che deve avere uno scrittore per portare a termine il proprio lavoro? Basta la passione? Io credo sia necessario uno “studio matto e disperatissimo”, per dirla alla Leopardi, ma anche un grande cuore. Cosa ne pensi?
Mi piace molto l’espressione di avere “un grande cuore”… e condivido l’idea che la passione da sola non basti. Bisogna crederci, sicuramente, ma serve tanta voglia di migliorare e mettersi in discussione. Ringrazio Intrecci che mi ha consentito di fare un editing davvero approfondito in cui ho potuto valutare i miei difetti, gli eccessi e la frettolosità che nel Novemila chilometri iniziale, rileggendo e rileggendo da sola, non avevo potuto o voluto correggere. Il cuore è importante se voglio arrivare al lettore. Poi ognuno è fatto a modo suo e ha il proprio stile, ma per una persona emotiva come me credo sia fondamentale trasmettere tutta me stessa. Le parole sono davvero potenti.
Parliamo dei libri. Quali sono i tuoi preferiti? Hai autori di riferimento?
Leggo sempre più romanzi in contemporanea, anche tre o quattro, perché mi piace variare stile e situazioni. Romanzi di narrativa, niente gialli o fantasy, talvolta delle biografie, ad esempio su Frida Kahlo e Modigliani che da sempre mi affascinano. Mi piace scoprire nuovi scrittori e scrittrici e spesso spulcio tra i cataloghi delle varie case editrici scegliendo in base alla quarta di copertina che più mi intriga. Per me più della trama conta lo stile, la capacità di comunicare, toccare una corda dentro. Un’autrice di riferimento è Rossana Campo, la adoro e ho anche avuto la fortuna di conoscerla di persona, anni fa, durante una sua esposizione di quadri a Genova. È una scrittrice di cuore, come dicevamo prima. Viscerale. Per anni invece, quando ero una ventenne, un mio scrittore di riferimento è stato Andrea de Carlo. Mi affascinavano tantissimo le sue similitudini originali, le descrizioni elaborate sui vissuti dei personaggi. Ogni volta che finisco di leggere un libro mi rammarico (se un libro non mi piace per un po’ provo ad andare avanti, poi lo mollo e ciao) ma allo stesso tempo mi sento sazia… Sottolineo sempre le frasi che mi colpiscono e poi torno a rileggerle… le assaporo… Purtroppo ho la memoria corta, dimentico con facilità trame e titoli, ecco questo mi dispiace un sacco, ma in qualche modo niente è andato perso, no? Ogni libro lascia una traccia indelebile dentro di noi.
Credi che la lettura sia indispensabile alla scrittura? Può sembrare una domanda sciocca ma ci sono più autori che lettori, non è strano?
Credo che leggere sia indispensabile per chiunque, ma soprattutto per gli scrittori. È impensabile scrivere bene senza leggere. Leggere infatti nutre la nostra mente, la capacità di usare al meglio la meravigliosa lingua italiana, incentiva la creatività, offre spunti, dà respiro…fa spaziare… consola. E soprattutto adesso che siamo forzati a restare più tempo a casa credo che valga davvero la pena dedicarci alla lettura, scegliere il genere e lo scrittore che più ci affascinano. Perché alla fine i libri ci tengono compagnia, aprono a nuove soluzioni. Confesso che il momento in cui resto da sola con i romanzi è fonte di una gioia indescrivibile, un’occasione per immergermi in un altro mondo e ricaricare le pile.
Dove possiamo trovarti?
Sono presente su Instagram e Facebook. Inoltre Intrecci sta cercando di incentivare alla lettura e ha dato il via a una serie di promozioni. Novemila chilometri lo trovate qui scontato! QUI E in tutti gli store on line tra cui Ibs QUI

L’iniziativa “Parlami del tuo libro!” ha avuto un buon riscontro; perciò se anche voi volete partecipare potete scrivere la trama del vostro libro nei commenti qui sotto; quello o quelli che mi incuriosiranno di più riceveranno questa piccola sorpresa!
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A presto!
Gloria
