La verità è che non leggi abbastanza

Tutti sappiamo che probabilmente le circostanze in cui si legge sono importanti quanto il libro stesso.

Nick Hornby

Sull’onda del recente articolo di opinione (QUI), ho deciso oggi di parlare di uno dei maggiori e silenti problemi di chi vorrebbe scrivere, ma anche di chi vorrebbe editare.

Non scherzo quando dico che più di una volta mi è capitato di sentire parole come “io non leggo molto” da chi aspirava a scrivere un romanzo (un romanzo, eh, non la lista della spesa). Oppure, mi è capitato di parlare con chi aspirava (o già fa!) a diventare editor e sentire frasi del tipo “leggo solo quello che mi serve”. Ma che cos’è che serve? A me, ad esempio, per editare un romanzo fantasy mi è servita la lettura di Sette brevi lezioni di fisica di Carlo Rovelli (e sto adesso ascoltando Buchi bianchi su Storytel). Oppure, mi è servita la rilettura de La storia infinita per editare un thriller psicologico.

Il punto è che la contaminazione dei generi è talmente elevata e talmente vasto il mare di argomenti che si possono trattare a prescindere dal genere (se c’è) scelto, che ogni singola lettura può risultare utile.

Ma non solo per chi, come me, con le parole ci lavora. Anche per chi i libri li vuole scrivere, anche per chi le storie le vuole inventare – ma non aggiungo soprattutto, ché la verità è che serve a entrambe le figure.

Ecco, la verità è che non leggi abbastanza.

Se si vuole scrivere (e di qualsiasi cosa) è fondamentale leggere, e leggere qualsiasi cosa, e senza pregiudizi o, meglio, preconcetti. Non mi piacciono i gialli, ma potrebbe non essere vero: quante volte hai provato a leggerne? Oppure, non mi piace la narrativa contemporanea, ma ne hai la sicurezza? Hai letto qualche uscita recente? Ci hai provato?

Ecco, al di là del gusto e della buona volontà, per scrivere e per lavorare con le parole è fondamentale leggere. È dalla lettura, dalle storie che ci sono già, che noi impariamo in che modo esse sono state costruite e perché sono piaciute così tanto. E se proprio non si vuole leggere senza dei buoni motivi, eccone tre che incontrovertibilmente sono da considerare motivi ottimi.

1. Eviti la minestra riscaldata o, peggio, il plagio.

Leggere ti permette, se scrivi, di evitare di ripetere stereotipi abusati oppure scene già viste e, nei casi migliori, ti evita il plagio. Se invece editi, la lettura ti permette di evitare che gli autori e le autrici con cui collabori facciano questi errori e non solo: la lettura critica – tipica del lavoro di revisione – ti permette di conoscere i tropi dei generi, di analizzare le strutture vincenti e di capire in che modo alcuni romanzi riformulino il classico viaggio dell’eroe o il viaggio dell’eroina, seguendo archetipi e strutture narrative in modo innovativo (di Scienze Umane e scrittura ne ho parlato QUI).

2. Impari come si costruisce una storia con meno di 20,00 €

Con meno di 20,00 €, il prezzo medio di un libro, se scrivi impari a distinguere le strutture narrative, per genere e no, e a capire quando la tua storia va troppo in là o rimane alloggiata in cliché da evitare. La lettura è la migliore scuola di scrittura possibile. Se editi, ugualmente, sarai capace di riconoscere la struttura di una buona storia, e tutti gli espedienti narrativi annessi (trama, tema, premessa, dialoghi, digressioni eccetera). Ah, postilla: i libri sono anche gratuiti, ci sono le biblioteche, il sistema MLOL e tanti titoli fuori diritti che trovi online gratuitamente.

3. Impari come si utilizzano le parole e come le parole siano in grado di costruire mondi

Se editi, chiaramente dovrai essere in grado di operare una revisione costruttiva sullo stile dell’autore o dell’autrice in questione, questo significa che devi mettere da parte il tuo gusto e conoscere, in maniera oggettiva, il modo migliore per lavorare sul gusto altrui, quindi su stili differenti. In questo, la lettura è impareggiabile. Se scrivi, ancora meglio: ti renderai conto, analizzandole, in che modo le parole e la loro posizione nelle frasi (anche per le traduzioni!) rendano il mondo immaginario della narrazione coinvolgente.

La verità, allora: leggi abbastanza?

Chiaramente questa domanda e il titolo sono provocatori… ma neanche troppo!

A presto e buone letture,

G.

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