Editoria: ha senso proporre un libro adesso? – libri ai tempi del #coronavirus

Editor Gloria Macaluso

Ogni opera stampata ha una sua ombra che indica da che parte viene la luce. Quell’ombra è il segno dell’editore.

Valentino Bompiani

Una delle domande che più mi vengono poste in questo periodo, sia dai miei autori che dagli aspiranti, riguarda l’idea di proporre un manoscritto a un editore adesso. Adesso, proprio oggi. Mi chiedono: «è sensato, favorevole proporre il mio manoscritto adesso?». La mia risposta, soprattutto per gli emergenti è NO.

No. In questi mesi non avrebbe senso proporre un manoscritto inedito, per di più di un emergente, a qualunque casa editrice. Perché? Be’, ci sono parecchie motivazioni a questo no categorico e, perché se non sono incoerente non va bene, anche un’eccezione.

Innanzitutto, scrittori, c’è crisi. i dati AIE (QUI) non sono incoraggianti. Si registra un crollo del 75% su vendite e riscontro, e non parliamo solo del caro vecchio volume cartaceo, anche gli e-book hanno i loro problemi. Sì, perché se un lettore forte non ha voglia di leggere, figuriamoci un lettore medio. A quanti di voi, in questo periodo, il desiderio di leggere è calato? Le preoccupazioni, il disagio, il sentirsi “prigionieri” hanno infastidito molti, me compresa (e se non leggessi per lavoro, davvero, non lo farei). Perché la lettura è impegnativa, ammettiamolo, e c’è bisogno di concentrazione, e voglia e io di voglia proprio non ne ho. Certo, i casi illuminati ci sono (beati loro!), ma qui parliamo della maggioranza. Detto questo, è chiaro che l’editore, la figura dell’editore, vive come noi un periodo incerto e non vuole rischiare proprio adesso.

Collegato dunque a questa paura del rischio, c’è l’àncora di salvezza per ogni editore: l’autore più quotato. Come avrete visto la maggior parte delle uscite degli ultimi tre mesi riguarda grandi autori con già un ampio pubblico che si destreggiano tra opere sul Covid (ci torneremo tra poco) e temi amati dal grande pubblico. Le uscite di aprile sono un indicatore importante: Newton Compton, Einaudi, E/O, Harper Collins, Sellerio, La nave di Teseo, Longanesi, Rizzoli, Mondadori… non proprio piccoli editori, non è vero? E con quali autori? Maurizio De Giovanni, Annabel Abbs, Paolo Giordano, Herta Müller (premio Nobel), Diego de Silva… non proprio esordienti, giusto?

Inoltre, anche il formato dei libri è diventato più piccolo. Volumi brevi e incentrati su discorsi psicologici, sociologici o scientifici sul virus e sugli effetti della pandemia, uno fra tutti è l’esempio di Paolo Giordano con Nel contagio. Ed ecco che arriva la vostra seconda domanda: «è sensato scrivere un libro sul coronavirus» Sì. Ma «è sensato proporre adesso un libro sul coronavirus?» No. Oppure: «nella mia storia già avviata e scritta posso inserire lo sfondo della pandemia?» No. No perché la situazione è troppo attuale; no perché l’editore punta su esperti del settore; no perché la pandemia non può essere “inserita”, al massimo deve essere il “punto centrale” della storia.

Ma ci sono eccezioni, come vi avevo anticipato. Quali? Be’, dipende dall’editore. C’è il grande o piccolo editore speranzoso, chi ha sfruttato questo periodo non tanto per commercializzare un volume quanto per lavorare allo scouting, ai manoscritti già pervenuti. C’è chi sta lavorando sulle storie, chi si sta rinnovando, chi è alla ricerca di una voce nuova o che rappresenti questo periodo o che ne sia completamente estranea. Insomma, tutto è possibile!

Un altro appunto che vorrei fare riguarda l’autopubblicazione. In questo periodo, è certo, il lettore annoiato avrà spulciato non poco gli scaffali virtuali del web. Questo momento, seppur non favorevole per autopubblicare fiction (sareste presto spazzati via, probabilmente, da altre uscite più conosciute) è comunque un buon momento per informarvi sull’editoria, per studiarne le basi e i cambiamenti, compresa l’opzione di autopubblicare un testo non necessariamente di fiction. Avete trovato un modo per vivere felici in quarantena? Potete trasformare la vostra opinione ed esperienza in un manuale (e dirmi il vostro segreto, avanti!). Ma attenzione al fenomeno dei libri “usa e getta”: leggete con consapevolezza, acquistate con conoscenza, scrivete senza troppi grilli per la testa e soprattutto non fatevi ingannare dalla “semplicità” di fare tutto da soli.


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Trovate QUI tutti i miei servizi editoriali, e se avete domande scrivete a editorgloriamacaluso@gmail.com

A presto,

Gloria

8 risposte a “Editoria: ha senso proporre un libro adesso? – libri ai tempi del #coronavirus”

  1. Analisi molto interessante.
    Per mia fortuna, prima di pensare di pubblicare il secondo romanzo, bisogna averne concluso la stesura, quindi ci aggiorniamo a inizio 2021. 🙂

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  2. Spero di non creare un flame (che non mi piacciono), ma non sono del tutto d’accordo: se uno invia un suo manoscritto adesso, l’eventuale proposta editoriale non arriverà prima di 8 mesi o un anno, tempo nel quale la situazione della pandemia potrebbe cambiare (speriamo in bene). Quindi, un editore potrebbe puntare sul futuro ed accettare lo stesso il manoscritto se pensa che sia buono.

    Hai fatto l’esempio di note ed importanti case editrici, ma non credo che queste aziende pubblichino autori esordienti (a meno che siano già noti in altri campi come il giornalismo, la scienza o il cinema) e hai citato degli autori importanti, ma che cosa c’entrano con gli esordienti?

    L’industria del libro è in crisi da tempo (e non solo in Italia), ma ci sono molti editori piccoli e medi che propongono delle novità anche in piena crisi del Covid: basta guardare “Les Flaneurs” (giuro che non mi sto facendo pubblicità), “Dark Zone Edizioni”, “Acheron Books”, “Watson Edizioni” (ok, gli ultimi due sono di nicchia, ma i loro libri si vendono come dei cioccolatini il giorno prima di San Valentino) e vedrai che non è così tutto nero.

    E’ chiaro che dipenda dall’editore, ma credo che un autore, anche esordiente, non dovrebbe aver paura di proporre un manoscritto: tanto, il mercato è in crisi da anni, se non è per la mancanza di lettori, sarà per il prezzo della carta (i prezzi sono alle stelle dagli anni ’90, l’ho letto in un articolo di un ex-responsabile della Panini qualche anno fa) o per la concorrenza dell’EAP o del self-publishing su Amazon (non ho niente in contrario, ma ho visto che alcuni autori propongono delle opere che avrebbero bisogno di un buon editing e di un lavoro d’impaginazione, ma non tutti).

    Quindi, siamo in una matrioska di crisi varie, ma non ha mai impedito all’editoria di continuare a vivere. Ho visto i numeri che mostri nel tuo articolo, ma credo che si debba prendere in considerazione anche le piccole realtà, vitali per gli esordienti.

    Spero di non aver offeso nessuno, volevo dare il mio punto di vista.

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    • Ciao! Figurati, nessuna offesa; anzi sono felice di avere diverse opinioni. Allora, il mio è un discorso generale: il manoscritto arriva adesso, non tra otto mesi (quelli sono i tempi di lettura), ma è molto probabile che gli editori lo accantonino subito e con più facilità in questo periodo (proprio per la grande crisi) perché hanno meno risorse di quelle già disponibili e non possono investire in rischio. Ho citato grandi autori e grandi CE per dare un confronto; ho infatti specificato che queste uscite sono, appunto, BIG, e che quindi un esordiente sarebbe “schiacciato” – uscendo anche con una CE più piccola – da questi grandi nomi pervenuti adesso a raffica per rimpolpare il mercato. Per quanto poi dici, infatti, a fine articolo ho citato un’eccezione (l’hai letta?) dicendo che ogni caso è a sé e che quindi nessuno impedisce l’invio, ma anzi ci potrebbero essere editori che hanno sfruttato al meglio questo periodo per ricercare nuove voci. Che ne pensi?

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      • Cero che l’ho letta! Altrimenti che senso avrebbe seguire un blog?
        Sì, hai ragione. Volevo dare la mia opinione, visto che osservo (e vivo) la realtà delle piccole e medie case editrici. E anche per aiutare gli amici scrittori (o aspiranti) affinché non si perdano d’animo!

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